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associazioni I Magnifi ci 3 di AMIRA: da sinistra, Valerio Beltrami, Raffaello Speri e Giacomo Rubini Adamo Guidi la fi gura del Maître Sommelier, autentico valore aggiunto per la ristorazione e l’enogastronomia italiane. Raff aello Speri, presidente di AMIRA, ha più volte sottolineato con forza i valori fondanti dell’associazione: l’amicizia e la solidarietà tra i soci sono alla base di una cultura fondata sul rispetto dell’essere umano e sulla valorizzazione delle relazioni tra esseri umani che vanno ben al di là dell’appartenenza all’AMIRA perché sono innanzitutto le fondamenta della convivenza civile e di una politica di pace tra i popoli. La cultura dell’accoglienza, dell’ospitalità, del rispetto delle diversità rappresentano valori professionali che vanno additati all’opinione pubblica per i valori universali che contengono. I Maître sono Portatori di Pace oltre che Mediatori Culturali. Carlo Hassan, Raffaello Speri, l’assessore al Turismo del Comune di Trieste Paolo Rovis e Giacomo Rubini Il presidente di AMIRA Raffaello Speri con il Prefetto di Gorizia Anna Marrosu 70 ■ MS NUMERO UNO - MARZO DUEMILAUNDICI ■
Giuseppe Di Napoli Alberto Di Girolamo Carlo Hassan Un po’ di colore… L’organizzazione degli eventi che hanno impegnato AMIRA sia a Grado che a Trieste sarebbe stata impossibile senza l’apporto delle scuole alberghiere del territorio che hanno supportato la sagacia e il carisma di Giacomo Rubini, vicepresidente nazionale di AMIRA, che è stato il cuore e il motore dell’intera manifestazione assieme ai suoi collaboratori più fi dati sia in albergo che nella sezione AMIRA di Grado-Trieste. Giacomo Rubini ricorda Alfredo Binda che a causa della sua manifesta superiorità nel 1930 fu pagato dagli organizzatori per non partecipare al Giro, ottenendo 22.500 lire, una cifra corrispondente al premio per la vittoria fi nale e ad alcune vittorie di tappa. Giacomo Rubini, con un infi nito palmares di concorsi vinti, ha vinto anche la prima edizione del Flambé World Championship del 2007. Esasperati, i suoi colleghi lo hanno nominato Vicepresidente nazionale per metterlo fuori gara accollandogli anzi l’onere di organizzare il tutto. Rubini da par suo non si è accontentato di organizzare in maniera impeccabile l’evento ma ha coinvolto la povera città di Trieste che ha rischiato di andare a fuoco a causa dei 52 piromani di AMIRA che si sono dati appuntamento al Molo numero 4 del porto triestino. Per proteggersi dal rischio dell’incendio, Trieste si è avvalsa dell’Orchestra Fiati Giuseppe Verdi della città, capitanata da una coraggiosa vigilessa dalla fulva chioma e il fi sico atletico, Cristina Semeraro, che ha saputo domare 52 scatenati maître ammaliandoli con le note di Shostakovich, il Valzer N. 2. Essenziale è stato l’aiuto degli allievi dello IAL, la Scuola Alberghiera di Aviano, che ogni giorno si sono sciroppati due ore di pullman per andare a Grado a prestare servizio durante la manifestazione. Chissà se avranno ancora voglia di mettere piede in un albergo… Rubini non sarebbe mai riuscito nella sua impresa senza l’aiuto delle scuole alberghiere del territorio, dell’impeccabile maestro di cerimonia Valerio Beltrami, cancelliere dell’AMIRA, del segretario internazionale Adamo Guidi che ha coordinato la selezione dei concorrenti internazionali e del dissuasore occulto Luca Patruno che dall’alto dei suoi due metri e oltre, supportati da una stazza da rugbista, ha dispensato sorrisi e pacche amichevoli a tutti gli intervenuti, nessuno dei quali ha trovato nulla da ridire. Parafrasando lo slogan di AMIRA, “un sorriso non costa niente e ti regala tanto”. I sorrisi di Luca si vedono anche a chilometri di distanza. Nei saloni del Grand Hotel Astoria circolava anche l’Uomo Nero, dotato di una voce tonante, che impartiva ordini imperiosi a destra e a manca e riusciva perfi no a zittire le centinaia di comari con il farfallino sul bavero che erano convenute per seguire e commentare le gare di fl ambé. Cosimo Lardiello, Presidente del Centro di Cultura Renoir di Taranto, che ha coordinato la regia delle riprese televisive di tutti gli eventi proposti da AMIRA, dal IV Flambé World Championship al primato delle 52 lampade che hanno fl ambato in contemporanea a Trieste, alle serate di gala, nelle quali sono state consegnate le medaglie del Capo dello Stato e i premi della gara di fl ambé. Lardiello for President di uno dei rami del Parlamento per dirigere e disciplinare i dibattiti al vetriolo che caratterizzano il nostro Parlamento. A Trieste è stato emozionante infi ne visitare la Cattedrale di San Giusto, esempio notevole di come anche in passato si sia sempre stati disinvolti anche nella comunicazione, esattamente come accade oggi: sulla parete esterna della cattedrale la testa del santo è stata applicata su un busto romano preesistente. La città di Trieste inoltre ha nel suo stemma la punta di un’alabarda in campo rosso, essa è detta “alabarda di san Sergio” perché si racconta che il tribuno Sergio della XV Legione Apollinare, di stanza a Trieste, qui si convertì al cristianesimo. Quando fu scoperto, venne richiamato alla corte imperiale ed egli congedandosi dai compagni di fede cristiana triestini promise loro un segno annunciante la sua morte, che prevedeva imminente. Quando fu decapitato a Rosapha in Siria, secondo la tradizione un’alabarda cadde dal cielo sereno nel Foro cittadino. L’arma è conservata nel tesoro della cattedrale di Trieste. L’alabarda esibita nel tesoro della cattedrale non tiene conto di un piccolo particolare: usata in Cina (dove è chiamata Guan dao) da tempo immemorabile, l’alabarda fu introdotta in Europa intorno al 1300 dai Tedeschi e dagli Scandinavi. I Romani non la conoscevano! Alberto Salvadori ■ MS NUMERO UNO - MARZO DUEMILAUNDICI ■ 71
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