17.06.2013 Views

scarica il pdf - Mese Sport

scarica il pdf - Mese Sport

scarica il pdf - Mese Sport

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

FAIR PLAY E SINDROME DA FRUSTRAZIONI<br />

di Duccio Balestracci<br />

12<br />

Ho cominciato un po’ a preoccuparmi: ma che hai mangiato troppi<br />

dolci? mi fa <strong>il</strong> mio medico curante, perché <strong>il</strong> tasso di glicemia nel<br />

sangue è aumentato. Strano: è vero che con le feste natalizie a un<br />

ricciarellino in più si indulge, e magari a uno spicchietto di panforte (nero,<br />

per carità: quello bianco l’hanno inventato per la regina Margherita a fine<br />

Ottocento e è una bastardata disgustosa con tutta quella vainiglia), ma<br />

niente di più di questo, e poi se si pensa che i dolci mi stanno cordialmente<br />

sugli zibidei e che non metto nemmeno lo zucchero nel caffé perché<br />

sennò mi altera <strong>il</strong> gusto...E allora? E allora, boh... fammi pensare...<br />

ma sì, ho capito.<br />

Dev’essere tutto questo parlare di fair play che mulinella intorno al<br />

gioco del calcio e che, sotto feste, si riaffaccia come una fastidiosa flatulenza<br />

quand’hai mangiato qualche cosa che affatica la digestione. Mi spiego.<br />

L’altoparlante, prima di ogni partita, invita <strong>il</strong> pubblico a comportarsi<br />

bene e a fare <strong>il</strong> bravo, ma glissa sul fatto che a fare i bravi e a comportarsi<br />

bene dovrebbero essere anche tutti quelli che stanno in campo, e<br />

non solo gli undici giocatori, ma anche i tre (anzi quattro) arbitri, i due<br />

allenatori e tutta quella gente che, a vario titolo, sta a sedere sulle panchine<br />

a bordocampo. Siamo noi che, ogni volta, si spera che lo facciano<br />

spontaneamente e non per invito. E di questi tempi, siccome è Natale (e<br />

poi Capodanno e poi la Befana e chi più feste ha più ne metta) a tutti -<br />

chissà poi perché proprio in questo periodo – ci vien da pensare che magari<br />

si potrebbe vedere un po’ di fair play vero (e non a chiacchiere)<br />

messo in atto nella partita.<br />

Vuoi vedere che è stato questo pensiero che m’ha fatto alzare la glicemia:<br />

troppo zucchero mentale si dev’essere riversato nel sangue. Gente,<br />

fatevi una controllatina perché mi sa che non sono <strong>il</strong> solo a soffrire di<br />

questo disturbo: se tanto mi dà tanto siamo in più d’uno a presentare la<br />

sindrome da “zucchero mentale indotto dal desiderio di gioco corretto”.<br />

È una malattia diffusa e vecchissima e si presenta con sintomi precisi:<br />

<strong>scarica</strong> di adrenalina di fronte a una zingarata; ribollimento di rabbia nello<br />

stomaco seguito, in qualche caso, da smoccolamenti e imprecazioni assortite;<br />

senso di frustrazione; consapevolezza che gli attori in campo<br />

avrebbero dovuto seguire un differente e più corretto comportamento; effetto<br />

proiezione nel sangue del tasso zuccherino che sarebbe fisiologicamente<br />

connesso con un gioco corretto. E <strong>il</strong> disastro è fatto: glicemia alle<br />

stelle da rebound frustrato, che nemmeno se vi foste sbafati un intero vassoio<br />

di ricciarelli appena usciti dal forno. La sindrome è nota fra i medici<br />

con la sigla FPRFS (Fair Play Rebound Frustration Syndrom)<br />

Il fatto è che, in questa prima parte di campionato, di fair play desiderato<br />

e frustrato ce n’è stato ammannito parecchio. Per dire: a M<strong>il</strong>ano abbiamo<br />

assistito a una <strong>il</strong>lustre stella del firmamento rosso-nero che, appena<br />

sfiorata (guarda caso da un giocatore della Robur), s’è accasciata esanime<br />

al suolo che nemmeno Gavroche sulla barricata e ha procacciato un calcio<br />

di rigore a favore, senza che nessuno abbia avuto <strong>il</strong> fair play di dirle ma dai,<br />

pirla, che non t’ha toccato nessuno, alzati e pedala.<br />

Ancora più di recente, s’è visto un’<strong>il</strong>lustre stella nerazzurra partire da<br />

posizione di netto fuorigioco e segnare un gol tanto immeritato quanto punitivo<br />

della squadra che aveva di fronte (guarda caso la Robur) senza che<br />

<strong>il</strong> guardalinee direttamente responsab<strong>il</strong>e abbia avuto <strong>il</strong> fair play di dire scusate<br />

mi sono sbagliato. Anzi <strong>il</strong> de quo dicitur è lo stesso che in un’occasione<br />

identica se ne uscì con un pomposo “io non sbaglio mai”, frase che non direbbe<br />

nemmeno Nostro Signore <strong>il</strong> quale, infatti, guardando proprio quel<br />

tizio, è stato sentito borbottare perplesso “ma dove ho sbagliato?”.<br />

Dice: sbagliare è umano. Altroché. Ma quando si sbaglia sempre e solo<br />

in una direzione e sempre a scapito di una parte sola sarà anche umano ma<br />

fa incazzare una cifra. E la glicemia da FPRFS si impenna a razzo.<br />

Di più. Alla fine della partita di cui s’è appena detto, l’<strong>il</strong>lustre allenatore<br />

miracolato mica dice che quel gol non ci doveva essere, né annuncia<br />

che per la botta di culo ricevuta andrà scalzo in pellegrinaggio<br />

alla Madonna di Montenero che gli ha regalato tre punti. No: bofonchia<br />

soltanto che, insomma, sì, è vero, forse la sua squadra non aveva meritato<br />

così tanto di vincere, ma insomma è andata così e tanto noi siamo noi<br />

e voi nun séte ‘n cazzo (Alberto Sordi, Il Marchese del Gr<strong>il</strong>lo, cit.) e allora<br />

pigliatevelo in saccoccia e tanti saluti al fair play.<br />

Questi sono solo alcuni (e solo i più recenti) degli episodi scatenanti<br />

che si potrebbero ricordare, ma a farne l’elenco completo – anche della<br />

sola mezza stagione calcistica che sta finendo – ci sarebbe da riempire un<br />

fascicolo speciale del Lancet.<br />

Perché, poi, di volta in volta, accanto a quelli clamorosi ci sono i microepisodi<br />

che passano sotto s<strong>il</strong>enzio (o tutt’al più che vengono appena<br />

sottolineati da qualche fischio irritato degli spettatori). Giocatori che rimettono<br />

da fallo laterale prendendo una rincorsa che nemmeno un saltatore<br />

in alto, e guadagnano così una decina di metri. Giocatori che, quando<br />

un avversario va a terra, interrompono <strong>il</strong> gioco (e magari quell’altro sta<br />

facendo la sceneggiata, ma tant’è. E a proposito: ma non ha più senso in<br />

altre discipline nelle quali a fermare <strong>il</strong> gioco perché c’è un giocatore a<br />

terra è l’arbitro? no, eh...) e gli avversari, poi, gli ridanno, sì, la palla, ma<br />

scaraventandola dall’altra parte del campo. Sarà fair play, ma a me mi fa<br />

torcere le budella, non so a voi. Giocatori che, di fronte al fischio dell’arbitro<br />

o allo sventolamento del guardalinee, li mandano palesemente<br />

affanculo, sottolineando l’invito verbale con gesti manuali e, nove su<br />

dieci, se <strong>il</strong> giocatore è un “intoccab<strong>il</strong>e” o un membro della “casta del<br />

campo” l’arbitro o lo sbandieratore di bordocampo fanno finta di non<br />

aver visto né sentito. E allora <strong>il</strong> tasso di FPRFS viaggia come un treno.<br />

Noi sfidiamo <strong>il</strong> rischio e continuiamo a pensare che ci possa essere<br />

un calcio in cui <strong>il</strong> fair play in gioco è un elemento reale e fondamentale.<br />

Per ora lo pensiamo con risultati deludenti, ma la speranza, si sa, è l’ultima<br />

a morire, anche se <strong>il</strong> tasso di glicemia nel sangue indotto da FPRFS<br />

è sempre alto. Forse, quando si allontaneranno le feste e, con esse, <strong>il</strong> maggiormente<br />

avvertito desiderio di buonismo e correttezza, le cose andranno<br />

a posto da sole. Forse. •

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!