Shop in the City
"Wake me up, when september ends" (svegliami quando finisce settembre), cantavano i Green Day. Alzi la mano chi non l'ha pensato almeno una volta nella vita. Perché settembre é fatto così, o lo si ama o lo si odia. Si ricomincia a lavorare, i bambini tornano a scuola e le giornate si accorciano. Ma é anche il momento giusto per iscriversi ad un corso, iniziare a correre e regalarsi uno scrub rigenerante - con la scusa dell'abbronzatura che va via-. Soprattutto, per noi torinesi è il mese di Mito SettembreMusica, Torino Spiritualità, Cheese, Torino Danza e chi più ne ha più ne metta. C’è un risveglio culturale – che in verità non si è mai addormentato veramente, visto che anche agosto è stato bello ricco – che metterebbe allegria e voglia di fare a chiunque. Quindi: se il cambio di stagione suggerisce di prepararsi al letargo voi non gli credete e iniziate a pianificare il vostro autunno aggiungendo appuntamenti al calendario. Vi aiutiamo noi con le nostre rubriche e il programma di sala che contiene (quasi) tutti gli appuntamenti da non perdere.
"Wake me up, when september ends" (svegliami quando finisce settembre), cantavano i Green
Day. Alzi la mano chi non l'ha pensato almeno una volta nella vita.
Perché settembre é fatto così, o lo si ama o lo si odia. Si ricomincia a lavorare, i bambini tornano
a scuola e le giornate si accorciano. Ma é anche il momento giusto per iscriversi ad un corso,
iniziare a correre e regalarsi uno scrub rigenerante - con la scusa dell'abbronzatura che va via-.
Soprattutto, per noi torinesi è il mese di Mito SettembreMusica, Torino Spiritualità, Cheese,
Torino Danza e chi più ne ha più ne metta. C’è un risveglio culturale – che in verità non si è mai
addormentato veramente, visto che anche agosto è stato bello ricco – che metterebbe allegria e
voglia di fare a chiunque. Quindi: se il cambio di stagione suggerisce di prepararsi al letargo voi
non gli credete e iniziate a pianificare il vostro autunno aggiungendo appuntamenti al
calendario. Vi aiutiamo noi con le nostre rubriche e il programma di sala che contiene (quasi)
tutti gli appuntamenti da non perdere.
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BamB<strong>in</strong>i<br />
La copert<strong>in</strong>a del libro<br />
Lo studente strategico di<br />
Alessandro Bartoletti,<br />
Ponte alle Grazie.<br />
44 | 10 . 2013 | <strong>Shop</strong> <strong>in</strong> <strong>the</strong> <strong>City</strong><br />
negativi si bolla da solo come un <strong>in</strong>capace<br />
cronico. E <strong>in</strong>duce gli <strong>in</strong>segnanti a confermare<br />
questi voti. E <strong>in</strong>vece “nessun brutto voto è per<br />
sempre”. Il riscatto è sempre possibile».<br />
A che condizioni? «Bisogna crederci. Il nostro<br />
io, anche da ragazzi, ha un nucleo prezioso:<br />
l'autostima. Un sentimento caldo e ottimistico<br />
che ci consente di realizzare i nostri desideri e la<br />
nostra aspettativa. È quel nucleo che sostiene il<br />
nostro diritto al successo. E ci consente di<br />
reagire». Quali sono gli atteggiamenti che la<br />
boicottano? «Nella logica scolastica c'è una<br />
conv<strong>in</strong>zione: che il brutto voto sia uno sprone.<br />
Ma è il contrario. Gli <strong>in</strong>segnanti devono sapere<br />
che non sono detentori di valutazioni def<strong>in</strong>itive,<br />
comprendenti la totalità della persona. Le<br />
<strong>in</strong>telligenze sono multiple, qu<strong>in</strong>di un prof deve<br />
sapere che la sua competenza è su una sola<br />
discipl<strong>in</strong>a. Non la totalità di una persona».<br />
E di fronte a un ragazz<strong>in</strong>o che va male <strong>in</strong><br />
tante materie? «Gli adulti si devono sforzare<br />
molto di <strong>in</strong>dividuarne i talenti. Che magari non<br />
lo porteranno mai a brillare come una star. Ma<br />
potranno consentirgli il recupero della propria<br />
dignità. Anche un sei può essere una buona<br />
ripartenza».<br />
Un quattro, scrive lei, è sufficiente. Che<br />
bisogno c'è di dare 2 o 3? Noi abbiamo un<br />
sistema decimale. Ma il mondo tedesco ha un<br />
sistema basato su 6 voti, forse è meglio. A me<br />
sembra un sistema più condivisibile. Che senso<br />
ha dare 1? Un 4 stigmatizza già abbastanza. E<br />
anche tra chi è bravo, non è mica necessario<br />
dare 10. Che differenza c'è tra 8 e 10? Inoltre:<br />
perché il voto deve nascere sottraendo al<br />
massimo possibile una serie di errori? Non<br />
sarebbe meglio valutare a partire dai meriti? Un<br />
<strong>in</strong>segnante dev'essere più un allenatore che un<br />
valutatore».<br />
Molti dicono: “la scuola deve tornare severa”.<br />
Non è un po' una deriva contraria a quella che<br />
propone lei. «Mah sì, deve tornare rigorosa.<br />
Però prima di applicare il rigore e la severità<br />
sugli alunni lo deve applicare a se stessa. Per<br />
esempio: le scuole, che sono le sedi istituzionali<br />
della valutazione degli apprendimenti,<br />
Perché il voto deve nascere sottraendo<br />
al massimo possibile una serie di<br />
errori? Non sarebbe meglio valutare a<br />
partire dai meriti? Un <strong>in</strong>segnante<br />
dev'essere più un allenatore che un<br />
valutatore<br />
dovrebbero essere valutate anche loro. Cioè noi<br />
dobbiamo premiare i migliori. Ma anche offrire<br />
recupero agli alunni peggiori, quelli che<br />
rischiamo di disperdere. Dobbiamo poter dare la<br />
pagella alla scuola».<br />
Il suo atteggiamento però non è quello dei<br />
genitori che se la prendono coi prof? «Certo,<br />
poi questo diventa un limite. Questi<br />
atteggiamenti sviliscono la scuola, la esautorano.<br />
Ma la scuola non si deve arroccare nella difesa<br />
del bel tempo antico. Deve accettare di dialogare<br />
con i genitori, che sono mediamente più evoluti<br />
di quelli degli anni Sessanta, culturalmente<br />
parlando. Se noi non vogliamo dialogare con<br />
loro, sbagliamo».<br />
Come faccio a motivare mio figlio allo studio?<br />
«Oscar Wilde diceva: le scuole dovrebbero<br />
essere i luoghi più belli del mondo, al punto che<br />
se un ragazzo non ci va dovrebbe soffrirne. Oggi<br />
non è così, c'è crisi di credibilità. E a scuola<br />
spesso ci si annoia. Come genitore io vorrei<br />
capire cosa sente questo ragazzo, cos'ha dentro,<br />
perché sta male a scuola. Cercherei di viziarlo<br />
meno, di diseducarlo al consumismo. Di<br />
motivarlo alla tenacia».<br />
Che cos'è la s<strong>in</strong>drome Yatabarè di cui parla<br />
nel libro? «Yatabarè è un giocatore del Mali. In<br />
una partita contro l'Angola, <strong>in</strong> cui perdeva 4 a 0,<br />
negli ultimi m<strong>in</strong>uti con uno scatto d'orgoglio gli<br />
segna 5 gol. È di lui che dobbiamo parlare ai<br />
ragazzi che vanno male, che si sentono parte di<br />
una partita persa – ma anche a chi già bravo si<br />
siede sugli allori. Il messaggio è che si può<br />
sempre <strong>in</strong>vertire la tendenza di una presunta<br />
sconfitta».