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Per - Associazione Luca Coscioni

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on line www.agendacoscioni.it - www.moraliaontheweb.comNeuroetica:le grandi questioniLaricerca sul cervello diventa sempre piùprotagonista della scena scientifica, masta anche entrando rapidamente nella vitasociale. Molti i temi sono al centro dellacronaca e dei media. Dal dibattito sugli stativegetativi al nuovo ruolo delle analisigenetico-cerebrali nel processo penale,dallíuso di farmaci che potenziano leprestazioni intellettuali alla presuntaspiegazione della spiritualità con alterazionidel funzionamento del cervello. Leneuroscienze sono state addiritturaaccusate di avere generato unaneuromania, una moda che consistenellíinvocare, per molti comportamenti, unasola via alla comprensione davveroscientifica, quella appunto delleneuroscienze. <strong>Per</strong> un confronto su questitemi il mese scorso si è tenuto a Padova ilconvegno “Neuroetica: le grandi questioni”.L’evento è stato organizzato da GiuseppeSartori, professore ordinario di neuroscienzecognitive a Padova e da Andrea Lavazza,studioso di scienze cognitive e giornalistascientifico con il sostegno dellíUniversità diPadova, della Fondazione Sigma Tau e dellaFondazione Giannino Bassetti e con ilpatrocinio della Società Italiana diNeurologia (SIN), della Società Italiana diFilosofia Analitica, del Coordinamento deiDottorati italiani di scienze cognitive e delCentro Universitario Internazionale. Nelcorso di tre giornate (5-6-7 Maggio 2010) sisono succeduti studiosi che si occupano dineuroetica in Italia e allíestero. Il tema dellaprima giornata è stato “Attualità delleneuroscienze/neuroscienze dell’attualità”,sono intervenuti il neurologo Raffaele DeCaro, il giudice Piervalerio Reinotti, ilneuroscienziato Giovanni Berlucchi, RobertoMordacci, filosofo morale, studioso dineuroetica, opinionista. Il tema dellaseconda gornata è stato: “Chi siamo? Lapersona in discussione” e ha visto gliinterventi di Laura Boella, Michele diFrancesco e Massimo Reichlin. Infine sonointervenuti sul tema: “Siamo liberi? ildeterminismo nelle neuroscienze”, Mario DeCaro, Roberta de Monticelli e CorradoSinigaglia. Marco Mozzoni, direttore dibrainfactor.it, e coordinatore dei lavori,parlando delle nuove frontiere aperet dalleneuroscienze ha sottolineato: “Gli attorisono numerosi e sono tutti portatori dispecifici interessi, domande, aspettativenei confronti della scienza in generale, delleneuroscienze in particolare. Fra i duesoggetti è sempre più visibile la presenza eil ruolo dei “media” (la stampa), che spessoe volentieri danno notizia delle “nuovescoperte” delle neuroscienze e dellepossibili (future) applicazioni nel campodella salute e dell'innovazione.11giace alle molteplici attività che interferiscono conla capacità di autodeterminarsi. Il volere forte è quelloche è in grado di ordinare le proprie attività mentali,dai desideri ai ragionamenti, in una vita personale.Se dobbiamo pensare a una teoria del soggetto cheaiuti le scienze della mente a pensare a un nuovo «io»,dobbiamo partire da questa idea cioè che il soggettoè una persona che abita il mondo e lo abita volendofare cose, avendo degli scopi; ora, questi scopi gli appaionocome un suo obiettivo un suo oggetto del volere.È in rapporto a quel soggetto del volere che si decidela nostra identità. Ciò che vorremmo essere e ciòche riusciamo ad essere attraverso tutti i condizionamenti,questo è ciò che siamo realmente, nonun’astratta capacità arbitraria di decidere: decidiamosempre in situazione e questo significa che decidiamosempre entro una cornice di parziali condizionamenti.Entro questi condizionamenti, però, la forza delnostro volere è la misura della nostra libertà. Questa èla sfida che oggi le neuroscienze ci propongono.Chi èRobertaDe MonticelliHa studiatoalla ScuolaNormale eall’Universitàdi Pisa. Hacontinuato isuoi studipresso leUniversità diBonn, Zurigoe Oxford,dove è stataallieva diMichaelDummett,logico efilosofo dellinguaggio.Dall’ottobre2003 è statachiamata perchiara famaall’UniversitàVita-SaluteSan Raffaele,sulla cattedradi Filosofiadella personaLa filosofa della persona ROBERTA DE MONTICELLILa responsabilitàci rende liberiBenché il cervello decida primache ne diveniamo coscienti, acquisiamola libertà dell’azione attraversola presa di responsabilità dell’azione stessaNelle neuroscienze, maanche nelle estrapolazioniche ne fannomolti filosofi, ci si focalizzamolto sul funzionamento delcervello come organo che vuolee sceglie e si parla di decisionicome di eventi di cui diventiamocoscienti senza contribuirvi;manca però qualunqueriferimento a ciò che definiamocomunemente decisione,ossia l’atto con cui una persona,avallando uno fra i possibilimotivi d’azione, gli conferisceun’efficacia causale che altrimentinon avrebbe. Lo sostiene,Roberta De Monticelli,docente di Filosofia della personaall’Università Vita e SaluteSan Raffaele di Milano, studiosae traduttrice di Sant’Agostinoche lo scorso anno ha pubblicatosul Foglio «Abiura di unacristiana laica», critica contro ipronunciamenti della Chiesacattolica sul testamento biologico.Esiste una strana discrezionalità,sottolinea De Monticelli,con cui ogni essere umanosi lascia motivare dal mondo,il suo personale carattereche sembra affermarsi già inculla, fenomeno da cui partireper capire che cosa dobbiamointendere per “persona” e “volontà”.Ciascuno di noi, fedelealla propria natura, è libero discegliere e dunque si deve ancheassumere la responsabilitàmorale e politica delle propriescelte. La nostra novità consisteproprio nel peculiare modoin cui sappiamo trasformarci inindividui unici e irripetibili, attraversouna gestione, inizialmenteguidata e via via più autonoma,delle risposte che diamoalle informazioni emotivee sensoriali che riceviamo ognigiorno.<strong>Per</strong> introdurci al tema del liberoarbitrio nel suo libro“La novità di ognuno” cita laBibbia.Sì, secondo la Bibbia l’avventuraumana inizia con un attodi libertà, propriamente di disobbedienza.La storia di Evaè un racconto sull’esperienzadella libertà come uscita dall’innocenzainfantile e primatappa del divenire personaadulta: già questo allargal’orizzonte di una disputa sullavera natura di una decisioneo di una scelta. Non c’è decisioneo scelta che non appartengaalla storia di una vita, ea una sua fase, nel tempo accordatole.Cosa intende per libertà?Proviamo a definire due caratterizzazionidi libertà: la prima,libertà è il potere di agireconformemente al proprio volere(e non al volere di altri, ameno che sia conforme al nostroobbedirvi). Un’azione liberaè un’azione volontaria; laseconda, libertà è il potere dideterminarsi all’azione.Un’azione è libera se l’agentegode di questo potere.L’esperimento di Libet e poiquello di Haynes non sonostati interpretati in modounivoco dalla comunitàscientifica. La sua versione?Esperimenti di questo tipopossono essere letti come dimostrazioniempiriche del fattoche il cervello “decide” primache “noi” lo veniamo a sapere.Essi dimostrerebberoquindi che i giochi si fanno allespalle della mente cosciente,e prima che questa illusa signorane sappia alcunché. Tuttoin un certo senso sarebbegià “deciso” alle nostre spalle.Ci vogliono poi altri trecentomillisecondi per arrivare all’esecuzione.Dunque una coscienza in ritardorispetto all’attività cerebrale.La coscienza è a quanto parein ritardo anche sugli eventipercepiti, e come tutti sappiamoè a volte preceduta da reazioni“istintive”: come inchiodarel’auto prima di investire lavecchietta o rispondere giustoal servizio dell’avversario, giocandoa tennis. Generalizzando,la nostra coscienza avrebbesempre mezzo secondo di ritardorispetto agli eventi reali. Secondouna delle ipotesi avanzate,avversata dallo stesso Libet,ma sostenuta da altri, questo risultatopotrebbe dimostrare appuntoche la mente è “fuori dalgiro” in cui si prendono le veredecisioni, che sono gli eventicerebrali registrati all’elettroencefalogramma.Libet concedealla mente cosciente potere diveto, pur negandole quello diiniziativa: iniziata “fuori dalsuo controllo”, l’azione volontariapuò sempre essere inibitadurante i trecento millisecondiche separano l’apparire dell’intenzionedall’esecuzione dell’azione.La libertà salvata peruna frazione di secondo! A partela straordinaria presenza dispirito che questa teoria sembrarichiedere all’uomo responsabile,si tratta , secondo me, diuna difesa del libero arbitrio ilcui esito è meno accettabile diun franco determinismo.E il libero arbitrio?La questione del libero arbitriosi situa da un lato nei prolegomenidi un’etica, e dall’altronel cuore stesso di una teoriadella persona, che assumeràaspetti molto diversi a secondadi come vi si risponde. Lalibera volontà, non è che il livellosupremo della gerarchiadi atti (non liberi e liberi)mediante i quali un essereumano, già biologicamente individuato(da un genoma che ètuttavia condivisibile da piùindividui omozigoti, e in lineadi principio riproducibile) “sifa” persona, con una sua unicità(o individualità non replicabile,che chiamiamo “personalità”)e una sua identità transtemporale.S.D.

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