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18 - Hiram n.2/2016<br />
grandeoriente.it<br />
Parole semplici per formare una lingua magica, parole semplici<br />
che si rifiutano di farsi mettere in riga, parole ribelli come quei<br />
bambini che scappano a piedi nudi e sono quasi imprendibili.<br />
Parole semplici che devono essere usate come i pezzi di un immenso<br />
lego, montate e rimontate, in maniera che l’artigiano<br />
della parola le possa allineare e far convergere. D’altronde la<br />
vera eloquenza consiste, con parole semplici, nel dire il necessario<br />
e soltanto il necessario.<br />
Parole semplici, parole appassionate, parole misurate: la perfezione<br />
di un orologio non è nella rapidità del suo moto, ma<br />
nella sua esattezza.<br />
È con parole semplici, grazie ad una chimica singolare dell’intelligenza,<br />
cercando di mescolare poesia, sensibilità, nostalgia<br />
e speranza che si possono forse presagire con lucidità i tratti<br />
del nostro confuso e desolato paesaggio spirituale.<br />
La semplicità si accompagna, e non solo per gli apprendisti,<br />
con l’umiltà, l’umiltà nei comportamenti, nelle azioni di ogni<br />
giorno, l’umiltà del dubbio, non la vanità del dubbio: il dubbio<br />
è quella cosa che quando la si ha, si pensa di non averla. Umiltà<br />
e semplicità sono due fonti della stessa sorgente e non casualmente<br />
Alda Merini aveva sposato il connubio semplicitàumiltà:<br />
«Mi piacciono quelli che hanno la carne a contatto con<br />
la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità,<br />
lì c’è amore».<br />
Credo che la semplicità si accompagni anche con la curiosità,<br />
con l’atteggiamento di chi non ha paura dei mari più vasti. Einstein<br />
diceva di sé: «Io non sono un genio, sono solo curioso.<br />
Faccio molte domande, e quando la risposta è semplice, allora<br />
vuol dire che Dio sta rispondendo». La curiosità è una dote<br />
grande, e bisogna sempre avere in tasca la bussola della curiosità<br />
per rubare granelli di sabbia alla furia del vento, e per<br />
conferire un senso alla nostra vita instancabilmente curiosa e<br />
aperta. Non sono forse le piccole cose, gli sguardi, i volti, i sorrisi,<br />
le carezze, non è forse accordando la storia di un paese con<br />
la p minuscola con la storia del paese con la P maiuscola, non<br />
sono forse le lectiones minimales, non sono forse queste cose<br />
che fanno una rivoluzione e cambiano il mondo?<br />
Per chi si fonda sulle sottigliezze della mente e sulle intuizioni<br />
del cuore, compiacersi del semplice è di anime grandi, e la<br />
santa semplicità è un punto di partenza e di arrivo unitamente<br />
alla buona fede e alla dignità, e cercare di mostrarsi, e cercare<br />
di esserlo davvero, sereni e semplici, «è l’arte suprema del<br />
mondo» (S. Esenin).<br />
In effetti le rivoluzioni più sovversive sono quelle delle piccole<br />
cose che poi sono quelle che cambiano tutto.<br />
Se è vero ciò che sostiene Corrado Alvaro, che il calabrese vuole<br />
essere parlato, allora vuole essere parlato anche l’emiliano-romagnolo,<br />
e vuol essere parlato col cuore: «solo così potremo<br />
trovare consolazione alla nostra solitudine» (Liu Changyuan).<br />
La semplicità ricca di densità è uno dei modi per toccare con<br />
mano che noi siamo un’élite della sensibilità, come ha di recente<br />
sottolineato il Gran Maestro Stefano Bisi. Il nostro è un<br />
laboratorio dove si cesellano le opinioni e i racconti, fino a farli<br />
diventare semplici, limpidi, condivisi, amati, come il pensiero<br />
del poeta e monaco buddista vietnamita Thich Nhat Hanh:<br />
com’è fresco il soffio del vento,<br />
la pace è ogni passo,<br />
e fa gioioso il sentiero senza fine.<br />
Sorridi, respira e vai piano.<br />
Noi ora siamo in un’antica società segreta senza segreti in una<br />
casa di vetro fra le più trasparenti al mondo: e questa è una<br />
straordinaria innovazione! Non è forse vero, come dicevano i<br />
nostri nonni contadini, che il seme deve sentire il suono delle<br />
campane? Perciò i nostri nemici non riusciranno mai più a rimettere<br />
il genio nella lampada.<br />
Tutto ciò accade in un’Europa che mostra costantemente il suo<br />
vuoto spirituale, la sua progressiva perdita di identità.<br />
A tutti coloro che intendono negarci, per dirla con Giorgio Bertani,<br />
«il titolo di esseri umani per legittimare la distruzione<br />
della cultura occidentale, per velare col drappo nero della<br />
morte, finalità economiche e geopolitiche», allora forse è opportuno<br />
– col metron che ci pertiene come persone allevate<br />
dalla cultura della Grecia classica – ricordare l’aforisma di Chesterton:<br />
«Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono:<br />
essi lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono<br />
essere uccisi».<br />
Bibliografia<br />
P. Hadot, Plotino e la semplicità, Einaudi, Torino 1999;<br />
J. Lane, Elogio della semplicità, Il Libraio delle Stelle, Velletri 2006;<br />
J. Maeda, Le leggi della semplicità, Bruno Mondadori, Milano 2006;<br />
F. Gallucci, La strategia della semplicità, EGEA, Milano 2009;<br />
A. Grun, Vivere con semplicità, Queriniana, Brescia 2012;<br />
D. Loreau, L’arte della semplicità, Vallardi, Milano 2012;<br />
A. Jollien, Abbandonarsi alla vita. Sulla semplicità, Qiqajon, Milano 2013;<br />
M. P. Alberzoni, Santa povertà e beata semplicità, Vita e Pensiero, Milano<br />
2015.