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Gli Anni verdi Luchino Visconti a Ischia - La Rassegna d'Ischia

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Ad esempio: amava moltissimo i cani, se liportava dietro, li curava in un modo incredibilee poi, improvvisamente, li cambiavae i poverini scartati rimanevano esterrefatti.Si occupava di sistemarli bene, e inquesto lo aiutava la sorella Uberta che eraun’animalista straordinaria e disponevadi molti luoghi per accoglierli. E così per iposti. Lui capitò ad <strong>Ischia</strong> in visita adamici che passavano lì l’estate, ed affittò<strong>La</strong> Colombaia, che era la seconda casa deimarchesi Fassini, allora proprietari anchedell’edificio che adesso è un albergo, lìvicino. Non c’era neanche la luce elettricaquando l’affittò la prima volta, la sera suun tavolo all’ingresso erano preparati ilumi a petrolio e si andava in camera conquelli. A <strong>Luchino</strong> piacque moltissimotanto che decise di comprarla. Sedusse iproprietari, che non avevano tanta vogliadi vendergliela, ma poi furono persuasidalla passione che aveva <strong>Luchino</strong> per questacasa. <strong>La</strong> rifece completamente congrande partecipazione di tutti gli amici,perché era un ospite straordinario: lì sistava benissimo e la casa come la rifeceera veramente bellissima.<strong>La</strong> Colombaia era un luogo di riposo o dilavoro?Noi andavamo lì a lavorare, scrivevamo lìle sceneggiature in estate. Tutto Senso ènato lì. Iniziavamo ad andare in primavera,mai in inverno. Solo una volta andammofuori stagione, l’anno che si inauguròlo stabilimento termale di Rizzoli. Ricordoche passavamo i pomeriggi a fare le curetermali e la sera a cena avevamo tuttidelle facce stravolte. Ci chiedevamo, stanchissimi,se realmente ci facessero benequelle applicazioni (di cui non avevamodavvero bisogno). <strong>Luchino</strong> non era unmarinaro, il più delle volte non scendevaneanche a mare, si stava su e si scriveva.Non usciva spesso. Si andava qualchevolta la sera al ristorante, se c’era qualcunoche aveva energie, altrimenti rimanevamoa lavorare. Si occupava molto dellacasa, del giardino. Aveva coltivato un giardinofantastico, con una piantagione dirose violacee e “belle di notte” bianche cheprofumavano da far girare la testa. Stavalì molto volentieri, <strong>La</strong> Colombaia era proprioun’isola felice.Poi quando è stato male affrontò anche l’enormespesa dell’ascensore pur di ritornarvici,ma poté farlo solo una volta. Dopola paralisi che lo colpì nel 1972 riuscì arialzarsi in piedi, anche se instabilmente,e girò Gruppo di famiglia in un internosulle sue gambe, appoggiandosi ad unbastone, con tutta la troupe che faceva piùattenzione a non farlo cascare che a girareil film. Purtroppo dopo il film cadde e siruppe la gamba buona. Fu costretto cosìalla sedia a rotelle e pur essendoci oranella villa l’ascensore non volle tornare ad<strong>Ischia</strong> in quelle condizioni.In seguito io tornai anche alla Colombaiae la trovai esattamente come la avevalasciata, ancora con gli abiti nell’armadio,i quadri di Klimt e di Matisse alle pareti,la collezione di vasi liberty. Infatti, fui ioad avvertire la sorella di andarli a riprendere,facendo risvegliare l’interesse deinipoti che andarono a prendere gli oggettipiù preziosi.Io sapevo, come gli altri amici e i familiari,che aveva destinato <strong>La</strong> Colombaia allasorella Nane. Dopo la morte, come tuttisanno, ci furono dei contrasti molto fortitra i familiari a causa della misteriosascomparsa del testamento. Le sorelleUberta e Nane fecero tutto il possibile pertenere <strong>La</strong> Colombaia per creare una fondazionee portarvi le ceneri del fratello.Purtroppo hanno finito per dover rinunciarea questo sogno.<strong>Luchino</strong>, infatti, amava <strong>La</strong> Colombaia alpunto da voler esservi seppellito: avevadeciso persino il luogo esatto, aveva compratoun loculo provvisorio per consentiredi preparare la sepoltura, ma le autoritàdi <strong>Ischia</strong> non accordarono il permesso.Ora le ceneri sono a casa della sorellaUberta.Vorrei concludere con le parole diMargherita d’Amico che qualche anno favisitò <strong>La</strong> Colombaia insieme a sua nonna,come racconta nel libro Storie di Cinema ed’altro.“…accompagnai la nonna ad <strong>Ischia</strong>, perun convegno su <strong>Visconti</strong>; alloggiavamo inun albergo che si trova proprio sotto la suacasa, la Colombaia. Così un giorno lanonna andò dai guardiani e se la fece aprire,portandomi a visitarla. Non credo fosseperché gli armadi erano ancora pieni diabiti disposti in ordine perfetto, né per ivasi liberty sparsi per le stanze, che provaila sensazione di trovarmi in un luogoche non era appartenuto a qualcuno, mache gli apparteneva ancora. Non c’eraniente di sinistro o di spettrale, soloun’impronta molto precisa, che non lasciavadubbi sul fatto che quel luogo avesseun suo signore.”53

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