I professionisti AMIRA
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Giuseppe Di Napoli<br />
Alberto Di Girolamo<br />
Carlo Hassan<br />
Un po’ di colore…<br />
L’organizzazione degli eventi che hanno impegnato <strong>AMIRA</strong> sia a Grado che a Trieste sarebbe stata impossibile<br />
senza l’apporto delle scuole alberghiere del territorio che hanno supportato la sagacia e il carisma di Giacomo<br />
Rubini, vicepresidente nazionale di <strong>AMIRA</strong>, che è stato il cuore e il motore dell’intera manifestazione assieme<br />
ai suoi collaboratori più fi dati sia in albergo che nella sezione <strong>AMIRA</strong> di Grado-Trieste.<br />
Giacomo Rubini ricorda Alfredo Binda che a causa della sua manifesta superiorità nel 1930 fu pagato dagli<br />
organizzatori per non partecipare al Giro, ottenendo 22.500 lire, una cifra corrispondente al premio per la<br />
vittoria fi nale e ad alcune vittorie di tappa. Giacomo Rubini, con un infi nito palmares di concorsi vinti, ha vinto<br />
anche la prima edizione del Flambé World Championship del 2007.<br />
Esasperati, i suoi colleghi lo hanno nominato Vicepresidente nazionale per metterlo fuori gara accollandogli<br />
anzi l’onere di organizzare il tutto. Rubini da par suo non si è accontentato di organizzare in maniera<br />
impeccabile l’evento ma ha coinvolto la povera città di Trieste che ha rischiato di andare a fuoco a causa dei<br />
52 piromani di <strong>AMIRA</strong> che si sono dati appuntamento al Molo numero 4 del porto triestino.<br />
Per proteggersi dal rischio dell’incendio, Trieste si è avvalsa dell’Orchestra Fiati Giuseppe Verdi della città,<br />
capitanata da una coraggiosa vigilessa dalla fulva chioma e il fi sico atletico, Cristina Semeraro, che ha saputo<br />
domare 52 scatenati maître ammaliandoli con le note di Shostakovich, il Valzer N. 2.<br />
Essenziale è stato l’aiuto degli allievi dello IAL, la Scuola Alberghiera di Aviano, che ogni giorno si sono<br />
sciroppati due ore di pullman per andare a Grado a prestare servizio durante la manifestazione. Chissà se<br />
avranno ancora voglia di mettere piede in un albergo…<br />
Rubini non sarebbe mai riuscito nella sua impresa senza l’aiuto delle scuole alberghiere del territorio,<br />
dell’impeccabile maestro di cerimonia Valerio Beltrami, cancelliere dell’<strong>AMIRA</strong>, del segretario internazionale<br />
Adamo Guidi che ha coordinato la selezione dei concorrenti internazionali e del dissuasore occulto Luca<br />
Patruno che dall’alto dei suoi due metri e oltre, supportati da una stazza da rugbista, ha dispensato sorrisi e<br />
pacche amichevoli a tutti gli intervenuti, nessuno dei quali ha trovato nulla da ridire.<br />
Parafrasando lo slogan di <strong>AMIRA</strong>, “un sorriso non costa niente e ti regala tanto”. I sorrisi di Luca si vedono<br />
anche a chilometri di distanza.<br />
Nei saloni del Grand Hotel Astoria circolava anche l’Uomo Nero, dotato di una voce tonante, che impartiva<br />
ordini imperiosi a destra e a manca e riusciva perfi no a zittire le centinaia di comari con il farfallino sul<br />
bavero che erano convenute per seguire e commentare le gare di fl ambé. Cosimo Lardiello, Presidente<br />
del Centro di Cultura Renoir di Taranto, che ha coordinato la regia delle riprese televisive di tutti gli eventi<br />
proposti da <strong>AMIRA</strong>, dal IV Flambé World Championship al primato delle 52 lampade che hanno fl ambato in<br />
contemporanea a Trieste, alle serate di gala, nelle quali sono state consegnate le medaglie del Capo dello<br />
Stato e i premi della gara di fl ambé. Lardiello for President di uno dei rami del Parlamento per dirigere e<br />
disciplinare i dibattiti al vetriolo che caratterizzano il nostro Parlamento. A Trieste è stato emozionante infi ne<br />
visitare la Cattedrale di San Giusto, esempio notevole di come anche in passato si sia sempre stati disinvolti<br />
anche nella comunicazione, esattamente come accade oggi: sulla parete esterna della cattedrale la testa<br />
del santo è stata applicata su un busto romano preesistente. La città di Trieste inoltre ha nel suo stemma la<br />
punta di un’alabarda in campo rosso, essa è detta “alabarda di san Sergio” perché si racconta che il tribuno<br />
Sergio della XV Legione Apollinare, di stanza a Trieste, qui si convertì al cristianesimo. Quando fu scoperto,<br />
venne richiamato alla corte imperiale ed<br />
egli congedandosi dai compagni di fede<br />
cristiana triestini promise loro un segno<br />
annunciante la sua morte, che prevedeva<br />
imminente. Quando fu decapitato a<br />
Rosapha in Siria, secondo la tradizione<br />
un’alabarda cadde dal cielo sereno nel<br />
Foro cittadino.<br />
L’arma è conservata nel tesoro della<br />
cattedrale di Trieste. L’alabarda esibita<br />
nel tesoro della cattedrale non tiene<br />
conto di un piccolo particolare: usata<br />
in Cina (dove è chiamata Guan dao) da<br />
tempo immemorabile, l’alabarda fu<br />
introdotta in Europa intorno al 1300 dai<br />
Tedeschi e dagli Scandinavi.<br />
I Romani non la conoscevano!<br />
Alberto Salvadori<br />
■ MS NUMERO UNO - MARZO DUEMILAUNDICI ■<br />
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