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50 - Hiram n.2/2016<br />
grandeoriente.it<br />
delle altrettante assurde quanto sorprendenti affermazioni formulate<br />
in ambito storiografico da LaRouche e dai suoi sostenitori,<br />
quanto di seguire a ritroso e al contempo percorrere le<br />
diramazioni del filo rosso di quella che potremmo chiamare l’ipotesi<br />
larouchiana del “Venetian Party”, un piano ordito dal patriziato<br />
veneziano e dalle alte sfere del potere repubblicano<br />
serenissimo, ai quali si dovrebbero attribuire la nascita sia della<br />
Riforma protestante e della sua controparte, la Controriforma cattolica,<br />
che la genesi del Rosacrucianesimo e, non di meno, della<br />
massoneria. L’ipotesi della scuola storica – se così vogliamo definirla<br />
– di LaRouche potrebbe tranquillamente esser accantonata<br />
o riclassificata in termini di narrazione onirico-fantastica. Dalla<br />
prospettiva della storia massonica e soprattutto della storia dell’anti-massonismo,<br />
quella del “Venetian Party” rappresenta tuttavia<br />
una nuova e inaspettata elaborazione del pregiudizio, una<br />
“nuova frontiera” dell’odio contro la libera muratoria, un tentativo,<br />
l’ennesimo, di trovare ed esporre al pubblico ludibrio un<br />
capro espiatorio.<br />
Venezia, ipotesi (e illazioni) circa un complotto deistico-oligarchico<br />
Al di là delle numerose incertezze che ancor oggi gravitano circa<br />
la nascita della massoneria e più in particolare attorno al processo<br />
di graduale trasformazione delle gilde di lavoro muratorio<br />
in logge speculative, uno dei dati comunemente condivisi è che<br />
tale passaggio trovò una sua prima manifestazione nella prima<br />
metà del ’700 – il già mentovato 24 giugno del 1717 – e dunque<br />
agli albori dell’illuminismo europeo. Sul far del 1700 la repubblica<br />
dei Dogi stava continuando un percorso di graduale declino,<br />
la parte discendente della sua parabola storica che si<br />
sarebbe conclusa a fine secolo (il 12 maggio 1797), nel fragore<br />
di un esercito, quello francese-rivoluzionario, attestatosi a pochi<br />
chilometri dalla città e pronto ad invaderla. Con la conquista francese<br />
della città e l’ammaino della vessillo repubblicano, la città<br />
si preparava a divenire merce di scambio nelle trattative – e soprattutto<br />
nelle contese – austro-francesi, abbandonata, come<br />
spesso era successo, da tutte le potenze europee. Immaginare<br />
un ruolo attivo di Venezia nella nascita della massoneria inglese<br />
– un’istituzione che peraltro il governo serenissimo certo non favorì<br />
mai – è a dir poco arduo. Per poter dar ragione di tale (assurda)<br />
ipotesi, la scuola storica di LaRouche muove da premesse<br />
cronologicamente molto più alte, da quel fatidico periodo a cavaliere<br />
tra XV e XVI secolo che vide la repubblica del leone alato<br />
non solo al massimo della propria potenza economico-militare<br />
con l’acquisizione, tra l’altro, di buona parte degli ex-territori dei<br />
Visconti (con esclusione di Milano), ma anche in uno dei momenti<br />
culturalmente più vivaci, con lo sviluppo dell’ateneo patavino<br />
(veneziano dopo la conquista di Padova) e in città con la<br />
presenza di un nutrito gruppo di intellettuali, grazie ai quali Venezia<br />
si inserì in un contesto internazionale scientifico-filosofico,<br />
in tal senso ovviando, ovviamente in maniera molto parziale, al<br />
sostanziale isolamento politico che per secoli aveva caratterizzato<br />
la vita della repubblica. Tra questi, menzioniamo Francesco Zorzi<br />
(1466-1540), religioso francescano, teologo, neo-platonico e rinomato<br />
leader degli studi sulla Cabala cristiana 7 ; ma soprattutto<br />
Paolo Sarpi (1552-1623), anch’egli religioso (padre servita) e teologo,<br />
come anche scienziato e storico, il vero vincitore di quella<br />
contesa dottrinale-politica tra Repubblica Serenissima del doge<br />
Leonardo Donà e Stato della Chiesa controriformata di papa<br />
Paolo V, meglio nota come “Guerra delle Scritture” scoppiata nel<br />
1606 a seguito dell’interdetto cattolico nei confronti di tutti i cittadini<br />
e territori della repubblica dei dogi 8 .<br />
Secondo la teoria larouchiana del “complotto veneziano”, lo spirito<br />
liberale dello stato veneto e la sostanziale indipendenza<br />
anche delle istituzioni religiose veneziane (ad eccezione dei gesuiti,<br />
dei cappuccini e dei teatini) avrebbero spregiudicatamente<br />
agito su due versanti opposti, come già accennato, nella fattispecie<br />
quello della riforma protestante (Venezia, è vero, ospitava comunità<br />
di tedeschi e alcune delle posizioni teologiche del Sarpi<br />
potevano forse apparire non sgradite agli scismatici) e, di converso,<br />
nel campo della Controriforma cattolica e più in particolare<br />
nel Concilio di Trento.<br />
7<br />
È recentemente apparsa per i tipi di Bompiani una rigorosa edizione<br />
di Francesco Zorzi, L’armonia del mondo, a cura di Saverio Campanini,<br />
testo latino a fronte, Milano, Bompiani, 2010. A Zorzi Campanini ha dedicato<br />
numerosi studi monografici tra cui Francesco Giorgio’s Criticism<br />
of the Vulgata: Hebraica Veritas or Mendosa Traductio? in G. Busi (ed.),<br />
Hebrew to Latin, Latin to Hebrew. The Mirroring of Two Cultures in the<br />
Age of Humanism, «Berlin Studies in Judaism» 1, Torino, Nino Aragno<br />
Editore, pp. 206-231.<br />
8<br />
La “Guerra delle Scritture” tra Venezia e la Chiesa credo possa esser<br />
considerata una delle prime e più raffinate contese di carattere teologico<br />
tra stati e soprattutto una delle più coraggiose e fiere affermazioni<br />
di libertà di uno stato sovrano da parte di ingerenze esterne. Tra i numerosi<br />
studi si evidenziano gli studi di Ivone Cacciavillani, Paolo Sarpi.<br />
La guerre delle scritture del 1606 e la nascita della nuova Europa, Fiore,<br />
Venezia, 2005.