<strong>Ischia</strong>, Piazza degli Eori negli anni ’50.Uccisione del porco.rino dalla terraferma alle isole di <strong>Ischia</strong> eProcida fosse stato sviluppato già nel1926, i tempi per la sua attuazione nonerano, però, allora maturi, sia per lo statodella ricerca tecnica che per lo scarso sviluppoedilizio degli abitati cui l’impiantoera destinato e, non meno, per le speranzeche altre forme di energia, come quellaendogena, di cui l’isola era ricchissima,aveva pure aperto.A questo punto non è senza significato,anche ai fini di quella sinergia cui abbiamofatto cenno innanzi, soffermare lanostra attenzione sul sopraggiungere diun vasto programma di interventimesso a punto dalla Cassa per ilMezzogiorno nell’ambito di una politicadel credito e della incentivazione turisticapromossa dal nuovo Stato repubblicanocon investimenti pubblici e privati nellezone di maggiore interesse turistico eambientale del meridione d’Italia. Saràinfatti grazie ai fondi a tasso agevolatoelargiti da questo organismo e per interessamentodei politici di turno che ilcavo, imbarcato sulla nave posacavi“Aniene”, fu alloggiato in mare aTorregaveta e, nel giugno 1951, ne portò aterra, sulla spiaggia di Punta Molino, latestata alla tensione di 10.000 Volt.Preventivato per soddisfare le esigenzedell’isola per i prossimi 15-20 anni, doposoli quattro anni il cavo si avviava allasaturazione a motivo del rapido sviluppoturistico dell’isola, per cui nel 1957 funecessario progettarne un secondo che,con lo stesso sistema arrivò alla marina diSan Pietro con una tensione di 30.000Volt, anch’esso saturatosi in fretta per lestesse ragioni da richiedere più di unaintegrazione fino ai nostri giorni.Nel quadro della realizzazione dei servizi21
U’ ngign. Meccanismo per l’irrigazione.come momento decisivo per l’innesco disituazioni favorevoli allo sviluppo turisticovissuto dall’isola, va pure ricordato l’acquedottosottomarino, opera parimentisignificativa e di eccezionale portata storica,realizzata negli anni 1952-1958 dallaCassa per il Mezzogiorno e affidataall’EVI per la gestione delle reti, la qualeha assicurato all’isola il necessario rifornimentoidrico, prima di questa data affidatoall’erogazione di fonti locali, molto esiguee dislocate, ed alle navi-cisterna provenientidalla terraferma, da cui con autobottipassava ai depositi privati. Il suoarrivo sul piazzale aragonese di <strong>Ischia</strong>Ponte il 9 novembre 1958 fu una datamemorabile: il getto, fatto elevare perquaranta metri fu “come un inno di vitalità”edi liberazione.Per questa concomitanza di cause, l’agognatavalorizzazione non si lasciò attendere,facendo subito di <strong>Ischia</strong> un prodottocapace di generare la domanda turistica,con tutto quanto ne è conseguito in terminidi sviluppo ma anche in perdita di valorie di identità, soprattutto se si pensa chelo sviluppo non ha seguito né programmazioniné indirizzi di civiltà e di convivenzaumana.Affascinato dalla bellezza dei luoghi, d’intesacon l’amministrazione, incoraggiatodai fondi d’investimento, Rizzoli ampliò,con acquisizioni anche forzate, il programmadegli interventi, che si esteseroall’intero territorio comunale ed oltre.Infatti, nel giro di un pugno di anni (1951-’54) provvide non solo alla riqualificazionee all’ampliamento delle terme, ma anchealla realizzazione dell’albergo ReginaIsabella, al recupero della villa Arbusto,che funzionò da residenza privata, allasistemazione della piazza SantaRestituta.Più ambizioso il progetto che Rizzoli coltivavaper il resto dell’isola: trovandosi inpresenza di un territorio ancora tuttodisponibile, ne previde uno sviluppo turistico-alberghieroprogrammato, da affidaread una società mista, che potremmodefinire no profit, visto che ogni rendimentosuperiore al quattro per cento sisarebbe dovuto reinvestire nel programmadi sviluppo stesso. L’ipotesi non ebbeseguito per il rifiuto dei proprietari deinumerosi piccoli stabilimenti termali iquali temettero di scomparire ingoiati daun gigante: fu così che a Rizzoli rimaserosolo alcuni terreni a ridosso della baia deiMaronti, acquistati in previsione dellosfruttamento delle sorgenti di Olmitello eNitrodi, e l’hotel terme Manzi, nellaPiazza dei Bagni di Casamicciola, sito storicodel termalismo ischitano, che provvidea far ristrutturare in un attrezzatocomplesso per una clientela più esigentein quanto a servizi poiché, data la disgregatarealtà dei luoghi, non è mai riuscito aconiugarsi con una felice contestualizzazione.Intanto, mentre si continua a vagheggiareuna valorizzazione integrale mai coerentementeavviata, per assenza di adeguatepremesse, quanto realizzato a <strong>La</strong>ccoAmeno ha i suoi esiti immediati in pubblicizzazione,sviluppo economico, emulazione,per cui la vecchia agricoltura subisce
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