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pag. 216-318 - Siapec

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COMUNICAZIONI E POSTER<br />

protezione nei confronti di questa neoplasia, anche perché gli<br />

stessi studi epidemiologici suggeriscono che una dieta ricca<br />

di frutta e vegetali può ridurre il rischio di cancro prostatico.<br />

È stato dimostrato che il pomodoro e i suoi derivati, contenenti<br />

vari tipi di carotenoidi tra cui il licopene, hanno un effetto<br />

protettivo su modelli trapiantabili di tumore prostatico.<br />

Metodi<br />

Per confermare questi risultati in un sistema in vivo più complesso<br />

abbiamo testato l’effetto di una dieta addizionata di<br />

estratto di pomodoro su un modello transgenico di cancerogenesi<br />

prostatica: i topi TRAMP. In questi topi l’oncogene<br />

Tag dell’SV40, espresso solo nelle cellule epiteliali prostatiche,<br />

determina alla 10 a settimana di vita un’iperplasia prostatica<br />

lieve, che degenera dapprima in PIN (15 a -20 a settimana),<br />

quindi in adenocarcinoma ben differenziato (24 a settimana).<br />

Nel 30% dei casi subentra un carcinoma scarsamente differenziato<br />

a piccole cellule con talora aspetti neuroendocrini,<br />

metastatizzante. 45 topi sono stati nutriti con mangime senza<br />

proteine di soia e di pesce ed altri 45 topi hanno ricevuto lo<br />

stesso mangime addizionato di estratto di pomodoro al 13%.<br />

Da ciascun gruppo sperimentale sono stati selezionati 15 topi<br />

per valutarne la sopravvivenza. Gli animali rimanenti sono<br />

stati sacrificati a 20, 25 e 30 settimane. L’apparato genitale,<br />

i linfonodi periaortici, i polmoni, i reni, i surreni ed il fegato<br />

sono stati prelevati e sottoposti ad analisi istologica.<br />

Risultati<br />

Trentaquattro settimane dopo l’inizio del trattamento tre animali<br />

del gruppo di controllo e 12 animali del gruppo trattato<br />

sono ancora vivi. L’analisi istologica della prostata ha evidenziato<br />

un rallentamento della progressione tumorale nei topi<br />

trattati ai vari tempi esaminati. L’inibizione della crescita<br />

tumorale sembra interessare sia la componente sviluppantesi<br />

come adenocarcinoma sia quella a piccole cellule scarsamente<br />

differenziata.<br />

Conclusioni<br />

Questi risultati confermano il ruolo dei carotenoidi come<br />

agenti protettivi nei confronti del carcinoma prostatico.<br />

La microscopia virtuale nel controllo di<br />

qualità della diagnostica istologica<br />

agobioptica prostatica<br />

P. Dalla Palma, F. Demichelis, L. Morelli<br />

Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica, Ospedale “S.<br />

Chiara”, Trento; Unità applicativa di Telemedicina ed Informativa<br />

Medica, Centro per la Ricerca Scientifica e Tecnologia,<br />

Povo (Trento); Servizio di Anatomia Patologica, Ospedale<br />

“S. Maria del Carmine”, Rovereto (TN)<br />

Introduzione<br />

Per telepatologia si intende la pratica della diagnostica patologica<br />

a distanza, mediante visualizzazione su monitor di immagini<br />

provenienti da un microscopio posto in una località<br />

remota e trasmesse tramite un canale di trasmissione dati ad<br />

alta velocità (reti digitali o comunicazione satellitare). La telepatologia<br />

è di due tipi: statica, trasmissione di singole immagini<br />

provenienti dal preparato istologico, e dinamica, osservazione<br />

di immagini in movimento del preparato. Una stazione<br />

di telepatologia dotata di questo collegamento consente<br />

al patologo di attuare la consulenza diagnostica a distanza<br />

(teleconsulto). Gli strumenti della telepatologia consentono<br />

di risolvere (almeno in parte) due problemi: a) l’opportunità<br />

che servizi di patologia presso grandi Ospedali centrali siano<br />

in grado di servire anche diversi piccoli Ospedali periferici<br />

(es. diagnosi intraoperatoria); b) l’opportunità di effettuare<br />

consulenze presso esperti di altri Ospedali (es. consulto istopatologici<br />

e “seconda opinione”).<br />

Ulteriori applicazioni possono poi derivare dalla disponibilità<br />

di adeguati strumenti, quali l’aggiornamento ed educazione<br />

permanente del patologo, la costituzione di un laboratorio<br />

di morfometria e il controllo di qualità.<br />

Metodi<br />

Mediante un sistema di telepatologia per la diagnosi a distanza<br />

sviluppato tra il Laboratorio di Telemedicina dell’ITC<br />

e il Servizio di Anatomia Patologica di Trento, Static Tele-<br />

Microscopy Sistem (STeMiSy), è stato effettuato un test clinico<br />

tra le U.O. di Anatomia Patologica degli Ospedali di<br />

Trento e Rovereto atto alla valutazione del controllo di qualità<br />

nella diagnostica istopatologica urologica. Sono state inviate<br />

tra l’U.O. remota e quella locale (alternativamente<br />

Trento e Rovereto) una casistica di 110 casi di preparati istologici<br />

relativi ad agobiopsie prostatiche nell’arco di 5 mesi,<br />

mediante sessioni telematiche della durata di circa un’ora e<br />

mezza ciascuna.<br />

Risultati<br />

La concordanza tra gli osservatori si è dimostrata eccellente,<br />

senza riscontro di discordanze maggiori (cioè benigno vs.<br />

maligno) tra le diagnosi, con score di Gleason identici<br />

nell’85% dei casi (94). Nei restanti 26 lo score differiva di<br />

solo 1 punto dalla scala di Gleason. Per ogni caso sono state<br />

acquisite una media di 10 immagini, con un tempo diagnostico<br />

medio di circa 7 minuti.<br />

Conclusioni<br />

La telepatologia è uno strumento affidabile per effettuare<br />

controllo di qualità tra U.O. a distanza, teleconsulenza e telediagnostica.<br />

Neuro D1, un gene contiguo al locus HOX D,<br />

possibile nuovo marker della differenziazione<br />

neuroendocrina nel carcinoma prostatico<br />

R. Franco, L. Cindolo * , M. Cantile ** , G. Liguori, S. Losito,<br />

M. D’Angelo, P. Chiodini *** , L. Salzano * , A. Di Blasi * ,<br />

E. Feudale, A. Gallo, C. Cillo ** , G. Botti<br />

U.O.C. Anatomia Patologica e UO di Urologia, INT Napoli;<br />

*<br />

Unità di Urologia e Anatomia Patologica, AORN “G. Rummo”,<br />

Benevento; ** Dipartimento Medicina Clinica e Sperimentale,<br />

Università “Federico II” Napoli; *** Dipartimento<br />

Igiene e Sanità Pubblica, Seconda Università di Napoli<br />

Introduzione<br />

La differenziazione neuroendocrina è descritta in vari gradi<br />

in gran parte dei carcinomi prostatici ed è stata correlata con<br />

la progressione e la cattiva prognosi di questi. Infatti l’acquisizione<br />

del fenotipo neuroendocrino è peculiare del carcinoma<br />

prostatico avanzato e ormono-refrattario.<br />

Attualmente la differenziazione neuro-endocrina è definita<br />

quasi esclusivamente in termini di espressione di cromogranina<br />

A e quindi non è nota l’esatta prevalenza di questo fenomeno<br />

per la mancanza di studi e di strumenti diagnostici<br />

univocamente affidabili ed univoci. La differenziazione, nell’organogenesi<br />

e nella cancerogenesi, è presieduta da un<br />

network di geni di fattori di trascrizione, i geni HOX. Recentemente<br />

studi di espressione condotti su tessuto prostatico<br />

neoplastico e su linee cellulari, prima e dopo induzione con<br />

cAMP, hanno rivelato un aumento di espressione dei geni<br />

HOXD, coinvolti nell’organogenesi e nella cancerogenesi e<br />

localizzati nella regione cromosomica 2q31-33, la stessa re-

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