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48 - Hiram n.1/2016<br />
grandeoriente.it<br />
Con la creazione dello Schiller Institute, un centro studi, un thinktank<br />
e un centro di gravità politico e filosofico attorno al quale si<br />
raccolgono autori, studiosi e critici operanti su problematiche di<br />
interesse socio-politico, ma soprattutto con le nuove possibilità<br />
offerte dalle reti telematiche, la critica di LaRouche si è aperta a<br />
nuove e più complesse istanze di carattere sia storico-filosofico<br />
che geopolitico, allontanandosi dall’originario agone politicopartitico<br />
statunitense in cui LaRouche aveva mosso i primi passi<br />
(e al quale, a onor del vero, egli non rinuncerà mai di intervenire).<br />
Una parte non trascurabile degli scritti di LaRouche e del<br />
gruppo ad egli afferente è dedicata a problemi di carattere storico<br />
e filosofico, in particolare alla contrapposizione tra aristotelismo<br />
e platonismo, intese sia come scuole di pensiero filosofico<br />
che come contrapposte visioni della realtà – la prima, denuncia<br />
LaRouche, un mero empirismo materiale e dunque potenzialmente<br />
al servizio di possibili poteri occulti, e l’altra una prospettiva,<br />
quella micro-macrocosmica platonica di verità obiettiva e<br />
incontestabile, votata al bello e al concetto di giustizia – dalle<br />
quali nel mondo occidentale sarebbero derivate contrapposte e<br />
antitetiche dottrine politiche. Tutta o per lo meno buona parte<br />
della storiografia larouchiana si è sviluppata lungo questa ordinata,<br />
un modello interpretativo applicabile diacronicamente all’analisi<br />
di diversi periodi storici e problematiche socio-politiche,<br />
non tanto differentemente da quanto fa la storiografia marxista<br />
con il concetto di contrapposizione sociale e di lotta di classe.<br />
Old acquaintances, vecchie conoscenze: il pregiudizio<br />
anti-massonico.<br />
Benché l’anti-massonismo non possa definirsi forse l’elemento<br />
di maggior rilievo del pensiero di LaRouche, attacchi alla massoneria<br />
e un generale pregiudizio nei confronti dell’istituzione<br />
massonica appaiono sovente negli scritti di quanti si riuniscono<br />
attorno allo Schiller Institute o si riconoscono nel pensiero del<br />
suo fondatore. Abbandonata in gran parte la veemenza linguistica<br />
e il livore ideologico dell’anti-massonismo classico (quello<br />
di un Leo Taxil, per esempio), l’attacco alla massoneria sferrato<br />
da LaRouche si inserisce in un contesto di esegesi storica ampia<br />
e articolata (anche se invero scientificamente molto discutibile<br />
rouche: Fascism Restyled for the New Millennium, Red Letter Press, Seattle,<br />
WA, 2003. Tra le varie accuse mosse contro LaRouche è compresa<br />
una sia pur temporanea vicinanza con il famigerato Ku Klux Klan e alla<br />
Liberty Lobby, un gruppo di pressione politica conservatrice e con simpatie<br />
filo-naziste.<br />
e tecnicamente molto carente) che pone come oggetto della propria<br />
indagine il continente europeo, l’Inghilterra e gli Stati Uniti,<br />
in un arco cronologico amplissimo, tra il XV e il XVIII secolo, oltre<br />
a una pletora di problematiche filosofiche incentrate nella contrapposizione<br />
tra platonismo e aristotelismo. Non è a proposito<br />
dell’Inghilterra della prima metà del ’700 o delle sue colonie in<br />
nord America che la storiografia larouchiana chiama in causa la<br />
massoneria e i suoi presunti piani destabilizzanti, ma – bisogna<br />
dire in maniera alquanto sorprendente – la veneziana Repubblica<br />
Serenissima, tra XIV e XVI secolo uno dei più piccoli ma al<br />
contempo economicamente capaci e diplomaticamente forti<br />
soggetti politici dell’Europa dell’epoca. Dotata di un sistema coloniale<br />
sui generis costituitosi tra il X e l’XI sotto il dogado di Pietro<br />
Orseolo II e fatto di piccole isole, porti e zone franche<br />
semi-indipendenti o sotto diretto governo veneziano sparse<br />
lungo tutto l’Adriatico orientale e progressivamente allargatosi<br />
verso meridione, la Repubblica del Leone divenne una delle<br />
maggiori potenze di terra nel nord Italia a seguito ad una serie<br />
di eventi geopolitici in gran parte indipendenti dalla sua volontà<br />
ma a suo favore saggiamente fatti declinare 4 .<br />
L’acquisizione di potere territoriale, che di fatto si dimostrò nel<br />
tempo un punto di debolezza per una potenza nata e cresciuta<br />
– non solo metaforicamente parlando – in mezzo al mare e grazie<br />
al mare, contribuì ad acuire lo scontro tra la Serenissima e le<br />
grandi potenze di terra – in primis la Francia e la Spagna – e i<br />
suoi nemici di più lunga data, in particolare i duchi di Austria,<br />
interessati da secoli ad aprirsi un corridoio verso il mare. L’isolamento<br />
politico in Europa, da una parte, e l’ascesa dei nuovi signori<br />
di Costantinopoli, gli Ottomani, avrebbe costretto la<br />
Serenissima a stringere legami solidi con l’Inghilterra e a divenirne<br />
fedele partner commerciale 5 . Il legame tra Venezia e Londra<br />
si sarebbe tradotto – suggeriva già anni or sono Gerry Rose,<br />
uno dei più prolifici autori della scuola di pensiero larouchiana<br />
– in un takeover, ossia in una conquista da parte della Serenissima<br />
delle menti e della volontà della nobiltà e della corte inglesi,<br />
operazione resa possibile per il tramite sia del sistema<br />
4<br />
Su Venezia e l’allargamento del cosiddetto “stato da terra” si veda<br />
John Julius Norwich, A History of Venice, Random House, New York,<br />
1989, pp. 279-389.<br />
5<br />
Vedi Gerry Rose, “How the Venetian Took Over England and Created<br />
Freemasonry” Conference Address, Schiller Institute Conference, 1993,<br />
poi pubblicato in The American Almanac, 29 novembre 1993 –<br />
http://american_almanac.tripod.com/venfreem.htm.