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Gli Anni verdi Luchino Visconti a Ischia - La Rassegna d'Ischia

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L’ombra del Gattopardo. L’arrivoAnna PilatoQuando il Regina Palace aveva la graziaelegante di una villa, con le balaustredalle colonnine panciute e tinte di untenue giallo, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> fu suo ospite.E la sua camera ad angolo, che aveva ilbalcone sul bel giardino all'italiana cheseparava l'Albergo dalla via Cortese,acquistò, dopo il soggiorno di <strong>Visconti</strong>,come una specie di diritto all'ospite illustre.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> vi rimase a lungo e permolti anni di seguito: dalla primaveraall'autunno. Rapidissimi inverni romaninella splendida dimora sulla Salaria. Erala fine degli anni '40 e fu un colpo di fulmineper l'isola d'<strong>Ischia</strong>. Dopo il ReginaPalace, una casa che, a mio avviso, è ancorala più bella di tutte: di fronte a Vivara,con le sue volute capricciose, gli angoli digiardino silenziosi, con ombre fatte piùazzurre dai grappoli di glicine come scrivevaanni addietro Mario Stefanile. Uncancello di ferro, con le spade incrociate,quasi un saluto, tra profumi e colori siapre sulle terrazze che abbracciano ilmare. Una sosta per avere il tempo di cercareuna casa definitiva, la propria, <strong>La</strong>Colombaia, nella baia di San Montano.Ma prima, del Regina, aveva fatto la suacasa.Amici, familiari, sempre insieme. Un fantasticoclan. Fuori, nella silenziosa viaCortese, sotto l'ombra dei pini, le carrozzein attesa della chiamata. Le criniereinfiocchettate dei cavalli, il sacchetto conle carrube mature agganciato al sellinodel cocchiere, per ingannare l'attesa, pertacitare uno scalpitare improvviso. Poi,arrivava la chiamata dei Signori: ehi!Saturino, andiamo! E si partiva costeggiandoil mare, tra oleandri e tamerici, incorteo, quasi un'eco lontana di quelli piùfastosi dei "signori" di Milano, di quel<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> del '300.Elsa Morante, anche lei ospite del Reginainsieme al marito Alberto Moravia, scriveràqualche anni più tardi: "... vi nasconomigliaia di fiori spontanei, di cui non rividimai più i simili sul continente. In primavera,le colline si coprono di ginestre:riconosci il loro odore selvatico e carezzevole,appena ti avvicini ai nostri porti..."(E. Morante, L'isola di Arturo, Torino,Einaudi, 1957, p. 12).Restiamo in primavera. Una mattina d'aprile,c'è una chiamata telefonica urgentissimaper uno degli ospiti, l'architettoCesare Pavani; una corsa precipitosalungo la grande scala, ma, giunto al pianoterra dove è la cabina, la linea cade.Bisogna aspettare (il numero telefonico diallora era 9!). Così l'architetto passeggialungo il corridoio, con un asciugamano difiandra annodato sul fianco, bellissimo damozzare il fiato. Dalla cabina, non c'èsegno di richiamo. Accanto, una portasemichiusa: ne esce un vociare allegro edun buon profumo. Nell'interno i proprietaridella Casa stanno affettando il "casatiello",essendo, come si diceva allora,"sparata la Gloria". L'invito ad entraregiunge insieme alla discreta bussata dell’architetto.E’ stata la prima fetta di“casatiello” di questo dolce buono e mistico,che si impasta il venerdì, si fa “screscitare”la notte del venerdì santo, si cuoce ilsabato e si mangia la domenica di Pasqua,ad essere servita al tavolo dei <strong>Visconti</strong>. Eda quella Pasqua in poi, il casatiello nonmancò mai di completare il pranzo degliospiti. <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, in particolare,seguiva una dieta rigorosa e precisa: pastiparchi a base di pesce, ma questo non gliimpediva certo di arricchire il più possibi-17

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