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Gli Anni verdi Luchino Visconti a Ischia - La Rassegna d'Ischia

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S. Angelo, 25 maggio 1947.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> al matrimonio di Clara d’Ambra con l’Amm. Martinelli.Si riconoscono il pittore Viki Verga con la moglie e Miliana Buchner.A noi sia concessa la libertà di fare unaltro cinema, un cinema che sentiamo piùconsono a noi.”Se qualche idea ci fu, arrivò fatalmentefuori tempo massimo.Eppure, anni prima, verso la fine deglianni Cinquanta, <strong>Visconti</strong> tentò di allestireuno spettacolo teatrale sul CastelloAragonese. Ne parlò coi suoi amici e con isuoi collaboratori più stretti. Poi chiese idovuti permessi all’amministrazionecomunale, guidata allora da VincenzoTelese. <strong>La</strong> risposta fu negativa; un vetoodioso impedì che il legame di <strong>Visconti</strong> conl’isola d’<strong>Ischia</strong> venisse ufficializzato permezzo di una consacrazione artistica.“Fu un dolore enorme per lui, si arrabbiòmoltissimo” racconta Salvatore d’Ambra,“aveva capito che dietro quel veto c’era lavolontà di punire le sue mai nascoste preferenzesessuali. Non sopportava che ilprestigio e la stima di cui godeva dappertuttopotessero essere disintegrate per lepruderie ipocrite di qualche politicanteinvasato da sacro furore censorio”.Il matrimonio artistico non ci fu. Eppure èin quella casa-teatro che fu “<strong>La</strong>Colombaia” (e grazie alla calma e alla concentrazionegarantite da quel luogo quasifuori dal mondo) che <strong>Visconti</strong> riuscì a metterea punto molti dei suoi lavori, teatralie cinematografici. Lì avrebbe avuto iltempo e il modo di inseguire il suo struggentedesiderio di autenticità, di verità.Molto del lavoro di preparazione delLudwig, ad esempio, avvenne in quellacasa. Ed è lì che il regista, con sforzo forsesovrumano, avrebbe fatto fiorire il talentodi Helmut Berger, trasformandolo in unprincipe bavarese capace di un’intensitàche l’attore non avrebbe mai più ritrovato.Sono da poco finite le riprese di Ludwigquando, nel luglio del 1972, <strong>Luchino</strong><strong>Visconti</strong> rimane colpito da trombosi. <strong>La</strong>malattia incide pesantemente sul fisicodel regista, paralizzandogli il braccio, lagamba sinistra e costringendolo ad un’umiliantecondizione di dipendenza.Dopo l’attacco del male, la frequentazioneischitana subisce una brusca frenata.S’allenta ma non s’interrompe del tutto.Sono anni tristi, penosi. <strong>La</strong> Colombaiaviene quasi stravolta attraverso l’inserimentodi un ascensore che permette alregista di muoversi in casa senza sforzieccessivi, <strong>La</strong> “distanza”, coltivata e desideratanegli anni, diventa implacabile isolamento.Qualche anno dopo, a <strong>La</strong>cco Ameno, lagiuria del Premio “Angelo Rizzoli” attribuisceproprio a Ludwig il massimo riconoscimentocome miglior film dell’anno.Finalmente si presenta un’occasione perufficializzare un amore così lungo. Le condizionifisiche del regista sono però peggiorate.<strong>Visconti</strong> rifiuta di pagare il prezzodell’esposizione alla luce dei riflettori.Sceglie il buio e il silenzio.Il terrore per il tempo che se ne va e l’avanzatabrutale delle regole che sovrintendonoal declino biologico accelerano,però, anziché placare, il suo furore creativo.Gira Gruppo di famiglia in un interno,una sfida coraggiosa per un leone feritoma pronto ancora a scendere nell’arenadel set. “Fu quasi un suicidio fisico” diceBaiocco, “alla fine delle riprese era stremato,la sua resistenza esaurita”Una caduta banale lo immobilizza su unasedia a rotelle. Il combattente subisce la

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