dffdaf
PATHOLOGICA 2005;97:219-222 Patologia della prostata Adenocarcinoma della prostata: valutazione morfologica post-terapia mini-invasiva con “high intensity focused ultrasound” (HIFU) A. Parisi * , D. Dalfior * , M. Pea * , E. Bragantini * , A. Eccher * , V. Ficarra ** , R. Vittorio **** , M. Brunelli * **** , F. Menestrina * , G. Martignoni *** * Anatomia Patologica, Università di Verona; ** Clinica Urologica, Università di Verona; *** Anatomia Patologica, Università di Sassari; **** Ospedale di Arzignano, Vicenza Introduzione La tecnica HIFU è una delle nuove terapie mini-invasive usate nel trattamento dell’adenocarcinoma della prostata. In tale trattamento un’alta intensità di energia con ultrasuoni viene fatta convergere sulla prostata con innalzamento rapido della temperatura. Il nostro obiettivo è stato quello di analizzare le alterazioni morfologiche su tessuto prostatico post- HIFU. Metodi A ventinove pazienti affetti da adenocarcinoma e trattati con HIFU per presenza di rischio operatorio e/o con Gleason > = 7 post-trattamento ormonale, sono state eseguite agobiopsie a sestante in 21 casi, e nei rimanenti 8 una TURP. Risultati Diffuse alterazioni reattive e degenerative quali fibrosi, sclerosi e scleroialinosi erano presenti in tutti (100%) in tutti i casi (percentuale variabile dal 30-70% dell’intero materiale esaminato); infiltrato flogistico eterogeneo e necrosi ischemica erano inoltre presenti in 5 casi (19%). Focolai di adenocarcinoma erano morfologicamente presenti in cinque casi su 29 (17%) (4/21 agobiopsie, 1/8 TURP). Conclusioni 1) La tecnica HIFU induce uno spettro di modificazioni istopatologiche variabile da fenomeni di fibrosi, sclerosi e scleroialinosi, talora con necrosi ischemica e infiltrato linfoide eterogeneo. 2) Residuo neoplastico è presente in un numero minore di casi (19%) e quando presente è morfologicamente riconoscibile. È opportuno variare il numero di biopsie in relazione al volume prostatico? R. Loss * , C. Cannizzaro * , A. Parisi * , D. Dalfior * , C. Sagramoso * , G. Novella ** , V. Ficarra ** , M. Brunelli * **** , G. Martignoni *** , F. Menestrina * * Anatomia Patologica, Università di Verona; ** Clinica Urologica, Università di Verona; *** Anatomia Patologica, Università di Sassari; **** Ospedale di Arzignano, Vicenza Introduzione Il volume della prostata è un parametro variabile e calcolabile con ecografia prostatica trans-rettale. Scopo di questo studio è individuare il numero di biopsie prostatiche da eseguire per diverso volume prostatico nei pazienti sottoposti a biopsia per sospetta neoplasia della prostata. Metodi Abbiamo selezionato 509 pazienti consecutivi sottoposti a primo set di 14 biopsie per via transperineale sotto guida ecografia transrettale (12 nella zona periferica e 2 nella zona di transizione). Tutti i prelievi sono stati campionati ed esaminati separatamente. L’accoppiamento dei differenti prelievi ha consentito di ricostruire la detection rate di 10 differenti schemi bioptici: 2 con 6 prelievi; 3 con 8 prelievi; 3 con 10 prelievi; uno con 12 prelievi ed uno con 14. L’aumento della detection rate è stato espresso come numero di diagnosi aggiunte sul totale di quelle ottenute con lo schema a maggior numero di prelievi. Lo schema a 14 prelievi è stato confrontato con quelli a 6, 8 e 10 prelievi caratterizzati dalla migliore detection rate. La significatività statistica è stata valutata con il test di McNemar (p < 0,05 a due code). Risultati Lo schema a 14 prelievi ha individuato 232 (45,6%) carcinomi della prostata. La detection rate è risultata pari al 61,7% per volume prostatico ≤ 30 ml; al 43,8% per volume compreso tra 30,1-40 ml; al 45,1% tra 40,1-50 ml ed al 27,3% se > 50 ml (p < 0,0001). Nei 167 pazienti con prostata di volume ≤ 30 ml lo schema a 14 prelievi è risultato migliore rispetto al sestante (p = 0,004) ma sovrapponibile agli altri (8, 10, 12 prelievi), così come nei 128 pazienti con volume prostatico compreso tra 30,1-40 ml (p = 0,008). Negli 82 pazienti con volume prostatico compreso tra 40,1-50 ml, la detection rate ottenuta con i 14 prelievi è significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta con lo schema a 8 (p < 0,001) e 10 prelievi (p = 0,008); ciò vale anche per i 132 pazienti con prostata di volume > 50 ml. Conclusioni La detection rate ottenuta con 14 prelievi è risultata inversamente correlata al volume prostatico. In prostate di volume ≤ 40 ml potrebbe essere sufficiente l’esecuzione di 8 prelievi. Nelle prostate di volume compreso tra 40-50 ml è opportuno eseguire un campionamento minimo con 10 prelievi. La bassa detection rate registrata in pazienti con volume prostatico > 50 ml fa ipotizzare come in questo sottogruppo sia necessario un ulteriore incremento del numero di prelievi per migliorare il campionamento e la capacità diagnostica. Inibizione della crescita tumorale da parte di una dieta ricca in carotenoidi in topi geneticamente obbligati a sviluppare carcinoma prostatico P. Ascione, T. Pannellini, M. Iezzi, M. Liberatore, A. Fogliano * , M. Piantelli, M. Mariotti, M. Baldacci, L. Borgia, R. Spizzo, C. Sulpizio Dipartimento di Oncologia e Neuroscienze, Università di Chieti; Aging Research Center, CeSI, “G. d’Annunzio” University Foundation, Chieti; * Chimica degli Alimenti, Università “Federico II”, Napoli Introduzione Nei paesi a medio-alto sviluppo il carcinoma della prostata è la più frequente neoplasia nei maschi di età superiore a 50 anni e costituisce la seconda causa di morte per cancro. Studi epidemiologici hanno documentato nelle varie regioni geografiche differenze nell’incidenza e nella mortalità che non sembrano dipendere esclusivamente da fattori genetici. Sembra che l’alimentazione costituisca un fattore di rischio o di