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I professionisti AMIRA

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1997, 1998, 1999, 2000, 2001, 2004, non lo<br />

servo prima di 8/10 anni di invecchiamento. Mi<br />

comporto nello stesso modo con il Barbaresco.<br />

Naturalmente, vini del genere vanno aperti<br />

parecchie ore prima rispetto al consumo, vanno<br />

decantati e messi in caraff a.”<br />

C’è voluto coraggio imprenditoriale per<br />

investire sulla cantina.<br />

“È vero. Ricordo le sberle di fatture che<br />

arrivavano assieme ai cartoni di vino. È stato<br />

un rischio però oggi ho un tesoro in cantina;<br />

un tesoro che si è rivalutato e di parecchio.<br />

Una volta chiamai Pio Boff a per ordinargli 120<br />

bottiglie di una delle migliori annate, il 1990,<br />

del Barolo Pio Cesare. Quando andai a ritirare le<br />

prime 60 bottiglie, impallidii davanti alla fattura.<br />

Mi… dimenticai di andare a prelevare le altre<br />

60 bottiglie. Due mesi dopo mi telefona Pio<br />

Boff a per chiedermi che ne volevo fare. Scopro<br />

che se non le acquistavo io, al prezzo delle<br />

prime 60 bottiglie, le avrebbe vendute a un<br />

prezzo maggiorato. Mi precipitai a ritirarle. Oggi<br />

valgono un piccolo patrimonio. Il vino di qualità<br />

rappresenta anche un investimento economico<br />

che si rivaluta signifi cativamente nel tempo.”<br />

Chi ti ha ispirato nelle tue scelte?<br />

“Nel 1998 ho visitato la Tour d’Argent a Parigi,<br />

all’epoca 3 stelle Michelin, che possedeva una<br />

delle più belle cantine del mondo. Hanno 11.000<br />

vini in carta e 360.000 bottiglie in cantina. Ai<br />

tempi, il valore delle bottiglie ammontava a<br />

30 miliardi di lire. È lì che mi è venuta l’idea di<br />

completare la mia cantina con i migliori vini<br />

di Francia. Gli chiesi se avevano del Barolo. Mi<br />

chiesero che cosa fosse. Avevano solo vino<br />

francese. È il loro limite ma è anche la loro forza.<br />

Mentre vendo il vino italiano, i vini francesi<br />

mi limito a metterli in carta. Non ne vendo le<br />

bottiglie, neanche se me lo chiedono. Vendo<br />

molte bottiglie dei nostri vini con un ricarico<br />

minimo. Sulla carta ho scritto che a chi le vuole<br />

comprare garantisco uno sconto del 20 per<br />

cento rispetto al prezzo dichiarato. Un cliente<br />

svizzero voleva comprare molte bottiglie di vino<br />

francese perché da me, in carta, costa molto<br />

meno che in Francia. Gli ho risposto di no. Il<br />

vino francese lo off ro solo a tavola.”<br />

Oltre alle verticali di alcune delle etichette più prestigiose<br />

delle Langhe e del Roero, la cantina include i grandi cru<br />

francesi e i supertoscani come il Brunello di Montalcino<br />

Quali sono i vini di punta di Langhe,<br />

Monferrato e Roero?<br />

“Tra i vini rossi, è cresciuta e di molto la Barbera.<br />

Ci sono produttori che hanno abbassato le<br />

rese per innalzare la qualità. È diventato un<br />

vino di grande piacevolezza da bere. Con gli<br />

affi namenti in barrique – che non accetto su<br />

Barolo e Barbaresco – la Barbera è cresciuta di<br />

molto. È un vino ricco di acidi e non ha tannini,<br />

da qui l’importanza di affi narlo in botte, che<br />

gli cede i tannini dolci. All’opposto, la barrique<br />

minaccia di far perdere la personalità di Barolo<br />

e Barbaresco, legata al territorio, che è unico.<br />

Soprattutto nell’Astigiano, dove non coltivano<br />

il Nebbiolo, stanno producendo delle ottime<br />

Barbere longeve anche di 8/10 anni. Giacomo<br />

Bologna di Rocchetta Tanaro ha aperto questa<br />

nuova via, seguito da Michele Chiarlo, dalla<br />

Cooperativa dei produttori di Vinchio e Vaglio,<br />

da Bersano. Il Dolcetto è il classico vino da<br />

pasto dei piemontesi, sta crescendo a sua volta.<br />

Cambia molto da zona a zona. Nei borghi di<br />

Dogliani e Diano lo stanno rivalorizzando. Sono<br />

vini potenti, strutturati, di ottima qualità che<br />

rischiano però di pagare una sorta di tassa alla<br />

nomea del Dolcetto. Il Piemonte sta crescendo<br />

nei vini bianchi. Ha iniziato il paese di Gavi<br />

nel Monferrato alessandrino nel rivalutare il<br />

vitigno del Cortese tra fi ne anni Settanta e il<br />

decennio successivo. Gli si è accodato il Roero<br />

con la Favorita e l’Arneis a metà anni Ottanta.<br />

Sono vini che sono cresciuti sempre di più nel<br />

tempo. Sono vini onesti, di ottima beva, da<br />

aperitivo. La grossa novità è l’Alta Langa Brut,<br />

vino doc, che è nato nel 2006. È stato ideato<br />

e prodotto dal Consorzio Alta Langa, di cui<br />

■ MS NUMERO UNO - MARZO DUEMILAUNDICI ■<br />

il sommelier<br />

facevano parte nove aziende tra cui Martini,<br />

Gancia, Cocchi, Serafi no, Fontanafredda, che<br />

grazie a un progetto sovvenzionato dall’Unione<br />

Europea hanno rivalutato vigneti che già<br />

esistevano in Alta Langa. Il terreno dell’Alta<br />

Langa – le colline di Cortemilia, Canelli e<br />

Bossolasco – è adatto alla coltivazione dei<br />

vitigni del Pinot e dello Chardonnais. Dopo 15<br />

anni di prove hanno incominciato a produrre<br />

l’Alta Langa Brut secondo il metodo classico<br />

come il Franciacorta, il Trentino, lo Champagne.<br />

Sono vini a doppia fermentazione. Hanno<br />

rivalutato una produzione vinicola che non<br />

è in contrasto con quella del Barolo e del<br />

Barbaresco perché la quota altimetrica dove<br />

avviene la produzione è diversa. Le grosse case<br />

di produzione piemontesi stanno trasformando<br />

il bosco e l’incolto in vigneti per produrre l’Alta<br />

Langa Brut attraverso la coltivazione del pinot<br />

e dello chardonnais. È il microclima l’elemento<br />

determinante in questa scelta: le nostre colline<br />

sono a 600 metri di altezza, patiscono meno<br />

il caldo dell’estate che alternano con notti<br />

fresche; ciò facilita la produzione di uve che<br />

concentrano bene gli zuccheri mantenendo<br />

nello stesso tempo la necessaria acidità che<br />

consentirà al vino di diventare longevo. Sono<br />

uve a bacca bianca che non possiedono tannini,<br />

mentre sono dotate di ottima acidità. Per il<br />

Piemonte è importante disporre di un territorio<br />

a vocazione spumantistica di elevata qualità<br />

e buona gradazione alcolica che affi anchi e<br />

rivaluti la produzione del moscato d’Asti e<br />

dell’Asti spumante, vino da dessert a bassa<br />

gradazione. L’Alta Langa Brut è un vino da tutto<br />

pasto. Il vero problema sono la comunicazione<br />

e i volumi di produzione, dove l’Italia è e<br />

resta assai indietro rispetto alla Francia. La<br />

Francia produceva 220 milioni di bottiglie di<br />

Champagne l’anno; noi 22 milioni di bottiglie<br />

di Metodo Classico. Lo stesso vale per i grandi<br />

vini rossi. Non solo. In Francia, per sopperire<br />

alle maggiori richieste in arrivo da Cina, India e<br />

Russia, dalla sera al mattino hanno aumentato<br />

la produzione di Champagne di 50 milioni di<br />

bottiglie, il doppio della nostra produzione<br />

complessiva di Franciacorta, Trento, Oltrepo<br />

Pavese, Alta Langa secondo il Metodo Classico.”<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

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