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Economy Luglio 2017

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stimenti online che consentono di finanziare<br />

i capitali di rischio delle imprese ricevendo<br />

in cambio quote e partecipazione societarie)<br />

sono proliferati.<br />

Banche, il nemico è alle porte<br />

«Oggi si possono investire fondi in startup<br />

avendo in cambio partecipazioni a capitale<br />

di rischio in base ad una semplice e diretta<br />

presentazione on-line del prodotto e del modello<br />

di business – spiega Giorgio Martelli,<br />

fondatore di MotusQuo, una piattaforma di<br />

P2P lending da poco affacciatasi sul mercato<br />

italiano – si può decidere di contribuire<br />

alla produzione di un bene o di un servizio.<br />

Si può decidere di prestare il proprio denaro<br />

negoziando direttamente il tasso di ritorno<br />

ed i tempi e le modalità di restituzione. Lo si<br />

può prestare ad un privato o ad una azienda.<br />

Si può contribuire ad acquistare un immobile<br />

o a liquidare anticipatamente una fattura». Il<br />

che tradotto, vuol dire: navigando in Internet,<br />

si è in grado di scegliere autonomamente<br />

come gestire la propria liquidità tra le varie<br />

opportunità che la finanza disintermediata<br />

offre. L’intermediario non è più la banca o la<br />

finanziaria ma una piattaforma informatica<br />

la quale, attraverso un algoritmo che valuta i<br />

profili di rischio e la domanda/offerta del credito,<br />

da un lato elabora una valutazione di merito<br />

creditizio dei debitori e dall’altra gestisce i<br />

flussi di pagamento tra il soggetto finanziato e<br />

il finanziatore. Con spese, tassi e remunerazione<br />

dei capitali rispetto ai quali nessuna banca<br />

– gravata da apparati, rating, costi del denaro,<br />

bassa profittabilità – è in grado di competere.<br />

Una vera manna per famiglie in cerca di credito<br />

al consumo o per micro e piccolissime<br />

imprese che, nel marketplace lending, possono<br />

ottenere finanziamenti per la crescita<br />

in appena 3 giorni (contro i 30 di media del<br />

banking tradizionale). Dall’altro lato, a soddisfare<br />

la domanda di credito finanziando i<br />

prestiti, ci sono singoli investitori, società che<br />

offrono servizi di gestione patrimoniali, ma<br />

anche investitori istituzionali che, forti delle<br />

loro riserve finanziarie, si sono tuffati a pesce<br />

in questo ecosistema. E infatti, nel 2016,<br />

il “social lending” ha generato 200 miliardi di<br />

dollari di volume d’affari, ma i numeri, secondo<br />

le stime, sembrano destinati a crescere del<br />

300% entro il 2020. Pionieri del prestito tra<br />

privati come l’americana Lending Club o la tedesca<br />

AuxMoney, tra il 2007 e il 2015, da soli<br />

hanno raccolto qualcosa come 500 milioni di<br />

dollari. E nel 2011 in questo settore, è sbarcato<br />

anche Amazon, il “Leviatano” dell’e-commerce<br />

che nel giro di 6 anni, erogando prestiti<br />

alle Pmi presenti in qualità di rivenditori sulla<br />

sua piattaforma, ha messo insieme numeri da<br />

capogiro: 3 miliardi di dollari erogati in totale,<br />

di cui uno soltanto nel 2016.<br />

NEL NOSTRO PAESE, PRESTITI DA BANCHE<br />

A IMPRESE IN CALO (-18 MILIARDI NEGLI<br />

ULTIMI 12 MESI) E CREDITI AL CONSUMO<br />

E MUTUI AI PRIVATI IN AUMENTO<br />

In Italia, il Palazzo…è alla finestra<br />

In Italia, il primo tentativo di accesso, quello di<br />

Zopa nel 2009, si è rilevato un buco nell’acqua.<br />

I tempi non erano maturi e l’apripista britannico<br />

del social-lending si è visto revocare la<br />

L’EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO<br />

L’Italia è stato il primo<br />

Paese dell’Ue ad essersi<br />

dotato di una normativa<br />

specifica sull’equity<br />

crowdfunding: il processo<br />

ha avuto inizio nel 2012<br />

con l’emanazione del D.L.<br />

179 (“crescita bis”) e si<br />

è completato nel giugno<br />

2013 con l’approvazione<br />

del regolamento Consob.<br />

Il quadro normativo è<br />

stato aggiornato quindi<br />

con un primo passaggio<br />

nel gennaio 2015, e poi nel<br />

dicembre 2016 attraverso<br />

la Legge di Bilancio<br />

<strong>2017</strong>, con l’estensione<br />

dell’operatività della<br />

disciplina dell'equity<br />

crowdfunding anche alla<br />

raccolta di capitale di<br />

rischio da parte delle Pmi<br />

innovative e in seguito<br />

anche a quelle non<br />

innovative, non limitando<br />

l’accesso alle sole startup,<br />

come invece in origine.<br />

Dal 1° gennaio <strong>2017</strong>,<br />

la Banca d’Italia, con la<br />

pubblicazione del testo<br />

“Disposizioni in materia<br />

di raccolta del risparmio<br />

da parte di soggetti<br />

diversi dalle banche”, ha<br />

riconosciuto ufficialmente<br />

l’attività di social lending<br />

inquadrandola come<br />

“strumento attraverso<br />

il quale una pluralità di<br />

soggetti può richiedere a<br />

una pluralità di potenziali<br />

finanziatori, tramite<br />

piattaforme on-line, fondi<br />

rimborsabili per uso<br />

personale o per finanziare<br />

un progetto” e chiarendo<br />

che “l’operatività dei<br />

gestori dei portali online<br />

che svolgono attività di<br />

social lending e di coloro<br />

che prestano o raccolgono<br />

fondi tramite i suddetti<br />

portali, è consentita nel<br />

licenza ad operare come 106 del Testo Unico<br />

Bancario. Poco male: tre anni dopo, sotto le<br />

insegne di Smartika, è sbarcata di nuovo tra<br />

gli istituti di pagamento del Bel Paese, e oggi,<br />

tra le 6 piattaforme lending-based esistenti<br />

in Italia (su 54 di crowdfunding) è quella che<br />

ha raccolto e finanziato più di tutti: quasi 26<br />

milioni di euro per 4.984 progetti. A fargli concorrenza,<br />

ora che i prestiti delle banche italiane<br />

alle imprese sono calati di oltre 18 miliardi<br />

(-2%) nell’ultimo anno e all’orizzonte si profila<br />

la chiusura di più di 3 mila sportelli bancari,<br />

è arrivata anche la francese Lendix. Quanto al<br />

Palazzo, il primo ad accorgersi dell’effetto disruptive<br />

che la finanza partecipativa avrebbe<br />

avuto sul mondo creditizio tradizionale (sempre<br />

più in difficoltà a trasferire liquidità nell’economia<br />

reale) fu l’ex ministro dell’Economia<br />

Saccomanni, con un passaggio che sapeva di<br />

endorsement: «a fronte della diminuzione dei<br />

finanziamenti bancari – queste le sue parole –<br />

le esigenze di credito dell’economia dovranno<br />

essere soddisfatte da altri attori e da nuove<br />

forme di intermediazione finanziaria». Più di<br />

rispetto delle norme<br />

che regolano le attività<br />

riservate dalla legge a<br />

particolari categorie<br />

di soggetti (es. attività<br />

bancaria, raccolta del<br />

risparmio presso il<br />

pubblico, concessione<br />

di credito nei confronti<br />

del pubblico, mediazione<br />

creditizia, prestazione<br />

dei servizi di pagamento).<br />

Da maggio <strong>2017</strong>,<br />

nell’ambito dei decreti<br />

legislativi in attuazione<br />

della Riforma del Terzo<br />

Settore approvati dal<br />

Consiglio dei Ministri e<br />

relativi all’impresa sociale,<br />

il nuovo Codice, tra le<br />

misure di promozione<br />

e sostegno, prevede un<br />

regime fiscale agevolato<br />

per l’attività di social<br />

lending svolta dai gestori<br />

di portali on-line in questo<br />

comparto.<br />

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