4✁ PANNELLAIl potere non faparlare i radicaliper legittima difesaNEUROSCIENZAwww.facebook.com/marco.pannellaDobbiamo renderci conto, da antifascisti,che la nostra Costituzione abbiamo iniziatoselvaggiamente e formalmente adistruggerla dall'aprile del 1949. Abbiamotolto tre o quattro schede agli italiani: per 24anni quella referendaria; poi le elezioniregionali, scheda fondamentale a livellofederale, per 22 anni non è stata mai usata,la regione ha continuato ad esistere comepropaggine dello Stato; la terza, quellaautonoma del Senato, perché nel disegnocostituzionale non c’era in biistituzionalismocome è vissuto, no perchéil Senato doveva servire alle elezioni dimezzo. È restata solo la scheda elettorale.Nel 1959 quella proporzionale che hacreato nel 70 per cento della produzionelegislativa era fatta dalle commissioni insede legislativa e quindi con l’accordounanime, dall’Msi alla Sinistra comunista.Ecco, è una lettura diversa. Non è il miomaggior ottimismo ma il ritenere, dopo glianni ‘70 e ‘80, come sono staticoncretamente. Credo sia legittima difesada parte del potere, quella di non lasciareparlare il radicale, perché l'audienceaumenta, e il radicale fa pensare la personacomune. Io mi riconosco nella gente chenon mi vota perché non ne ha la possibilità.A RADIORADICALEMarco PannellaMario De CaroL’intuizione della libertàCultura e nonviolenzaal servizio del comune sentireMario De Caro e Marco Pannella discutono di resistenzaalla cultura dominante: l'aiuto delle neuroscienze,ma anche di "filosofi anglosassoni" e "nonne silenziose"Simonetta DeziEsiste una connessione tra neuroscienzae politica? Le conoscenze sul cervello eil suo funzionamento che le nuove tecnologieoffrono, possono aiutare a governarela società? La riflessione sul libero arbitrio, sullalibertà di scelta è campo solo filosofico oun’interazione tra politica, scienza e filosofiapuò aiutare ad aggiustare il tiro e a ridare dignitàa una gestione della cosa pubblica chesembra ormai esseresfuggita dimano? Potrebbe esserequesta una possibilerisposta a chicontinua a sottrarrelibertà, arrivando anchea manipolare lenostre decisioni? Apartire da questi interrogativiabbiamo avviato una conversazionecon il leader radicale Marco Pannella e il filosofoMario De Caro.Nell’uomo esiste un modulocognitivo altruistico e unoegoistico: la cultura giocaun ruolo fondamentaleL’ambiente esterno influenza le nostre sceltee il nostro comportamento. Le neuroscienzeci dicono che l’individuo si sviluppa attraversol’interazione tra patrimonio geneticoe ambiente, o meglio adattandosi agli stimoliesterni. In questo meccanismo, la culturao la mancanza di essa ricopre un ruolo essenzialenella formazione della persona.Mario De Caro: Nell’uomo esiste un doppiomodulo cognitivo, quello altruistico e quelloegoistico; la cultura gioca un ruolo essenzialenel valorizzare la seconda tendenza: più lauccidi, più ci si ritrova insulari, rinchiusi inse stessi, in contrasto con i chi è diverso danoi. Più si erode la difesa culturale e più vinconocerte insite tendenze che politicamentesi controllano molto bene. La scienza ci diceche non deve essere proprio così, la tendenzaaltruistica c'è persino nei primati superiori,filologicamente abbiamo radicata unatendenza altruistica.Marco Pannella: C'èl'adozione del logoscome verità, come sapereunico contro ildia-logos. Tremonti ècolto ma anche erudito:ha rievocato ilDio, Patria e Famiglianon perché ha il valoredi questo archetipo.Ha terrore di quello che sta prendendoforma, e l’illusione quindi di ripiegare nelgià conosciuto , che tutelo e diventa il bracciomondano, lo stato diventa braccio mondanoper difendere le cognizioni già acquisiteuna volta e per tutte. Come cosa, comepatrimonio e non come vita quindi.M.D.C. Ci sono studi scientifici e neuro cognitivi,tra cui uno che dimostra che personecon tendenze più conservatrici sono cognitivamentemeno pronte, meno flessibilia cambiare opinione. <strong>Per</strong>sone con meno difeseculturali sono più facilmente influenzabili,sono più condizionabili. È un com-protagonistiMarcoPannellaLeader storico deiradicali, giàdeputato alParlamento italianoe a quello europeo.Attualmente èPresidente delSenato del PartitoRadicaleNonviolento,Transnazionalee TranspartitoMarioDe CaroProfessore diFilosofia moraleall’Università RomaTre. Ha insegnatoanche all’Universitàdi L’Aquila, alla TuftsUniversity e al SaintMary’s College.I suoi principaliinteressi di studioriguardano l’etica,il libero arbitrio, lateoria dell’azionepito fondamentale difendere il sistema educativo,la cultura politica. Ma, non ci si puòdifendere senza gli strumenti critici. Con untratto di penna Tremonti ha deciso di toglierei finanziamenti statali a tutti gli enticulturali e di ricerca italiani, ha affossatol’università.<strong>Per</strong>ché lo fanno se il saldo positivo, economicodi questa operazione è piuttostoinsignificante? Questo significa che c'èconsapevolezza e un obiettivo nella distruzionedella cultura?M.P. Diciamo, c’è un riflesso, un quadroistintivo. Si è fatta una scelta di campo,quella della conservazione che non conservanulla e distrugge tutto.M.D.C. Viene ripetuto ossessivamente che ilsapere astratto, teorico non serve a niente.Hanno inventato una specie di MIT italianoper la ricerca applicata (Massachusetts Instituteof Technology, una delle più importantiuniversità di ricerca del mondo, con sedea Cambridge). Io ci ho lavorato per due anninel tempio della tecnologia, ma c’è unsacco di ricerca teorica, astratta perché le applicazionivengono se tu pensi in astratto.Quindi l’idea che l’Italia sarebbe il paese delmondo in cui si guarda al concreto, questamentalità da piazzista brianzolo, applicataalla cultura è una tragedia.Sta parlando della libertà di ricerca, unicopresupposto per ottenere risultati in camposcientifico.M.D.C. Ovviamente ci sono questioni eticheche si pongono in questo tipo di ricerca,non si può negare che chi fa la ricercasulla manipolazione genetica dei nasciturideve confrontarsi con questo. È chiaro chenon è impedendo alla ricerca di svilupparsiche si risolvono questi problemi.M.P. Sennò le ricerche poi divengono clandestinee a destinazioni mostruose.M.D.C. Sì, non sono i vincoli alla conoscenzache si risolvono i problemi: la conoscenzaci apre prospettive nuove e forse qua e làanche pericolose che comunque la censuranon risolve.L’impegno per la libertà di ricerca è unodegli obiettivi della nostra associazione,pensa che venga recepita all’esterno. E tuttile altre battaglie cheabbiamo portatoavanti e continuiamo a portare avanti comearrivano alle persone?M.P. Tempo fa in una assemblea molto sim-
In reteon line www.agendacoscioni.it - www.radioradicale.it - www.facebook.com/marco.pannellaSiamo davvero liberi?La libertà è solo un'illusione? La domanda è il filo conduttore del nuovolibro di Mario De Caro, Andrea Lavazza e Giuseppe Sartori, “Siamodavvero liberi? La neuroscienza e il libero arbitrio” (Codice Edizioni).Nel volume, John Dylan Haynes (professore di neuroimaging a Berlino)spiega come studiando l'attività di una regione del lobo frontale,l'area 10 di Brodmann, siamo in grado di predire un comportamentoalcuni secondi prima che il soggetto abbia consapevolezza. Daniel M.Wegner (docente di psicologia ad Harvard), parla del concetto di volontàcosciente; Adina L. Roskies (professore di filosofia al Darmouth College)mette in relazione fattori deterministici e libero arbitrio. FilippoTempia (ordinario di fisiologia all'Università di Torino), è contrario allanegazione del libero arbitrio. Davide Rigoni (dottorando in scienze cognitiveall'Università di Padova) e Marcel Bras (professore di psicologiasperimentale all'Università di Ghent) affrontano il tema delle intenzionicoscienti e dei processi automatici inconsapevoli. Roberta De Monticelli(professore di filosofia all'Università Vita Salute - San Raffaele diMilano) punta sul rapporto tra neurobiologia e fenomenologia nelcontesto della scelta. Giuseppe Sartori e Francesca Gnoato (ricercatoredell'Università di Padova) affrontano il tema dell'autodeterminazionee della capacità di intendere e di volere.5patica a Lecce mi si chiede: come definirebbePannella? Non sono caduto nella tentazionedella risposta brillante. Ho pensatointensamente un istante. Poi ho fatto unabreve premessa sulla semantica che riguardala parola comune. Qualche secolo è statausata per individuareun’epoca,quella dei Comuniche hanno marcatoun momento storico,poi quando si èdovuto marcareun’ideologia sconvolgenteè nato ilcomunismo. Questidue fatti, ma soprattutto l’ultimo, hannoportato il termine comune ad un disvalore.Da quello che sento dalla scienza, io definireioggi Pannella come una persona comunela cui forza è comune per chi mi ascolta.Forse in questa fetta di animalità, umanitàcircoscritta antropologicamente al mediterraneoall’Italia, c'è un dato di partenza,chiamalo dna, che ha un connotato collettivo,se c’è l’elemento oggettivo dicontinuità. Mi è parso di riscontrare in 60anni di antidemocrazia in senso tecniconon morale di non stato di diritto, che lecose apparentemente più estranee, che noirappresentiamo come radicali, sono le cosedella strada. Le nonne silenziose, cattoliche,che non hanno mai parlato, ma che sul pianodell’aborto, del divorzio, sulle mammaneci hanno capito e ci capiscono.M.D.C. Nella filosofia anglosassone il terminecomune non è una parolaccia, comead esempio è nella tradizione nostra più paludatadelle varie filosofie continentali. Iltermine “senso comune” definisce un ambitoche non può essere messo da parte rispettoalla filosofia con cui ci dobbiamo confrontare.Ci portiamo dietro tutto un apparatodi idee, di intuizioni, di comportamentiereditati o scelti, di acquisizioni che siconcretizzano nel senso comune con cuipoi reagiamo alle situazioni che ci si presentano.Qual è il suo valore rispetto alla scienza,tradizionalmente era come è il suo valorerispetto alla religione.Dunque, siamo determinati fisicamente,portiamo dentro di noi un ereditato patrimoniogenetico e una eredità storica-culturale,dov’è quindi il nostro spazio di libertàed esiste un rapporto tra scienza,senso comune e libero arbitrio?M.D.C. A volte guardando i risultatidelle neuroscienze e prendendoli comerisposte a domande millenarie sicorre il rischio di semplificare molto.Sono i problemi che poi sono sedimentatinel senso comune perché appuntol’intuizionedellalibertà, giàall’intuizionepre-filosofica,è problematica.Tutti sappiamoche abbiamodei limitialla nostra libertà di scelta. Forsesiamo molto più limitati di quanto inrealtà si crede. Ma se sia vero che poi,come dicono in molti, non siamo affattoliberi, questo è più problematico.Il tipo di esperimenti che si portain questi casi: si dà una scelta ai soggetti,quelli la compiono e nel momentoin cui la compiono in realtà èpassato un certo lasso di tempo, dipendedagli esperimenti, che va da unterzo di secondo a dieci secondi, incui gli scienziati già posono prevederela scelta che avrebbe compiuto. Quelloche a noi sembra essere il frutto diuna scelta consapevole, sparrebbe inbuona misura determinata da fattoriche sono al di là del nostro controllo:il cosiddetto inconscio cognitivo. Ovveroi fattori neuropsicologici che sonoal di là della coscienza. Il problemaè quanto questo tipo di fenomeni,di coscienza che in realtà non determinanulla, sia pervasivo.Le cose apparentementepiù estranee, che noirappresentiamo come radicali,sono le cose della stradaso di più senza i media. Spesso e volentieri,anche nei comportamenti politici,noi possiamo essere condizionati in unmodo che sfugge al nostro controllosenza che noi ce ne accorgiamo, si chiamanorazionalizzazioni a posteriori.M.P. Ma non dobbiamo dimenticareche le specie più adattabili sono anchele più sensibili e qui c’è un pericolo. Ilbombardamento televisivo di una formadella cultura dominante che ha pauradel nuovo e quindi legittimamente usala morte e l'uccisione come strumento: ifini che giustificano i mezzi. E noi danonviolenti rispondiamo: se per ottenereil bene si ritiene utile la morte, figuriamocipoi per mantenere questo benecosa si è disposti a fare, come storicamenteaccade, il bene di oggi è il male didomani. <strong>Per</strong> conquistare il potere ha ammazzatoper mantenerlo si spingerà ancoradi più là.Cosa si sente di suggerire il filosofo alpolitico affinché la sua azione, politica,sia sempre più efficace ed incisiva.M.D.C. Il politico Pannella è un personaggiostorico, ha fatto delle cose cheprobabilmente senza di lui non si sarebberofatte, forse non ci sarebbe stato il divorzio,o ci sarebbe stato venti anni dopo.Pannella è più ottimista di me, perchévede la resistenza, e probabilmentec’è questo aspetto nelle persone comuniche comunque hanno un senso delle coseimportanti. Io vedo invece nelle forzeconservatrici, più reazionarie, la consapevolezza,su un piano forse non del tuttoesplicito, di togliere la capacità di resistenza,reazione istintiva, erodendo allabase la cultura che avevamo. La scuolaitaliana era una buona scuola. Ora ilNord, che aveva una base cattolica, solidaristica,sta diventando leghista, basatoun po’ sull’intolleranza. Pannella puòcontinuare a difendere la politica comesolidarietà e lottare perché la cultura nonvenga distrutta. Anche per la sinistra c’èla convinzione che la cultura è vecchia eva lasciata. Certo è vecchia in certa misura,ma occorre fare attenzione.È il monito dell’intellettuale a non trascuraretradizione e cultura?M.D.C. I libri come li conosciamo noi, lacarta stampata sono superati. Tra 50 annicome oggetti non ci saranno probabilwww.radioraicale.itQuesto spiega perché fenomeni comela televisione o la radio sianodecisivi. <strong>Per</strong>ché noi tendiamo ad assorbiremediante condizionamentiquesto tipo modalità di comportamentoche poi noi penseremmo dimediare con la nostracoscienza, ma in realtà si creanodegli automatismi.M.D.C. Quando leggo Pierluigi Battistache dice che la televisione non incidesui comportamenti elettorali, eporta ad esempio il fatto che Berlusconiin alcune occasioni ha perso,non sono d’accordo. In realtà il ragionamentoè fallace: forse avrebbe permentepiù, se non come residuati archeologici.<strong>Per</strong>ò i contenuti della cultura dobbiamo fare inmodo che ci siano ancora, perché il piano pereroderli è chiaro, e dal loro punto di vista hannoragione, più la gente diventa ignorante, non hacoscienza dei valori importanti, più perdi il sensodella storie e della conoscenza e più la gentepuò essere manipolata. La sinistra non ha bencontrastato questo progetto, anche con delle responsabilitàcome la riforma universitaria, che èstata tremenda. La destra più che riforme ha fattotagli forsennati. Le due cose messe insieme sonodistruttive. L’università è uno di quei campi in cuiio sono antiriformista. Basta con le riforme alleuniversità.M.P. <strong>Per</strong>ché sono contro riforme. Il mio comunquenon è maggior ottimismo, ma il ritenere chese dopo tutto si ha paura di lasciare parlare il radicale,perché l'audience aumenta, mi fa pensareda persona comune: mi riconosco nella genteche non mi vota perché non ne ha la possibilità.Quando Ionesco si è iscritto al partito radicale,due anni prima di morire, disse: “se avessi saputoprima dell'esistenza del partito radicale la mia vitasarebbe cambiata”. Lo statuto di un partito cheti crea un solo obbligo: esercitare in coscienza latua libertà. Senza scienza non c'è coscienza adeguataa livello storico e di specie.Il ruolo della politica dovrebbe essere anchequello di formare, informare ma certo nonquello di condizionare l’individuo al quale dovrebberoessere forniti gli strumenti per una liberascelta.M.P. Il problema credo sia quello di informare,potenzialmente proporre informazione e nonformazione. Un liberale che vuole formare un liberalenon è un liberale. È quello che deve vedereche l'evoluzione non può darci domani la stessaidea del bene, che io ho oggi, verso la quale quindida non liberale voglio portare gli altri.Quando l'ambiente condiziona e quando forma?C’è pertanto una tendenza a formare l’Altro,ciò che si teme, quasi manipolando l’ambientee sottraendo cultura.M.D.C. Le battaglie radicali e più in generalequelle della cultura progressista in Italia si sonoinnestate su una resistenza, forse inconsapevole,ma io direi che le avanguardie erano abbastanzacolte, la cultura umanistica era diffusa. Adesso lareazione ha scoperto che bisogna togliere le basidella cultura e così l’hanno indebolita.M.P. I vari fondamentalismi sono espressione delterrore di una parte minima già dominante, controla scienza e la coscienza e questo terrore dellalibertà, vista come demonio. Se il problema dellavita è legato alla scelta di dare vita e non al meccanismoanimale del procreare, ma ci si avvicinaal concepire e quindi al creare è la fine di tutto: èil terrore di un potere e non di un sapere, è il terroredi chi ha cristallizzato il sapere.Professor De Caro, lei ha recentemente curatoun libro insieme ad altri autori sul tema del liberoarbitrio e della sua interazione con laneuroscienza.M.D.C. Il libro “Siamo davvero liberi. Le neuroscienzee il libero arbitrio”, è interessante per lapolitica in una declinazione particolare del problema:ci dice come la natura umana apra anchedelle prospettive positive. C’è questa ambivalenzaormai provata, accreditata scientificamente:abbiamo delle predisposizioni genetiche in sensoegoistico e solidaristico. La cultura deve giocarein modo decisivo, anche la cultura politica. LaLega ha capito che in certe modalità l’aspettoegoistico si può rafforzare. La politica progressisticadeve orientare la nostra natura verso l'aspettoaltruistico.