Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.2<br />
Per una città bella e abitabile<br />
Intervento del Vescovo al Consiglio Comunale <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />
13 maggio 2010<br />
Come pensiero d’ingresso, dopo avere sinceramente significato un grazie<br />
limpido e cor<strong>di</strong>ale per l’invito rivoltomi, mi servo <strong>di</strong> un passaggio <strong>di</strong> H. de Lubac,<br />
formulato dal grande teologo francese, nel suo celebre Il dramma dell’umanesimo<br />
ateo, finito <strong>di</strong> scrivere nel Natale 1943, quando Parigi era ancora sotto<br />
l’occupazione nazista: “Non è poi vero che l’uomo sia incapace <strong>di</strong> organizzare<br />
la terra senza Dio. Ma ciò che è vero è che, senza Dio, egli non può, alla fine<br />
dei conti che organizzarla contro l’uomo”. È questa la certezza <strong>di</strong> fondo che<br />
sostiene e mantiene ad alta quota la nostra passione <strong>di</strong> credenti per la Città:<br />
noi siamo tenacemente convinti che la fede cristiana non è estranea, né tanto<br />
meno concorrenziale alla città dell’uomo, ma è la sua più leale, <strong>di</strong>sinteressata<br />
e convinta alleata.<br />
Già in occasione del Corpus Domini del 2008 avevo sollecitato i fedeli laici<br />
della Chiesa riminese a coinvolgersi nel pianificare il futuro della Città, e affermavo:<br />
«Dare un’anima alla città significa testimoniare una fede che genera<br />
una carità operosa e un impegno sociale che non può e non deve conoscere<br />
limiti». L’attenzione complessiva della Chiesa riminese, e mia personale, al Piano<br />
Strategico <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> e del suo territorio che ha trovato in questi ultimi due<br />
anni una sua concretizzazione formale in un documento - frutto conclusivo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verse tappe <strong>di</strong> lavoro, ricerca e confronto - è stata ed è animata innanzitutto<br />
da questa profonda corresponsabilità alla costruzione del bene comune nella<br />
nostra Città.<br />
Sulla base <strong>di</strong> questi presupposti, alcuni rappresentanti laici delle associazioni<br />
cattoliche hanno avvertito l’urgenza e la responsabilità <strong>di</strong> corrispondere alle<br />
molteplici sollecitazioni messe in atto dal Piano Strategico, nel tentativo <strong>di</strong> assicurare<br />
una loro presenza, garantire con coerenza l’elaborazione <strong>di</strong> orientamenti<br />
e proposte, offrire un contributo specifico alla costruzione del bene comune,<br />
favorendo una cultura della gratuità e della fraternità, in un orizzonte <strong>di</strong> quella<br />
solidarietà, definita dal Papa come un “sentirsi tutti responsabili <strong>di</strong> tutti” (CiV<br />
38).<br />
L’avvio del processo <strong>di</strong> pianificazione strategica ha messo in atto nella Città<br />
una rinnovata consapevolezza della sua storia, una presa <strong>di</strong> coscienza più<br />
matura dei propri limiti e talora anche degli errori compiuti, ma soprattutto ha<br />
generato un nuovo orizzonte <strong>di</strong> speranza e la messa in gioco <strong>di</strong> valori con<strong>di</strong>visi<br />
orientato alla costruzione <strong>di</strong> un ethos che <strong>di</strong>a senso al proprio futuro. Sia pure<br />
tra tante <strong>di</strong>fficoltà, ciò che il Piano Strategico ha tentato <strong>di</strong> operare è anzitutto<br />
un profondo mutamento culturale frutto del processo <strong>di</strong> “elaborazione colletti-<br />
Lettere e Messaggi<br />
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