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Per - Associazione Luca Coscioni

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NEUROSCIENZAIl pensiero fluentee il rischio dimanipolazionementaleUno dei temi centrali dellapsicologia contemporaneaè la ‘fluenza cognitiva’, chemisura quanto è facilepensare ad un determinatoargomento: le personepreferirebbero pensare piùalle cose facili che a quelledifficili. Se, dunque, ilpensiero fluente influisce sulmodo di pensare, esso ricopreun ruolo fondamentale neinostri giudizio e sulle nostredecisioni: da ciò checompriamo alle persone dallequali siamo attratte, daicandidati che scegliamo pervotare alla veridicità e allacredibilità che attribuiamo adun testo e al suo autore. Lanostra capacità di simpatiaverso la fluenza cognitivarappresenta una scorciatoiaadattativa: riusciamo adottimizzare l’uso delle risorsecerebrali quando più elementisi contendono la nostraattenzione e dobbiamoscegliere su qualefocalizzarci. Questa strumentosarà via via sempremaggiormente sfruttato dapubblicitari, insegnanti,politici e da tutti quelli che ingenere devono esercitaredelle forme di persuasione.(Fonte: Internazionale)12Intervista al politologo ANGELO PANEBIANCOPanebianco:no a facili entusiasmidi ingegneria politicaChi èAngeloPanebiancoAngeloPanebiancoè professoredi RelazioniInternazionalipressol'Universitàdi Bologna.Insegnainoltre Teoriapoliticapressol'UniversitàS. Raffaele diMilano è unpolitologo esaggistaitaliano,d'impostazioneteoreticaliberaleinfluenzatadall'elitismoe dal realismopolitico. Trale suepubblicazionirecenti,GuerrieriDemocratici.Le democraziee la Politicadi Potenza(1997), IlPotere, loStato e laLibertà(2004),L'automa e loSpirito(2009). Nel1977, hapubblicato,insieme aMassimoTeodori ePiero Ignazi,il libro I nuoviRadicali(Mondadori),ovveroL'interpretazionestoricadel PartitoRadicalefondata sullaricostruzionedelle diversefasi dellavicendaradicale dal1955 al 1977L’editorialista e politologo del Corrieredella Sera mette in guardia dalgiudicare le ipotesi come dati di fatto.In Italia i partiti politici di destrae sinistra parlano “allo stesso modo”Daniele Di StefanoCuore e ragione, istintoe riflessione: dove sicolloca la politica?Quali sono i binari lungo cuicorre l’adesione o il rifiutodei cittadini alle scelte deipartiti? Lo chiediamo al politologoAngelo Panebianco.Professore, alcuni esperimentinell’ambito delleneuroscienze segnalanoche, nelle decisioni, la volontàe la consapevolezzanon sono gli unici attori ingioco. Accostiamo questeacquisizioni ai ragionamentisul ‘cervello emotivo’e sulla ‘spinta gentile’ (servirsidell’irrazionalità perguidare i cittadini versoscelte migliori: nudge, comel'hanno battezzatal'economista Richard Thalere il giurista Cass Sunstein).Possiamo dedurneche è necessario ripensarela natura delle scelte e degliorientamenti politici deicittadini?Le neuroscienze hanno fattograndi passi, svelandociaspetti di noi che ci eranosconosciuti. Attenzione, però:molte ricerche mettonoin campo delle ipotesi. Nonabbiamo ancora, cioè, unateoria del comportamento subase neuronale. Questo significache dobbiamo rifarciad altri strumenti, che nonpossiamo buttare a mare tuttala ricerca della psicologiacognitiva. Insomma, non mifarei entusiasmare troppodalle scoperte quotidianenell’ambito delle neuroscienze.Non possiamo pensaredi intervenire con formedi ingegneria politica sulleistituzioni alla luce di questifragili risultati.Cuore e ragione: Drew Westen,psicologo e consulentepolitico di molti democraticiUsa, nel libro Lamente politica, Il ruolo delleemozioni nel destino diuna nazione, sostiene che iconservatori statunitensisanno, fin dai tempi di Nixon,che la politica è soprattuttouna ‘questione diracconto’. Mentre i progressistiavrebbero pagato loscotto di concentrarsi solosu questioni astratte e razionali,lontane da cuore epancia degli elettori. Chene pensa?Non ho letto questo libro,ma stando a questa sintesi,mi sembra una sciocchezza.Semplicemente perché tuttele varie parti politiche si rifannoal cuore, alle memorie.Basta vedere come sonofabbricati i discorsi politici, imanifesti o la pubblicità politica:i riferimenti volti a suscitareemozioni positive intornoal messaggio sono presentiin tutti i movimenti.Sarebbe un errore, dunque,cercare di proiettare questedue categorie – emotiva erazionale - sulla politica italiana?su centrosinistra ePdl?Un grosso errore: componentinon razionali, mescolanzedei due elementi sonopresenti in tutti gli schieramentipolitici. In entrambi icasi c’è un discorso pseudorazionalecontornato damolti riferimenti che devonoevocare emozioni, ricordi,memorie. Da questo puntodi vista non è cambiato nienterispetto al passato: si confrontanosempre ideologieche sono mezze verità e mezzebugie; argomenti razionalima spesso anche affermazioninon comprovate insiemead altre totalmente privedi qualunque verifica. <strong>Per</strong>chéla politica non è come lascienza: il politico non ha bisogno,mentre fa affermazioni,di controllare le sue ipotesi.La politica evoca obiettiviche appaiono degni di essereperseguiti da parte di coloroche ascoltano, e costruiscesolchi lungo i quali simuovono i comportamentidegli elettori.È dunque una questione dipancia. In quest’ottica, cheenfatizza la dimensione irrazionaledel discorso politico,il ruolo dei mezzi diinformazione non può esseresottovalutato. Che pesohanno, allora, sulla vitademocratica questioni d’attualitàcome le norme sulleintercettazioni, o la querellesull’informazione dellatv pubblica?Certamente nessuno puòsottovalutare il ruolo deimezzi di comunicazione. Edi fatto nessuno lo fa, primadi tutto tra gli attori politiciche se ne servono. Qualcuno,al più, può essere indietro,non essersi ancora adeguatoai nuovi mezzi: spessovecchie formazioni politiche,che hanno tradizioni e riti, lacui comunicazione deve tenereconto del passato, fannofatica adattarsi nuovistrumenti. Altrettanto spessole nuove formazioni ne fannoun uso più agile e spregiudicato.Subito dopo, poi,gli altri si adeguano.Quanto alla Rai, il discorso èdiverso. La situazione attualeè figlia delle specificità italiane:non si è mai arrivati neanchea ipotizzare una privatizzazionealmeno parziale.Non si è mai trovata non dicouna maggioranza, manemmeno una minoranzaforte in Parlamento disponibilea farlo. E’ come pretenderedi avere la libertà distampa e le cartiere controllatedallo Stato: se le cartieresono controllate da Stato, comediceva Luigi Einaudi, possiamoavere la Pravda, non lalibertà di stampa. O si dà unasituazione di concorrenza,quindi un mercato delle notizie,oppure pochi grandi attoriche controllano il mercato.Non dimentichiamo diaver avuto un’epoca in cuic’era solo la Rai, c’era solo ilcontrollo dello Stato, e quindidi coloro che controllavanolo Stato. <strong>Per</strong>sonalmentecontinuo ad essere contrarioad un presenza così massicciadello Stato nella comunicazione,ma può anche darsiche in futuro questo problemavenga superato con lamoltiplicazione dei canali.PIERPAOLO PASOLINIsecondo mela televisioneSecondo me la televisione è piùforte di tutto questo e la suamediazione ho paura che finiràper essere tutto. Il potere vuoleche si parli in un dato modo ed èin quel modo che parlano glioperai appena abbandonano ilmondo quotidiano, familiare odialettale in estinzione. In tutto ilmondo ciò che viene dall’alto èpiù forte di ciò che si vuole dalbasso, non c’è parola che unoperaio pronunci in unintervento che non sia volutadall’alto; ciò che resta originarionell’operaio è ciò che non èverbale, per esempio la suafisicità, la sua voce, il suo corpo.La ferocia era terribile eall’antica; i campi diconcentramento dell’Urss, laschiavitù nelle democrazieorientali, l’Algeria. Questaferocia all’antica naturalmentepermane, ma, oltre a questavecchia ferocia c’è la nuovaferocia che consiste nei nuovistrumenti del potere: unaferocia così ambigua, ineffabile,

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