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Federico Cinelli<br />
L’Ars Memoriae<br />
Un’antica pratica massonica<br />
L’Ars Memoriae e la Massoneria<br />
Siamo sul finire del XVI secolo, più esattamente nel giorno 28<br />
dicembre 1599, quando William Schaw, Maestro delle Opere<br />
della Corona di Scozia e Sorvegliante Generale dei Costruttori,<br />
firma i suoi Secondi Statuti validi per tutti i massoni presenti<br />
sul territorio scozzese. Con questo documento, che consta di<br />
quattordici statuti separati alcuni dei quali specificatamente riferiti<br />
alla Loggia Madre di Kilwinning, cerca di mettere ordine<br />
all’interno del complesso territorio burocratico delle maestranze<br />
di sua pertinenza. Tra le attribuzioni di autorità territoriale<br />
e le varie funzioni amministrative, compare tuttavia, come<br />
raccomandazione per gli ufficiali di Loggia, il compito di assicurarsi<br />
che tutti i compagni e gli apprendisti si addestrino<br />
nell’Arte della Memoria (tak tryall of the art of memorie). Questo<br />
semplice e fuggevole riferimento può giustamente passare<br />
inosservato ad un lettore moderno, propenso a scambiarlo per<br />
un semplice riferimento all’importanza di memorizzare dati e<br />
regolamenti necessari per adempiere la burocrazia e sapersi<br />
muovere correttamente attraverso la selva amministrativa.<br />
Questo stesso riferimento ha tuttavia suggerito una diversa<br />
prospettiva allo studioso scozzese David Stevenson, autore di<br />
The Origins of Freemesonry, che, riguardo a questo passo, ci<br />
comunica:<br />
Se fu in parte l’arte di Bruno che Schaw rese nota ai massoni,<br />
allora esso stava cercando di impiantare elementi<br />
di un culto segreto ermetico nel mestiere massonico,<br />
con l’arte della memoria intese portare un avanzamento<br />
spirituale ed una conoscenza del divino 1 .<br />
1<br />
David Stevenson, The Origins of Freemesonry – Scotland’s century,<br />
1950-1710, Cambridge University Press, Cambridge 1988, p. 95.<br />
L’Arte della Memoria, specialmente nella sua veste bruniana,<br />
rappresenta dunque per lo studioso scozzese uno dei primi<br />
elementi attraverso cui la ricerca spirituale e speculativa dovette<br />
innestarsi sulla tarda massoneria operativa.<br />
Ma cos’è l’Arte della Memoria? Essa possiede una lunga storia<br />
che affonda le proprie radici nell’antichità classica, ed il cui più<br />
antico cultore, stando alle notizie forniteci da Cicerone, sarebbe<br />
da individuare nel lirico Simonide di Ceo (556 a.C. - 468 a.C.).<br />
Nonostante ciò, storicamente è solo a partire dal De Memoria<br />
di Aristotele che siamo in grado di rinvenire i primi fondamenti<br />
di questa tecnica, sviluppati successivamente nel De Oratore<br />
di Cicerone e nel De Institutione Oratoria di Quintiliano. A questo<br />
iniziale stadio del suo sviluppo l’arte mnemonica costituiva<br />
una vera e propria tecnica essenziale per la retorica, grazie a<br />
cui l’oratore era capace di ricordare sempre più efficacemente<br />
ampie ed articolate arringhe avvalendosi di un semplice espediente:<br />
egli si esercitava ad escogitare, secondo suo arbitrio,<br />
dei luoghi immaginari all’interno dei quali avrebbe successivamente<br />
collocato delle immagini, a loro volta collegate per<br />
associazione ai fatti o ai concetti che intendeva esporre nelle<br />
sue allocuzioni. In questo modo la memoria naturale risultava<br />
corroborata da quella artificiale, acquisita mediante l’impiego<br />
di questi luoghi ed immagini. Tale pratica, legata strettamente<br />
alla concezione romana di amministrazione della res publica,<br />
entrò in declino con la caduta dell’Impero, e venne riscoperta<br />
solo nella Media Aetas grazie alla meditazione di Alberto<br />
Magno e del suo discepolo Tommaso d’Aquino, i quali, fondendo<br />
la tradizione aristotelica a quella ciceroniana, teorizzarono<br />
una possibilità ulteriore di potenziare e perfezionare la<br />
memoria attraverso quest’arte. Sarà dunque a partire dal Trecento<br />
che un’ampia trattatistica di mnemotecnica si diffonderà