I professionisti AMIRA
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Carlo Hassan<br />
importante. Dobbiamo preparare piatti semplici<br />
ma appetitosi senza volersi sostituire alla cucina.<br />
Fondamentale è che la sala, il maître e il cuoco<br />
vadano d’accordo. Il cuoco prepara il piatto e<br />
il maître ha l’obbligo di saperlo valorizzare e<br />
venderlo perché lasciare i piatti in cucina signifi ca<br />
buttare via denaro. Il maître è la prima persona<br />
che incontra il cliente, perciò deve saper dialogare<br />
con lui, metterlo a proprio agio e farlo sentire<br />
come se fosse a casa propria. Oggi la diff erenza si<br />
fa soprattutto nell’accoglienza e nel trattamento.<br />
Quando il maître usa la lampada deve suscitare<br />
un’emozione. Un vero maître deve sapere di vini,<br />
di come è fatta una pietanza, come si apparecchia<br />
la tavola, non basta che si metta una giacca per<br />
entrare nel ruolo.<br />
Raff aello Speri. È vero che in un concorso<br />
subentra la voglia di dare il meglio, a volte<br />
esagerando. Si tratta però di realizzazioni che in<br />
sala non si potrebbero mai fare; mi riferisco al<br />
miscuglio di ingredienti e all’uso di salse. Quella<br />
alla lampada deve essere una cucina molto veloce<br />
che si prepara davanti all’ospite.<br />
I piatti devono essere spiegati al cliente ma non<br />
bisogna mai metterlo in diffi coltà tediandolo con<br />
le chiacchiere. Al cliente si devono presentare<br />
cose sfi ziose e interessanti in modo tale che possa<br />
vedere la professionalità di chi sta lavorando solo<br />
per lui. Mai cimentarsi in piatti elaborati.<br />
Raffaello Speri<br />
Diodato Buonora. La fi gura del maître oggi è<br />
e deve essere molto diversa rispetto al passato.<br />
L’idea della nuova rivista “Il Maître Sommelier”<br />
è molto interessante perché la maggioranza dei<br />
maître non sono mai stati dei sommelier. Oggi<br />
un maître deve conoscere i vini, anche perché<br />
nelle grandi strutture il sommelier è sempre<br />
stato una fi gura subordinata al maître. Sulle<br />
■ MS NUMERO UNO - MARZO DUEMILAUNDICI ■<br />
tavola rotonda <strong>AMIRA</strong><br />
riviste si legge di come si mangia e dello chef,<br />
non si parla mai del maître e del suo servizio.<br />
Un maître di un ristorante stellato e uno di un<br />
grande albergo sono due fi gure totalmente<br />
diverse. Il maître di un grande albergo deve<br />
conoscere il fl ambé, deve conoscere i vini, deve<br />
conoscere l’organizzazione del lavoro perché<br />
deve occuparsi anche del servizio ai piani. Il<br />
maître del ristorante porta i piatti a tavola,<br />
basta che conosca solo un po’ i vini. Nella<br />
maggioranza dei ristoranti oggi è così. Sono<br />
stato in un locale stellato campano e c’era un<br />
ragazzo che sosteneva di essere maître pur<br />
non conoscendo le regole basilari del servizio.<br />
Eravamo in sette e abbiamo l’abitudine di<br />
abbinare a ogni piatto un vino.<br />
Ci siamo trovati anche con 5 bicchieri davanti<br />
al piatto. Quando si serve un altro vino si<br />
chiede al cliente se si può togliere il bicchiere<br />
precedente. Il bicchiere vuoto va sempre tolto.<br />
Per quanto riguarda la lampada, nei concorsi si<br />
deve valutare se i piatti proposti sono fattibili<br />
in sala. Per regolamento abbiamo eliminato la<br />
seconda lampada perché è successo che in una<br />
semifi nale si è arrivati addirittura a tre lampade.<br />
È improponibile. Ai concorsi può vincere chi<br />
si presenta con due lampade perché la giuria<br />
Diodato Buonora e Cesare Lo Verde<br />
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