15.06.2013 Views

Racconti con colonna sonora - Sardegna Cultura

Racconti con colonna sonora - Sardegna Cultura

Racconti con colonna sonora - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

25<br />

30<br />

35<br />

40<br />

45<br />

50<br />

dentro l’occhio destro sbarrato, colle palpebre appiccicate<br />

dal chirurgo, e scende per la guancia fino al doppio<br />

mento. Ricordo di una roncola, quando la famiglia<br />

era unita, e Babbai ancora vivo roncolava ogni tanto,<br />

nell’euforia del vino buono.<br />

“Fuori è vero che piove.”<br />

“Ah, mi piacerebbe, una passeggiata.” Ci sa fare,<br />

Mammai, coll’ironia su se stessa. La passeggiata! Due<br />

ergastoli, deve s<strong>con</strong>tare. Due, i cristiani ammazzati.<br />

Primo, Babbai. Squarciato col coltello grande di cucina<br />

e trascinato sotto il fico del cortile: macellato come<br />

si deve, prima di darlo a mangiare al maiale. Anche la<br />

salsiccia, quell’anno, è stata buona: tutta carne e anice<br />

e niente lardo. Babbai era un porco e un ubria<strong>con</strong>e, e<br />

una sola volta è stato tenero, una sola, nella sua vita<br />

mortale e immortale, dopo che il maiale l’aveva digerito.<br />

Mammai recita la solita litania di lamentele: niente<br />

tele a colori, in cella, e puzza di piscia di donna gravida.<br />

E rancido di donne sporche.<br />

“Da ieri è meglio. Gigliola l’hanno mandata a isolamento.<br />

Non poteva <strong>con</strong>tinuare, a sbattere la testa<br />

sul muro ogni notte alle tre, solo perché quella era<br />

l’ora che, fuori, saliva sul comò e faceva lo strip per il<br />

magnaccia. Dice che non riesce a farne a meno. Nostalgia.<br />

Si è dimenticata che l’ha ucciso, e che è dentro<br />

per quello. Il mondo, dico io, ci ha il culo al posto<br />

della testa. E ieri si è ammattita, e invece di sbattere<br />

al muro ha preso a testate una guardia. Trenta<br />

giorni di cure, per quello. Oh, anche gli sbirri, sembrano<br />

budino. Per una testata quasi moriva, e si è licenziato<br />

e cerca lavoro da muratore. Gente di nulla.”<br />

Mammai sorride. A lei piacevano gli sbirri di un<br />

tempo. Ha persino nostalgia, di quello che aveva resistito<br />

quattordici minuti di orologio, ai suoi cazzotti.<br />

Ah, era un uomo. Era successo quando Mammai si era<br />

arrampicata sul tetto, a respirare. Un bel sole caldo, e<br />

si era sfilata il reggiseno “Anche le tette, a respirare”.<br />

Le mammelle di Mammai: resti sfasciati di una gioventù<br />

ricca di amori. Grandi come angurie e bianche<br />

come formaggio fresco. Quello sbirro, quello dei quattordici<br />

minuti, era salito sul tetto, e voleva riportarla<br />

giù. Al quindici era morto. La mano di Mammai gli<br />

aveva stroncato la spina all’altezza del collo. Così, il<br />

direttore aveva dato ordine che attendessero, e lei era<br />

tornata quando era venuto il buio. Era tornata giù.<br />

C’era freddo, sul tetto.<br />

“Torna giovedì, Piccolo. Portami Grand’Hotel. Quello<br />

del mese scorso l’ho quasi finito.”<br />

“Vabbene, Mammai.”<br />

Piccolo si allontana. Ha paura di tornare a casa: non<br />

riuscirebbe a dormire, per nostalgia di Mammai. Si<br />

lascia tentare da un’autoradio. Poi da un’altra. Così<br />

non spreca il tempo.<br />

36 37<br />

55<br />

60<br />

65<br />

70<br />

75

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!