14.07.2013 Views

Insieme ottobre 2012 - BCC Vignole

Insieme ottobre 2012 - BCC Vignole

Insieme ottobre 2012 - BCC Vignole

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

eatRice<br />

di Pian deGli Ontani,<br />

la POeteSSa PaStORa<br />

di Franco Benesperi<br />

Beatrice Bugelli, meglio conosciuta come Beatrice<br />

di Pian degli Ontani, naque l’11 marzo 1803 al Conio,<br />

una borgata di case, poco distante dal Melo,<br />

nel Comune di Cutigliano.<br />

Rimasta orfana della madre in tenera età, ben presto<br />

seguì il padre nei suoi lavori di tagliapietre, in<br />

Maremma.<br />

All’età di vent’anni sposò il pastore Matteo Bernardi,<br />

molto più anziano di lei, che possedeva qualche<br />

piccolo appezzamento di terreno al Catino, un pianoro<br />

fra Pian di Novello e il Sestaione, dove andarono<br />

a vivere, seppure in contrasto con la famiglia<br />

di lui, per essere Beatrice una povera pastorella.<br />

Già allora, seppure analfabeta, Beatrice manifestò<br />

la sua vena poetica e il suo estro di improvvisatrice,<br />

abbinata a una grande saggezza, a una memoria<br />

meravigliosa e a una capacità straordinaria di comunicare,<br />

che diceva derivarle dagli insegnamenti<br />

ricevuti alla scuola del ‘Libro Aperto’ e delle montagne<br />

circostanti.<br />

Un poetare che le veniva naturale, forse, per aver<br />

ascoltato, fino da bambina, gli anziani del posto<br />

declamare le ottave del Tasso, dai quali apprese<br />

la maestria di cantare in sciolti endecasillabi a rima<br />

baciata o alternata, sia arditi, sia arguti, sia polemici,<br />

a seconda dell’estro e delle situazioni contingenti.<br />

Un poetare così sciolto che sembrava quasi una<br />

caratteristica di famiglia, perché anche il fratello<br />

Matteo fu abile verseggiatore e con lui Beatrice improvvisò<br />

lunghi duelli poetici, nonostante i rimproveri<br />

del padre, che continuamente andava dicendo<br />

che l’uomo che si diverte in feste e in canti presto<br />

perde le selve e dopo i campi.<br />

Dopo aver visto franata la casa, per una piena della<br />

Lima e del Sestaione, nel 1863 Beatrice si trasferisce<br />

in una casetta vicino a Pian di Novello, dove<br />

morì il 25 marzo 1885, all’età di 82 anni.<br />

13<br />

il PeRSOnaGGiO<br />

Una vita alquanto travagliata, la sua, con otto figli<br />

da crescere, la morte del primogenito, la prematura<br />

vedovanza, che non le impedirono, però, da donna<br />

energica e forte quale era, di incarnare in modo<br />

esemplare i valori genuini e la spontaneità della cultura<br />

popolare, raccogliendo consensi durante le veglie<br />

dei lunghi inverni di montagna e nelle feste nuziali,<br />

ma venne anche invitata a improvvisare versi<br />

nei salotti culturali e mondani più in voga, non solo<br />

della Toscana ma anche della vicina Emilia.<br />

La sicurezza della sua vena poetica, l’acutezza di<br />

spirito e il forte temperamento, oggi fanno di lei una<br />

fra i più importanti protagonisti della poesia di improvvisazione<br />

dell’età moderna.<br />

Un poetare, quello di Beatrice, che le portò anche<br />

grande notorietà, facendola entrare in contatto con<br />

i più importanti filologi e letterati dell’epoca, tantoché<br />

noti scrittori e studiosi di poesia popolare andavano<br />

spesso a trovarla nella Val Sestaione. In<br />

quegli anni, arrivarono a Pian degli Ontani l’abate<br />

Giuseppe Tigri, Massimo D’Azeglio, Giuseppe Giusti,<br />

il linguista Giambattista Giuliani che, nello scrivere<br />

una lettera a niccolò Tommaseo, riportò una<br />

suggestiva testimonianza autobiografica di Beatrice,<br />

nella quale si legge:<br />

«Il mio babbo lo chiamavan Gioacchino. Di casato<br />

Bugelli. D’origine noi siamo del Conio, luogacciolo<br />

che fa una sola Pieve col Melo: sarà cento fuochi<br />

in tutto; è a due miglia da Cutigliano, poco sopra<br />

dove il rio Arsiccio s’invarca nella Lima. Presi marito<br />

di vent’anni e quattro mesi; avevo ventidu’anni<br />

che Dio mi diede il primo figliolo. Felice come me<br />

non c’era stato altre: la più gran disgrazia la dovetti<br />

subire quando mi son veduta morire quel figliolo:<br />

morì il giorno della Candelora, sarà diec’anni. non<br />

mi pare d’aver più a morire come quel giorno: rimasi<br />

di sasso (…).<br />

La prima ottava la diedi al marito nel giorno di sposarlo.<br />

Da ragazza cantavo de’ strambotti e rispetti,<br />

andando a far l’erba, raccattando le spighe, ma<br />

insieme ° <strong>ottobre</strong> <strong>2012</strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!