10.07.2015 Views

Per - Associazione Luca Coscioni

Per - Associazione Luca Coscioni

Per - Associazione Luca Coscioni

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

.Intervista al professore CARLO UMILTÀMa c’è chi vuole sololiberarsi degli psicologiValentina Stellaon line www.agendacoscioni.it - www.humanbrainmapping.orgUna panoramica sui pericoli delle neuromaniee i vantaggi della neuroimmagineIl cervello, la mente, la coscienza, ilcomportamento hanno sempre interessatofilosofi e scienziati. Nei secolisi sono susseguite tante e diverse rispostecirca la questione del sé, e il dibattitonon sembra affatto potersi chiudere,come si evince dalle diversi posizioni inmateria.Lei critica in generale la neuro-mania,ma in particolare la neuro-etica. Comemai?In primo luogo, l’uso di un nome nuovoper riferirsi a un campo di ricerca chenuovo non è rischia di essere fuorviante,di indurre la falsa convinzione che ci sianostati cruciali passi avanti. Nel casodella neuroetica, si può sostenere chel’interesse nelle basi neurali del comportamentoetico risalga al famoso pazientePhineas Gage, studiato a metà del XIXsecolo. L’uso del termine neuroetica alposto di neuropsicologia del comportamentoetico, nel caso delle ricerche dineuroimmagine, segnala poi un pericoloben maggiore. Tipicamente, al soggettoche partecipa alla ricerca si chiede dieseguire un compito che porta allo svolgimentodi processi mentali noti. Contemporaneamente,si determina qualiaree cerebrali si attivano selettivamenteper lo svolgimento di quei processimentali. Dunque, le ricerche di neuroimmaginehanno due aspetti critici:determinare i processi mentali necessariallo svolgimento del compito speri-Chi èCarloUmiltàProfessoreordinario diNeuropsicologiaall’UniversitàdiPadova.Fa partedell’advisoryboardscientificodel MaxPlanckInstitute forCognitiveand BrainSciences diLipsia eMonaco edè direttoredella ScuolaGalileiana diStudiSuperiori diPadovamentale e determinare le attivazioni cerebrali.Il secondo aspetto è problematico acausa delle procedure sperimentali, moltorudimentali (si pensi alla sottrazione cognitiva,che risale al 1868), impiegate pereliminare le attivazioni non rilevanti. Purtroppoil secondo aspetto è ancora piùcarente: allo stato è impossibile determinarei processi mentali coinvolti nellosvolgimento di un compito; tanto menoè possibile determinare il loro decorsotemporale. Il passaggio dalla neuropsicologiadel comportamento etico alla neuroeticafa temere che si voglia semplicementeaggirare il problema, liberandosidegli psicologi e assumendo come notociò che invece noto non è.Lei si definisce un riduzionista e con cautelaun localizzazionista. In base allenuove ricerche, resta fermo su questa posizione?Mente e cervello coincidono?Si, certo, resto un riduzionista e, sinceramente,non vedo come un neuroscienziatocognitivo possa non esserlo. Le recentiricerche hanno cambiato poco per me:hanno semplicemente precisato conoscenzegià disponibili sulla base dello studiodei pazienti cerebrolesi (la neuropsicologia).Studio che ormai ha una storiadi 150 anni. La mia cautela sul localizzazionismodipende dal fatto che ritengoche tutti i processi mentali, anche i piùsemplici, dipendano da reti piuttostocomplesse di neuroni, che coinvolgonovarie aree cerebrali (questa è la causa dellegrandi difficoltà concettuali che incontranole attuali ricerche di neuroimmagine).2EsperimentoLibetNei suoi esperimenti, Libet invitava ipartecipanti a muovere, quandoavessero voluto (“liberamente e aproprio piacimento”), il polso dellamano destra e,contemporaneamente, a riferire ilmomento preciso in cui avevanoavuto l’impressione di aver deciso diavviare il movimento: l’obiettivo eraquello di indagare il rapporto tra lacoscienza dell’inizio di un atto e ladinamica neurofisiologica sottostanteovvero stabilire il momento in cui ilsoggetto diveniva cosciente dellavolontà di effettuare il movimento.Libet ideò un artificio sperimentalecostituito da un quadrante d’orologiocircolare, con un cursore luminoso,che si muoveva velocemente ai suoimargini e impiegava 2,56 secondi arotazione. Questo particolare orologioaveva lo scopo di permettere unaprecisa collocazione temporale delmomento in cui i soggetti percepivanodi aver deciso di piegare il polso. In unarticolo del 1999 scrive: “Azionivolontarie libere sono precedute nelcervello da mutamenti elettricispecifici. <strong>Per</strong>sone sottoposte ad unesperimento divengono coscientidell’intenzione di compiere un’azione350/400 millesimi di secondo dopoche nel loro cervello è avvenuto lospecifico mutamento elettrico cheindica la prontezza a compierel’azione e 200 millesimi di secondoprima dell’azione stessa. La decisionevolontaria avverrebbe dunque senzal’apporto della coscienza. Ma lafunzione della coscienza sarà quella didecidere l’esito: la coscienza puòimpedire l’effettuazione dell’azionevolontaria attraverso un veto. Lalibertà del volere non è dunqueesclusa. Gli esiti dell’esperimentomettono in evidenza i vincoli del modoin cui il volere libero potrebbefunzionare; non darebbe inizioall’azione volontaria ma deciderebbese l’azione viene compiuta”.EsperimentoHaynesPubblicata sulla rivista «NatureNeuroscience», la ricerca condotta daHaynes e dai suoi collaboratori, hariguardato14 volontari, posti dentrouna macchina per la risonanzamagnetica funzionale a cui è statochiesto di scegliere, dopo attentariflessione, se schiacciare un bottonecon la mano destra o con la sinistra. Iricercatori sono stati in grado disapere tra i sette e i dieci secondiprima della scelta quale sarà l’opzionedel soggetto, grazie agli schemi diattivazione neuronale associati a ognicomportamento che, in seguito, unsoftware adeguatamente “istruito”ha riconosciuto durantel’esperimento. La precisione per ora èdel 60%. Ciò che però conta per laquestione del libero arbitrio è che lapredizione giunga prima che i volontarisiano consapevoli della propriadecisione, il cui momento è valutatosulla base dei resoconti diretti e conun altro apparecchio che ingloba uncronometro. In particolare,l’attivazione cerebrale precedente laconsapevolezza si muoverebbe dallacorteccia frontopolare – sede dellapianificazione di alto livello – allacorteccia parietale – zona diintegrazione sensoriale.❝Benjamin Libet, negli anni ’80, siponeva l'obiettivo di trovare dellerelazioni quanto più possibiliprecise tra l'esperienza cosciente el'attivazione di determinate zonecerebrali. Le indagini sul campo condotteda Libet erano divise in due fasi principali:la primarivolta amettere inrapporto lapercezionecosciente distimolisensoriali(tattili) con irelativicorrelatineurali; lasecondaLa coscienza:un ritardo mentale?1Benjamin Libetindirizzata aindividuare larelazione tral'intenzione cosciente di compieredeterminati movimenti e l'attivazione dispecifici gruppi neuronali. Recentementeun nuovo esperimento è stato compiutoricalcando gli studi condotti da Libet:John-Dylan Haynes, uno dei pionieridella lettura del pensiero, con il suogruppo del Max Planck Institute, ha messoa punto un test che dimostrerebbe che iprocessi inconsci cerebrali si sviluppanofino a sette secondi prima che la decisioneconsapevole venga presa, e questi processipotrebbero essere predittivi sulladecisione stessa.V.S.Secondo Lei esiste una relazione, una influenza,tra processi neuronali, ambiente e comportamento?Si, non ci può essere il minimo dubbio. Il cervelloè molto plastico e si modifica sotto l’influenza dell’ambientee dell’esperienza. L’idea che “neurale” e“geneticamente determinato” coincidano è risibile.Ovviamente, l’ambiente agisce sul comportamentomodificando il cervello.Quali sono i vantaggi della neuro-immagine?Il vantaggio è che le ricerche si possono pianificaree non è necessario attendere che la natura intervengacon un evento patologico casuale. Se, però, lanatura ci mette a disposizione il paziente “giusto”e noi siamo in grado di fare le domande “giuste”,le risposte che otteniamo con la neuropsicologiasono molto più convincenti di quelle fornite dalleneuroimmagini.Secondo Lei, conoscendo i meccanismi del cervello,non si rischia di mettere in mano a politici,mass media e chiunque voglia persuadere unpubblico uno strumento pericoloso di inganno?No, direi proprio di no. Tuttavia, la domanda è pocotempestiva. Che senso avrebbe avuto fare unadomanda simile ai fisici del XVI secolo, di era pregalileiana.Siamo ancora lontanissimi dal conoscerei meccanismi del cervello. Localizzare i processimentali nel cervello, ammesso e non concesso chenoi sappiamo che cosa localizzare e come, nonspiega certamente i meccanismi del cervello.Che definizione, ad oggi, darebbe di coscienza?Ho pubblicato diversi articoli sulla neuropsicologiadella coscienza. Ho scritto il capitolo su coscienzae azione per il Cambridge Handbook ofConsciousness (2007) . Non mi sono, però, maiposto il problema di definire la coscienza. Continueròcosì.Regge ancora la spiegazione computazionistadella mente umana?Si, direi di si. Non mi sono accorto che negli ultimi20 anni ci siano state modifiche concettuali importanti.A mio avviso, l’ultima è stata l’introduzionedei modelli computazionali connessionistinella prima metà degli anni ’80 del XX secolo.Non fa paura pensare che un domani non ci saràpiù nulla da scoprire sul cervello, eliminandoogni scarto di immaginazione e mistero?Come ho detto, purtroppo questo è un problemache ci dovremo porre solo fra molti decenni.Aspettiamo almeno che le neuroscienze cognitiveentrino nella loro era galileiana.9

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!