CAPITOLO III - IL BILANCIO D'ESERCIZIO - Meccanicamente
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in quel periodo di tempo che corrisponde prevalentemente alla durata dell’anno solare e che si<br />
usa distinguere col nome esercizio...» 11 ,<br />
Sono esempi di costi d’esercizio gli acquisti di merci che sono vendute nel periodo stesso, le<br />
spese relative agli stipendi (impiegati) e ai salari (operai) corrisposti ai dipendenti, gli interessi<br />
passivi pagati alle banche creditrici, ecc.<br />
Se dunque vi sono costi d’esercizio e se tale nozione deriva da quella generale di costo per effetto<br />
della suddivisione della vita aziendale in periodi amministrativi, domandiamoci:<br />
esiste qualche altra tipologia di costi che, per contrapposizione, non sono d’esercizio?<br />
In altri termini: esistono fattori produttivi che, per loro natura o per altro motivo, non danno<br />
direttamente luogo a costi d’esercizio?<br />
La risposta è positiva.<br />
Ricordiamo, infatti, che la nostra azienda per svolgere la propria attività ha dovuto acquisire beni,<br />
quali: automezzi, arredamento, mobili, ed effettuare investimenti (ad es. per le spese d’im-pianto)<br />
che sono suscettibili di fornire utilità per più anni e che, quindi, non vengono interamente consumati<br />
nel corso di un periodo amministrativo.<br />
In pratica la precedente considerazione è estensibile a tutte le immobilizzazioni, materiali e<br />
immateriali.<br />
Ma vi è di più: la nostra azienda ha investito in merci che non risultano vendute alla fine del<br />
periodo amministrativo anche se, per loro natura, avrebbero l’attitudine a essere interamente<br />
utilizzate e consumate nell’esercizio.<br />
La stessa cosa dicasi per materie prime non ancora impiegate nel processo produttivo o per<br />
prodotti già finiti o per altre produzioni che non hanno ancora subito l’intero processo di<br />
trasformazione (semilavorati, prodotti in corso di lavorazione) e che, in ogni caso, non sono stati<br />
venduti nell’esercizio. Ci riferiamo, in tali ipotesi, non più a un’azienda mercantile (o puramente<br />
commerciale) ma a un’azienda di tipo industriale, ovvero di trasformazione di materie prime o,<br />
quanto meno, di assemblaggio di parti componenti.<br />
Appare infatti logico, in questo caso, che il fattore produttivo «materia prima» non può dirsi<br />
interamente consumato se esso non ha ancora raggiunto lo stadio di prodotto finito venduto, in<br />
quanto la sua utilità risulta essere incorporata in altri beni (appunto semilavorati, prodotti in corso di<br />
lavorazione, prodotti finiti) giacenti in ma-gazzino alla fine di un esercizio e, pertanto, utilizzabili<br />
nell’esercizio successivo.<br />
Ciò vale anche per gli stessi semilavorati, prodotti in corso di lavorazione e prodotti finiti non<br />
venduti, da utilizzare nei processi di produzione e/o vendita.<br />
Del resto il ciclo aziendale si considera concluso alla fase finale dell’iter:<br />
investimento → produzione → vendita (o disinvestimento)<br />
I fattori produttivi, prima elencati, che per loro natura e/o mancanza di utilizzo non risultano<br />
consumati nell’esercizio, danno luogo alla formazione di valori anticipati di costo, ovvero costi<br />
anticipati.<br />
Pertanto definiamo costi anticipati il complesso delle spese sostenute per fattori produttivi non<br />
interamente utilizzabili e/o non completamente consumati nel corso del periodo ammini-strativo<br />
considerato.<br />
In concreto si tratta di costi sostenuti prima, rispetto all’utilizzazione del relativo fattore<br />
produttivo, e, quindi, in vista di produzioni future. Con la dizione anticipato intendiamo proprio<br />
riferirci al fatto che il costo è effettivamente sostenuto oggi, es. 2004, per più periodi amministrativi:<br />
2005, 2006 ecc., oppure che è stato sostenuto nel 2004 per il 2005.<br />
In particolare avremo:<br />
11 Ceccherelli, Economia aziendale e amministrazione delle imprese. Firenze, 1948, pag. 132.<br />
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