Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.2<br />
prendente e scandaloso. L’analisi teologica della lavanda ci consegna un messaggio<br />
netto, trasparente: tutte le religioni insegnano che l’uomo deve amare<br />
Dio e che questo amore si deve riflettere nell’amore del prossimo. La specificità<br />
della fede cristiana non sta tanto nell’allargamento del concetto <strong>di</strong> prossimo,<br />
una <strong>di</strong>latazione che pure è vera fino al punto da superare ogni barriera razziale,<br />
religiosa o culturale.<br />
Ciò che è tipico e specifico del cristianesimo è quanto si legge nelle sante<br />
Scritture, che fanno <strong>di</strong>scendere il nostro amore a Dio e al prossimo da un<br />
evento assoluto e incon<strong>di</strong>zionato, precedente ogni nostra possibile iniziativa<br />
e determinante ogni nostra più audace risposta: è l’evento libero e gratuito<br />
dell’amore <strong>di</strong> Dio verso <strong>di</strong> noi. Nella I Lettera <strong>di</strong> s. Giovanni leggiamo: “In questo<br />
sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha<br />
mandato il suo Figlio come vittima <strong>di</strong> espiazione per i nostri peccati”. Da qui la<br />
conseguenza: “se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”<br />
(1Gv 4,9-10).<br />
“Come io ho amato voi”: questa espressione riporta innanzitutto l’evento<br />
assolutamente originario dell’amore <strong>di</strong> Cristo per noi. Il NT, che pure conosce<br />
l’esigenza <strong>di</strong> amare Dio, quando si pone in prospettiva post-pasquale, preferisce<br />
insistere sull’amore <strong>di</strong> Dio per noi, l’amore <strong>di</strong> cui è il soggetto, quello<br />
che caratterizza il suo atteggiamento nei confronti dell’uomo, e poi fondare<br />
lì l’esigenza cristiana dell’amore del prossimo. Lo si vede bene, per esempio<br />
dal fatto che delle 15 ricorrenze della specifica espressione “amore <strong>di</strong> Dio” ( o<br />
amore <strong>di</strong> Cristo) almeno 13 riguardano l’amore con cui Dio o Cristo amano gli<br />
esseri umani. Per esempio, nella Lettera agli Efesini, da una parte si celebra il<br />
“Dio ricco <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a per il grande amore con cui ci amò” (2,4) e dall’altra si<br />
esortano i cristiani a “camminare nell’amore come anche Cristo ci amò e <strong>di</strong>ede<br />
se stesso per noi” (5,2).<br />
3. Quel “come” – oltre alla notizia dell’evento – ce ne rivela la misura tri<strong>di</strong>mensionale<br />
<strong>di</strong> altezza, profon<strong>di</strong>tà, spessore. Quel “come” ci <strong>di</strong>ce che la misura<br />
dell’amore <strong>di</strong> Gesù per noi è un amore senza misura. Siamo stati amati “fino alla<br />
fine”, ossia fino all’ultimo istante della sua vita, fino all’estremo limite del più<br />
grande amore. Ma quel “come” si potrebbe tradurre anche con un “poiché”: se<br />
possiamo amarci fra noi, è perché Lui per primo ci ha amati. L’amore <strong>di</strong> Gesù è<br />
totale e totalizzante: dopo “come io ho amato voi”, noi ci aspetteremmo “così<br />
anche voi amate me”. Invece no: “amatevi gli uni gli altri”. C’è dunque nell’amore<br />
<strong>di</strong> Gesù una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> gratuità che è misura anche del nostro amore. È<br />
amando i fratelli che si ricambia l’amore <strong>di</strong> Gesù.<br />
Il primo verbo del lessico cristiano non è il verbo fare o agire e neppure il<br />
verbo amare: è il verbo accogliere. Di qui la prima legge dell’amore cristiano:<br />
la gratuità. L’amore cristiano è anzitutto un amore ricevuto, non prestato ma<br />
accolto. Non nasce da un doverismo accanito e frustrante, da uno spasmo<strong>di</strong>co<br />
sforzo <strong>di</strong> volontà, ma viene da Dio che ci ha amati per primo: perciò dobbiamo<br />
amarci gli uni gli altri. La seconda legge dell’amore cristiano è la reciprocità: è il<br />
fatto <strong>di</strong> essere amati da Cristo che ci obbliga alla fraternità e, prima ancora, ce<br />
la rende possibile. Non siamo chiamati solo a spenderci per gli altri, ma anche a<br />
Omelie<br />
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