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stimenti online che consentono di finanziare<br />
i capitali di rischio delle imprese ricevendo<br />
in cambio quote e partecipazione societarie)<br />
sono proliferati.<br />
Banche, il nemico è alle porte<br />
«Oggi si possono investire fondi in startup<br />
avendo in cambio partecipazioni a capitale<br />
di rischio in base ad una semplice e diretta<br />
presentazione on-line del prodotto e del modello<br />
di business – spiega Giorgio Martelli,<br />
fondatore di MotusQuo, una piattaforma di<br />
P2P lending da poco affacciatasi sul mercato<br />
italiano – si può decidere di contribuire<br />
alla produzione di un bene o di un servizio.<br />
Si può decidere di prestare il proprio denaro<br />
negoziando direttamente il tasso di ritorno<br />
ed i tempi e le modalità di restituzione. Lo si<br />
può prestare ad un privato o ad una azienda.<br />
Si può contribuire ad acquistare un immobile<br />
o a liquidare anticipatamente una fattura». Il<br />
che tradotto, vuol dire: navigando in Internet,<br />
si è in grado di scegliere autonomamente<br />
come gestire la propria liquidità tra le varie<br />
opportunità che la finanza disintermediata<br />
offre. L’intermediario non è più la banca o la<br />
finanziaria ma una piattaforma informatica<br />
la quale, attraverso un algoritmo che valuta i<br />
profili di rischio e la domanda/offerta del credito,<br />
da un lato elabora una valutazione di merito<br />
creditizio dei debitori e dall’altra gestisce i<br />
flussi di pagamento tra il soggetto finanziato e<br />
il finanziatore. Con spese, tassi e remunerazione<br />
dei capitali rispetto ai quali nessuna banca<br />
– gravata da apparati, rating, costi del denaro,<br />
bassa profittabilità – è in grado di competere.<br />
Una vera manna per famiglie in cerca di credito<br />
al consumo o per micro e piccolissime<br />
imprese che, nel marketplace lending, possono<br />
ottenere finanziamenti per la crescita<br />
in appena 3 giorni (contro i 30 di media del<br />
banking tradizionale). Dall’altro lato, a soddisfare<br />
la domanda di credito finanziando i<br />
prestiti, ci sono singoli investitori, società che<br />
offrono servizi di gestione patrimoniali, ma<br />
anche investitori istituzionali che, forti delle<br />
loro riserve finanziarie, si sono tuffati a pesce<br />
in questo ecosistema. E infatti, nel 2016,<br />
il “social lending” ha generato 200 miliardi di<br />
dollari di volume d’affari, ma i numeri, secondo<br />
le stime, sembrano destinati a crescere del<br />
300% entro il 2020. Pionieri del prestito tra<br />
privati come l’americana Lending Club o la tedesca<br />
AuxMoney, tra il 2007 e il 2015, da soli<br />
hanno raccolto qualcosa come 500 milioni di<br />
dollari. E nel 2011 in questo settore, è sbarcato<br />
anche Amazon, il “Leviatano” dell’e-commerce<br />
che nel giro di 6 anni, erogando prestiti<br />
alle Pmi presenti in qualità di rivenditori sulla<br />
sua piattaforma, ha messo insieme numeri da<br />
capogiro: 3 miliardi di dollari erogati in totale,<br />
di cui uno soltanto nel 2016.<br />
NEL NOSTRO PAESE, PRESTITI DA BANCHE<br />
A IMPRESE IN CALO (-18 MILIARDI NEGLI<br />
ULTIMI 12 MESI) E CREDITI AL CONSUMO<br />
E MUTUI AI PRIVATI IN AUMENTO<br />
In Italia, il Palazzo…è alla finestra<br />
In Italia, il primo tentativo di accesso, quello di<br />
Zopa nel 2009, si è rilevato un buco nell’acqua.<br />
I tempi non erano maturi e l’apripista britannico<br />
del social-lending si è visto revocare la<br />
L’EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO<br />
L’Italia è stato il primo<br />
Paese dell’Ue ad essersi<br />
dotato di una normativa<br />
specifica sull’equity<br />
crowdfunding: il processo<br />
ha avuto inizio nel 2012<br />
con l’emanazione del D.L.<br />
179 (“crescita bis”) e si<br />
è completato nel giugno<br />
2013 con l’approvazione<br />
del regolamento Consob.<br />
Il quadro normativo è<br />
stato aggiornato quindi<br />
con un primo passaggio<br />
nel gennaio 2015, e poi nel<br />
dicembre 2016 attraverso<br />
la Legge di Bilancio<br />
<strong>2017</strong>, con l’estensione<br />
dell’operatività della<br />
disciplina dell'equity<br />
crowdfunding anche alla<br />
raccolta di capitale di<br />
rischio da parte delle Pmi<br />
innovative e in seguito<br />
anche a quelle non<br />
innovative, non limitando<br />
l’accesso alle sole startup,<br />
come invece in origine.<br />
Dal 1° gennaio <strong>2017</strong>,<br />
la Banca d’Italia, con la<br />
pubblicazione del testo<br />
“Disposizioni in materia<br />
di raccolta del risparmio<br />
da parte di soggetti<br />
diversi dalle banche”, ha<br />
riconosciuto ufficialmente<br />
l’attività di social lending<br />
inquadrandola come<br />
“strumento attraverso<br />
il quale una pluralità di<br />
soggetti può richiedere a<br />
una pluralità di potenziali<br />
finanziatori, tramite<br />
piattaforme on-line, fondi<br />
rimborsabili per uso<br />
personale o per finanziare<br />
un progetto” e chiarendo<br />
che “l’operatività dei<br />
gestori dei portali online<br />
che svolgono attività di<br />
social lending e di coloro<br />
che prestano o raccolgono<br />
fondi tramite i suddetti<br />
portali, è consentita nel<br />
licenza ad operare come 106 del Testo Unico<br />
Bancario. Poco male: tre anni dopo, sotto le<br />
insegne di Smartika, è sbarcata di nuovo tra<br />
gli istituti di pagamento del Bel Paese, e oggi,<br />
tra le 6 piattaforme lending-based esistenti<br />
in Italia (su 54 di crowdfunding) è quella che<br />
ha raccolto e finanziato più di tutti: quasi 26<br />
milioni di euro per 4.984 progetti. A fargli concorrenza,<br />
ora che i prestiti delle banche italiane<br />
alle imprese sono calati di oltre 18 miliardi<br />
(-2%) nell’ultimo anno e all’orizzonte si profila<br />
la chiusura di più di 3 mila sportelli bancari,<br />
è arrivata anche la francese Lendix. Quanto al<br />
Palazzo, il primo ad accorgersi dell’effetto disruptive<br />
che la finanza partecipativa avrebbe<br />
avuto sul mondo creditizio tradizionale (sempre<br />
più in difficoltà a trasferire liquidità nell’economia<br />
reale) fu l’ex ministro dell’Economia<br />
Saccomanni, con un passaggio che sapeva di<br />
endorsement: «a fronte della diminuzione dei<br />
finanziamenti bancari – queste le sue parole –<br />
le esigenze di credito dell’economia dovranno<br />
essere soddisfatte da altri attori e da nuove<br />
forme di intermediazione finanziaria». Più di<br />
rispetto delle norme<br />
che regolano le attività<br />
riservate dalla legge a<br />
particolari categorie<br />
di soggetti (es. attività<br />
bancaria, raccolta del<br />
risparmio presso il<br />
pubblico, concessione<br />
di credito nei confronti<br />
del pubblico, mediazione<br />
creditizia, prestazione<br />
dei servizi di pagamento).<br />
Da maggio <strong>2017</strong>,<br />
nell’ambito dei decreti<br />
legislativi in attuazione<br />
della Riforma del Terzo<br />
Settore approvati dal<br />
Consiglio dei Ministri e<br />
relativi all’impresa sociale,<br />
il nuovo Codice, tra le<br />
misure di promozione<br />
e sostegno, prevede un<br />
regime fiscale agevolato<br />
per l’attività di social<br />
lending svolta dai gestori<br />
di portali on-line in questo<br />
comparto.<br />
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