<strong>La</strong> terra trema! Dal cambiamento al caosIlia DeliziaQuando, nell’agosto 1945, venivano ricostituite,dopo una parentesi di unificazione,le sei municipalità dell’isola, la condizionesociale e ambientale in ciascuna diesse registrava aspetti e fenomeni propri,anche se accomunati da un’unica aspirazione:dare nuovo impulso all’economia,uscire dalla condizione di precarietà e diristrettezza imposte da una agricoltura incrisi, che costringeva ad una difficilesopravvivenza o ad abbandonare la propriaterra e a cercare, in molti casi, fortunaaltrove.<strong>La</strong> vita associata si trovava fortementeimpoverita dai postumi del catastroficoterremoto del 1883, dagli esiti di dueeventi bellici e dalla crisi ormai inarrestabile,anche per scelte politiche nazionali,della viticoltura che, da risorsa prevalente,si era ridotta ad attività di puro sostentamento.A fronte delle straordinarie risorse naturalie termo-minerali, le sei municipalitàaccusavano povertà di mezzi e di attrezzature,difficoltà o impossibilità a realizzare,ciascuna per proprio conto, unaqualche miglioria che desse nuovo impulsoal sistema economico e produttivo.Il termalismo e la pratica della villeggiatura,su cui pure si sarebbe voluto farleva, erano poca cosa, e comunque rimanevanolimitati a periodi brevi dell’anno ead ambiti circoscritti del territorio isolano,quelli rivieraschi o ad essi adiacenti,per la facilità di accesso e per la possibilitàdi soddisfare, contemporaneamente, leesigenze di tutti i membri di una famigliain vacanza: cure termali presso gli stabilimentiper chi era afflitto da qualche infermità,tuffi nelle limpide acque ed esposizioneal sole sulle bellissime spiagge perchi, invece, si risanava a contatto con lanatura.Le domande più pressanti, che aspettavanorisposte non più prorogabili, eranoquindi rivolte al lavoro e alle possibilialternative che questo poteva avere suun’isola dove i collegamenti, interni e conla terraferma, erano precari, dove le strutturebalneo-terapiche o non erano adeguateai tempi o si trovavano abbandonate,se non addirittura assenti; dove l’approvvigionamentoidrico costituiva unaffannoso problema e dove l’elettrificazioneavveniva in maniera discontinua eintermittente.Per contro, è proprio quell’arcaismosognante da cui è assente ogni forma diindustrializzazione, è quella condizione diluogo incontaminato, che si fa generosoper esperienze a volte anche trasgressive,che porta in <strong>Ischia</strong> personaggi in cerca di“oasi-rifugio”, i quali indubbiamente contribuisconoa dare notorietà ai luoghi, manon è motivo per innescare processi di sviluppo.Piuttosto, questo obiettivo impegna laparte più attiva della società civile ischitana,la quale si adopera, nell’immediatodopoguerra, a determinare con ognimezzo le possibilità di una svolta, nellaconsapevolezza delle peculiarità dell’isolae delle sue non utilizzate o male utilizzaterisorse. L’individuazione di un possibilesviluppo e le modalità di programmarlo edi attuarlo impegnano attivamente unmanipolo di uomini, di cui alcuni moltogiovani, i quali, provenienti dal cattolicesimomilitante, danno impulso a nuoveforme di aggregazione sociale, come icomitati civici ed altro, fermentando nell’opinionepubblica la fiducia nel cambiamentoe facendosi spesso portavoce pressole nuove istituzioni di iniziative che19
Donna con la “conocchia”.interessano la collettività.Questo movimento di opinione che nascedalla base trova valido riferimento nel giàcostituito Centro Studi sull’Isola d’<strong>Ischia</strong>che, sorto nel 1944, in pieno clima bellico,per iniziativa di una élite di studiosi e cultoridi varie discipline, guidati dall’autoritàculturale e dalla sapienza scientificadi Paolo Buchner, sotto la presidenza dell’instancabileagitatore di coscienze,mons. Onofrio Buonocore, si proponevanon solo di promuovere e sviluppare studisul passato dell’isola per far crescere laconoscenza delle proprie radici ma anchestudi per una migliore riorganizzazionedel presente, onde rendere consapevolidelle possibilità che <strong>Ischia</strong> aveva ad usciredall’immobilismo e tentare con ognisforzo il cambiamento.Certo è che la parola che circola sullabocca di molti è: valorizzazione; nonsaprei dire se al momento fosse qualcosadi più di una pura espressione letterale,tanto essa si è trovata, per i modi e leforme in cui si è attuata, in fretta travoltadagli eventi diventando, per contro,responsabile dell’alterazione degli equilibrinaturali e antropici, della perdita dellaqualità della vita e di quant’altro.Già nel l939 lo Stato, consapevole dellepeculiarità tettonico-naturalistiche dell’isolae della estrema dislocazione sul territoriodei suoi piccoli insediamenti, avevapresa l’iniziativa di istituire un ente specialeper la valorizzazione dell’isola (EVI)- allora amministrazione unica - il quale,oltre alle funzioni di azienda autonoma dicura e soggiorno di <strong>Ischia</strong> e Casamicciola,le due uniche località di fatto organizzateper accogliere un turismo curativo e stanziale,avrà assegnati compiti più vasti,indirizzati appunto ad una equilibratavalorizzazione dell’intero territoriomediante iniziative di promozione anchenel campo dei servizi generali, come strade,adduzione di acqua potabile, elettrificazione,piani territoriali.Nel bene come nel male l’EVI si troverà,fino al 1972, coinvolto in tutte le iniziative,quelle mancate e quelle condotte abuon fine, che riguardano l’isola ma, datoil clima di conflittualità o di reciproco travalicamento,esso finirà per esplicaresenza contrasti solo un’azione di propagandaturistica che troverà in “Lettera da<strong>Ischia</strong>”, la rivista fondata nel 1957 da unpiccolo gruppo di giornalisti e intellettualicostituitisi come divulgatori delle bellezzee delle prerogative dell’isola nel mondo,diretta da Giacomo Deuringer, e nel 1963assunta dall’Ente, la più valida testimonianza.Spetta dunque ad una sinergia di congiunturela storica “svolta” dell’isola, laquale, come in tutte le narrazioni che sirispettino, ha i suoi eroi e i suoi pionieri.Come si sa, il cambiamento si offrì all’isolacon i primi interventi di Angelo Rizzolia <strong>La</strong>cco Ameno (1951-’54), i quali maiavrebbero potuto concretarsi senza quellavolontà di cambiamento di cui abbiamofatto cenno e senza che avesse trovatasoluzione la realizzazione di alcuni servizisociali, di cui si parlava e si programmavagià da alcuni anni. Mi riferisco alla posadel cavo elettrico per fornire di energiasufficiente tutti i luoghi dell’isola, allamessa in opera della condotta idrica sottomarina,che addusse acqua potabile agliabitanti dei diversi versanti, mettendofine a privazioni, disagi, difficoltà atavicheed oggettive.Sebbene il primo progetto per addurreenergia elettrica attraverso cavo sottoma-
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