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Gli Anni verdi Luchino Visconti a Ischia - La Rassegna d'Ischia

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I dialoghi di De Filippo<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, ad esempio, o JeanMarais, il fotografo di Harper’s Bazar oquello di Magazine Geographic si sonoispirati alla «casarella»: e così due registidel Metropolitan, Ebert Graf e RudolphGerard: la «casarella» è una cabina dicave, con un vero oblò, e sulle pareti quadrie stampe tra cui primeggia una stampaantica giapponese in gloria di Buddha,una battaglia propiziatoria per un ritomarziale e religioso o discretamente erotico.Il mare vi penetra lo stesso, ora consospiri e lamenti, d’inverno con risateinterminabili di risacca, schiuma, e amaralascivia (il faunetto riempì l’otre di quellaschiuma?).Un giorno bisognerà stenografare i dialoghiche Eduardo De Filippo improvvisaalla «casarella», insegnando alle signorecome si prepara la parmigiana di melanzaneal pomodoro e le risposte, i suggerimentidi Edoardo Colucci che è cuoco nato,altre che pittore in ozio, ormai perduto allelusinghe dell’arte.Eduardo De Filippo costringe il pittore adapparire in un film; ma il regista torturatofu De Robertis, nel Mulatto, doveEdoardo Colucci fa l’attore con tutta ladisinvoltura dell’indigeno: e naturalmentela scena si è girata nella «casarella», colfauno, le stuoie, i girasoli, l’oblò e i ragazziniseminudi come animali selvatici.I ragazzi dagli scogli balzano nell’orto e sisparpagliano tra le aiuole e i terrazzi ainseguire i gatti o gli altri ragazzi che lihanno preceduti: Edoardo li saluta con ungrido, poi se ne dimentica, il cancello èsempre aperto; entra chi vuole, beve al bicchieredi vino incominciato da un altropassante, coglie un fico, annusa un fiore,ritornerà di sera, o di notte, o quando chesia, ma ritornerà. Non ne potrà fare ameno.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> preparò alla «casarella»gli abbozzi per la «messa in scena» diTroilo e Cressida nei giardini di Boboli,anni fa; ma in compagnia dell’amicoPagano - uomo del cuore di Leonor Fini -inventò scene e balletti che avrebbero ispiratosicuramente la Medium di Menotti,se il compositore fosse sbarcato nell’isola aquei tempi.Vittorio Gassman stesso o il registaZampa non poterono evitare gli scoglidella «casarella»; né Marianna Liedo,spesso fotografata avvolta in candidi lenzuoli,mentre insegna pedagogia ai servitorellidi Edoardo: a volte persino Edoardosi traveste - ora da paipassiano con collaredi aglio e cipolle, o da beduino, o da fauno.Pare che travestirsi sia un bisogno, a<strong>Ischia</strong>, per camuffarsi da indigeni dell’isola:per confondersi agli isolani, ai pescatori,ai bagnini, agli abitanti dell’Epomeoche scendono al mare carichi di fiaschi divino e di panieri di frutta per le loro ancestralirappresentazioni.Durante la preparazione dello sbarco adAnzio pare che persino Churchill si sia fermatoper una sosta alla «casarella»; maEdoardo, allora proscritto, non ne può farfede. <strong>La</strong> vita di Edoardo è davvero unromanzo: fiumano, fu condannato perdiserzione da un tribunale militare e civolle una letteraccia al comandante perottenere il suo intervento in extremis.Antifascista, ora ospita volentieri l’ultimafiglia del duce: Anna Maria Mussolini.Pittore dotato, anche se primitivo, ora fal’antiquario e bazzica per i negozietti diNapoli dove un tempo abitò al <strong>La</strong>rgoFerrandina a Chiaia: due cameroni, exmaneggio della caserma di cavalleria borbonica,ospitarono lui, Guglielmo Peirce,Paolo Ricci, Giordano ed altri disperatidell’epoca.<strong>La</strong> mattina che Edoardo non riusciva a farbollire il marmittone del caffé gli «ospiti»facevano lo sciopero della fame dormendosino all’imbrunire, prima di sparpagliarsinei vicoli di Napoli alla ricerca di unapagnotta e di un pomodoro.Ma protestavano, oh se protestavano, perla mancanza del caffé, che consideravanoun vero tradimento, o un’ingiusta punizione,di cui solo Edoardo fosse responsabile.Perenne ospitalitàCosì oggi: chi non trova vino alla «casarella»,se ne lamenta come di una mancanzadi riguardo. Per tener fede a questa leggendadi perenne ospitalità (altrimentiche ci starebbe a fare il faunetto con l’otre?),Edoardo spesso mangia pomodoricrudi dell’orto. Senz’olio e senza sale. Mala leggenda è salva, l’otre del faunetto èinestinguibile: un vero pozzo di vino senzafondo. In cui, di tanto in tanto, galleggiapersino qualche stella. O qualche orchideaportata da chissà chi.Se Churchill si fermò alla «casarella» avràdato senza dubbio uno sguardo ai quadriche Edoardo tiene ammucchiati dietromensole e vecchie cornici: quadri di tantotempo fa, di un tempo che sembra esseretramontato - come la luna - dietro le maceriedel fosco castello che incombe sul mared’<strong>Ischia</strong> non più abitato dalle innocentisirene del mito greco.Di quel mito, solo il fauno è superstite: maè di bronzo; e, sul muretto di cinta, è unsimbolo dal significato confuso, ossidatodagli agenti atmosferici, come il telescopioe il cannone che spara soltanto in onoredel santo Patrono.31

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