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Gli Anni verdi Luchino Visconti a Ischia - La Rassegna d'Ischia

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cinematografico.“Ho conosciuto <strong>Visconti</strong> verso la fine deglianni Quaranta” racconta Salvatored’Ambra, enologo, figlio di quella famigliad’Ambra, nota per essere antica produttricedi pregiati vini locali. “Eravamo inspiaggia. Lui mandò avanti CesarePavani con cui soggiornava in un albergodi <strong>Ischia</strong> Porto. Allora il litorale di <strong>Ischia</strong>Porto era una spiaggia larga e lunghissima,senza soluzione di continuità. Di solito<strong>Visconti</strong> restava lontano dalla riva;prendeva una sedia e restava lì, conun’immancabile paglietta bianca in testaad osservarci”.“Pur essendo poco più che ragazzi, sapevamogià chi era” continua d’Ambra, “personalmenteme ne aveva parlato MimìManzon, descrivendolo come un registaformidabile e coraggioso. <strong>La</strong> sua visita ad<strong>Ischia</strong> non fu perciò una sorpresa”.Attraverso Salvatore, <strong>Visconti</strong> viene incontatto con tutta la famiglia d’Ambra, dicui rimarrà amico intimo fino alla fine. Inparticolare stringerà un’intesa profondissimacon Iolanda d’Ambra, una dellesorelle di SalvatoreIolanda d’Ambra proviene da una famigliaagiata. Ama la musica, il teatro, l’arte.<strong>La</strong> divertono le feste, i balli, ma nonconduce una vita frivola e vuota, cometante “figlie di famiglia”. E’ una conversatriceamabile, una donna simpatica edestroversa, un anfitrione superbo per<strong>Visconti</strong> e i suoi amici più o meno illustri .Non è bella, ma è dotata di gusto e grandepersonalità. Soprattutto, come ricorda suofratello, “era una giovane donna senzamarito che sapeva farsi i fatti suoi”.Rispettosa, dunque, dei segreti e delleombre del suo amico famoso.Con Iolanda, <strong>Visconti</strong> scopre l’isolad’<strong>Ischia</strong>, le zone di luce e gli anfratti piùombrosi. Girano in lungo ed in largo il territorioe <strong>Visconti</strong>, anno dopo anno, non riescea fare a meno, ogni qualvolta verrà ad<strong>Ischia</strong>, di chiamare l’amica. L’affinità tra idue sembra strepitosa. Se per <strong>Luchino</strong>Iolanda provò di certo una potente infatuazione(il regista era allora un uomobellissimo e pieno di charme), <strong>Visconti</strong>ritrovò in Iolanda quasi una figura familiare,una “sorella ischitana”. <strong>La</strong> stessafamiglia d’Ambra (cinque sorelle e tre fratelli)evocano l’attaccamento tutto “viscontiano”al fantasma della famiglia. Come sidirà molti anni dopo in occasione dell’uscitadi Gruppo di famiglia in un interno,nella psicologia del regista proliferano ifantasmi della “famiglia” come conservata,perduta e reintegrata. <strong>La</strong> famiglia checresce, muore e in fondo resta immortale.<strong>Visconti</strong> farà da testimone di nozze aClara d’Ambra e un’altra sorella, Lena,riuscirà perfino a trascinarlo ad una cenadi beneficenza organizzata dalle “dame dicarità” locali. Serata dalla quale, si dice,uscì piuttosto “provato”.Per circa trent’anni <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> eIolanda d’Ambra portano avanti quelloche sembra un perfetto idillio basato sul“con te e senza di te”. Un idillio che concedevaa ciascuno generose porzioni di compagnia,fiducia totale in caso di bisogno,una ragionevole affidabilità e moltissimitrasporti trascendenti. Il tutto con ampiee lunghissime pause (dovute alla forsennataattività professionale del regista).Entrambi restano assolutamente rispettosidelle costosissime lezioni e degli errorivividamente catalogati nella loro vita diadulti liberi e anticonformisti.In questi lunghi anni lui può sempre contaresulla complicità di Iolanda. Per chiac-chierare cordialmente nelle serate passatea “Villa Rosica”, per osservare i primitimidi turisti passeggiare per le stradinedell’isola nei lunghi e silenziosi pomeriggiestivi, per accogliere la moltitudine diospiti che, in assenza del Maestro, raggiungevano<strong>Ischia</strong> e di cui Iolanda dovevaassecondare i desideri come attutirne leintemperanze. Scaccia vicini ficcanaso,ex-amichetti ed ex-amichette, spesso solovecchie nemesi arrivate per riconciliarsicol ‘Genio’. Lo accompagna a far spese,dall’antico soprammobile che sta tantobene nella sua nuova casa alla cravatta daregalare all’amore “in carica”. Quelli chepossono sembrare atti rituali o sentimentivuoti non erano, in realtà, né vuoti, nérituali. Erano veri atti e veri sentimenti.Alla resa dei conti, quando <strong>Visconti</strong> è giàmalato, Iolanda va a trovarlo nella suadimora foriana, o addirittura a Roma, nell’abitazionedi via Fleming. Entrambi avevanovissuto avventure e dolori, entusiasmie disperazioni, tutta una scatola diingranaggi e disingranaggi della vita.Fondamentalmente, però, si trattavadelle stesse persone che si erano conosciutealla fine degli anni Quaranta. Solo cheadesso erano collocati in un diverso equilibrio:stessi pianeti, orbite differenti,stesso sistema solare.Non fu amore, è vero. Non proprio. Ma piùvicino all’amore della merce malaticciache la maggior parte delle persone coniugatedistribuisce con parsimonia.L’affetto speciale per Iolanda d’Ambradiventa l’anello di congiunzione tra il registae colui che sarà l’altro grande amicoischitano: Tonino Baiocco.L’incontro avviene quasi per caso verso lafine degli anni Cinquanta. E’ lo stessoBaiocco a raccontarlo.

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