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Libertà e diritti. Cosa minaccia l’Europa? 45<br />
miscuità di più culture (ad esempio, culture locali e culture immigrate)<br />
in un certo territorio sia di per sé garanzia di mantenimento<br />
delle identità culturali. Il pluralismo che fonda la<br />
tolleranza, persino questa idea, è un’idea non universale; ci sono<br />
altre – molte altre – concezioni del mondo che non accettano<br />
nemmeno l’idea della semplice coesistenza, poiché non ritengono<br />
giusto condividere la struttura filosofica della simmetria<br />
su cui si fonda il concetto di tolleranza. Inevitabilmente contingente<br />
a questo concetto è un elemento strumentale alla possibilità<br />
stessa di questa pratica civile: la reciprocità come<br />
strumento negoziale del principio di tolleranza. In determinate<br />
circostanze, quindi, anche il principio di tolleranza non appare<br />
più applicabile con successo ed entra severamente in crisi, specie<br />
quando le istituzioni pubbliche non riescono a trovare una valida<br />
alternativa. Il problema non è l’intransigenza di uno strumento<br />
illuministico, poiché da un lato la democrazia liberale dice che<br />
occorre essere criticamente disponibili, dall’altro sostiene che<br />
l’unica cosa non negoziabile sia l’uso della violenza. Risulta<br />
chiaro che la crisi si diffonde quando la non negoziabilità di valori<br />
non violenti entra in conflitto con la non negoziabilità di valori<br />
fatti valere con la violenza. L’illuminismo liberaldemocratico<br />
entra completamente in crisi di fronte a ciò; e questo dilemma<br />
indecidibile provoca un collasso istituzionale. L’antieuropeismo<br />
di molti europei non è contro l’identità europea e nemmeno contro<br />
i diritti di molti individui, cittadini e residenti, che vivono in<br />
Europa. Ciò che è contrario alla stessa idea di Europa non è il<br />
concetto di identità europea, e nemmeno quello di diritti. Ciò<br />
che è contrario all’idea di Europa è quel senso di autodistruzione<br />
percepito dagli europei, quel senso di rinuncia e soprattutto di<br />
inafferrabilità della realtà attuale. Questo senso diffuso di angoscia<br />
non chiede certezza, perché il dubbio è la chiave della ragione<br />
occidentale. Questo senso diffuso chiede solo un<br />
rischiaramento di un orizzonte oscuro e sempre più opaco:<br />
chiede chiarezza per il futuro – cosa ben diversa della certezza, e<br />
perfettamente coerente con la ricerca di un cammino verso una<br />
direzione chiara. Sia chiara la direzione per tutti, ciascuno trovi<br />
la sua strada.<br />
La società umana è ben lungi dall’esser perfetta. Per questo, il<br />
cammino verso il miglioramento umano in questo difficile<br />
mondo non è (né potrà mai essere) un compito politico, né giuridico.<br />
È un compito innanzitutto interiore, apparentemente poco<br />
normativo ma sostanzialmente molto più potente di qualsiasi<br />
sistema politico: tendere verso una dimensione migliore è<br />
un’idea umana, molto umana – eppure non troppo umana.<br />
Come idea, essa è praticabile. Per questo tale idea, del tutto spirituale<br />
e introspettiva, ha una natura esperienziale. Pur coltivandosi<br />
necessariamente all’interno di ogni anima, l’aspirazione di<br />
ogni anima è di riuscire a essere colta da tutte quelle che a essa<br />
sono legate, da concreti sentimenti di appartenza e di unione.