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Economy Luglio 2017

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sari, Responsabile Affari Legali Italia Henkel.<br />

Ma come si conciliano progresso e norme<br />

pubblicitarie?<br />

Semplice, «la nostra valutazione di sostenibilità<br />

di una comunicazione non può prescindere<br />

dal supporto di dati scientifici, cioè ottenuti<br />

da istituti terzi applicando metodi e standard<br />

riconosciuti, che ne confermino il contenuto:<br />

lo impone il rispetto dei consumatori e delle<br />

norme cui riteniamo di dover aderire. Se poi<br />

in alcuni casi lo standard, la ricerca, l’analisi<br />

non sono in grado di darci i risultati che ci attendavamo,<br />

è mio compito dissuadere il marketing,<br />

nazionale o internazionale, dal procedere<br />

con attività incoerenti».<br />

Se una campagna non è corretta e viene bloccata<br />

non ne consegue solo un danno economico.<br />

Spesso gli effetti sono reputazionali, con<br />

danni di non facile quantificazione. «La credibilità<br />

è fondamentale: non basta più coinvolgere<br />

il pubblico, bisogna ottenere il suo<br />

consenso. E per ottenerlo è importante che i<br />

valori aziendali risultino valori condivisibili»<br />

spiega Giuseppe Mastromatteo, Chief Creative<br />

Officer Ogilvy & Mather Italia.<br />

La tendenza di Ogilvy è quella di non focalizzarsi<br />

sulla singola campagna, ma sviluppare<br />

piattaforme di comunicazione che mirino<br />

a costruire un dialogo costante tra brand e<br />

consumatore. «Avere un’idea in pubblicità significa<br />

vestire i panni dei nostri interlocutori<br />

per sorprenderli con una comunicazione che<br />

abbiano voglia di vedere, di commentare, di<br />

condividere all’interno dei propri network. E<br />

questo vale sia per un prodotto altamente tecnologico<br />

che per una mozzarella» aggiunge.<br />

Standard qualitativi, ricerche e analisi di laboratorio:<br />

come si pongono le agenzie innanzi a<br />

queste informazioni nella realizzazione della<br />

comunicazione?<br />

«Se non vengono usate come esche possono<br />

essere un supporto valido al nostro lavoro.<br />

Abbiamo aperto Ogilvy Change proprio per<br />

capire come le scienze comportamentali potessero<br />

aiutarci nella creazione di messaggi<br />

sempre più efficaci. Lavoriamo con psicologi<br />

comportamentali ed esperti di questo campo<br />

per impattare positivamente nella vita delle<br />

persone seguendo i paradigmi del nudging.<br />

Ma le ricerche non devono e non possono essere<br />

l’unico elemento di valutazione e di decisione,<br />

ci vuole coraggio. La creatività ha sempre<br />

una dose di imprevedibilità e di rischio.<br />

E molte volte cerchiamo di minimizzare il<br />

rischio. Quello che cerchiamo di fare insieme<br />

ai clienti è di aiutarli nella lettura delle ricerche<br />

e capire cosa trattenere da queste analisi»<br />

conclude. Insomma, fare una buona – e sicura<br />

– campagna pubblicitaria è sempre più un<br />

lavoro di team».<br />

SE UNA CAMPAGNA NON È CORRETTA<br />

E VIENE BLOCCATA, NON NE CONSEGUE<br />

SOLO UN DANNO ECONOMICO: SPESSO GLI<br />

EFFETTI SONO REPUTAZIONALI<br />

«È necessario che il legale lavori al fianco delle<br />

direzioni scientifiche e tecniche del proprio<br />

cliente ed accerti che gli studi ed i test sulla<br />

base dei quali si intende fondare la rivendicazione<br />

di superiorità siano stati eseguiti seguendo<br />

metodologie riconosciute come efficaci<br />

dalla comunità scientifica e, ove esistenti,<br />

da standard comunitari. Bisogna inoltre che i<br />

test siano ripetibili per potere essere oggetto<br />

di verifica da parte di un concorrente e delle<br />

autorità giudiziarie. È un errore, nel caso si rivendichi<br />

un plus, che deve essere misurabile<br />

strumentalmente, basarsi solo su metodi di<br />

“autovalutazione”, caratterizzati da una soggettiva<br />

che impedisce la ripetibilità degli stessi.<br />

Oggi fare una buona comparativa è più facile<br />

perché la giurisprudenza ha avuto modo di<br />

pronunciarsi su tale forma di pubblicità ed ha<br />

contribuito, grazie ad una casistica significativa,<br />

a dare ulteriori indicazioni a chi intenda<br />

fare una pubblicità comparativa corretta, non<br />

suggestiva o denigratoria di prodotti o servizi<br />

o concorrenti» ricorda Elena Carpani, Partner<br />

CREA Avvocati Associati.<br />

Quindi meglio tenersi alla larga da tentazioni<br />

comparative? «Premetterei che, al di la dei<br />

miti alimentati da alcune tenzoni comparative<br />

verificatesi in passato soprattutto negli Usa, la<br />

pubblicità comparativa è uno strumento molto<br />

particolare, che presenta alcuni vantaggi<br />

ma anche controindicazioni non indifferenti.<br />

Come “istruzioni per l’uso”, dato per assodato<br />

che la rivendicazione di una superiorità<br />

deve essere supportata da studi di enti terzi,<br />

in applicazione di standard condivisi perlomeno<br />

dalla comunità scientifica, sottolineerei<br />

due aspetti. Da un lato, l’effettiva rilevanza del<br />

plus rivendicato ai fini della scelta di acquisto;<br />

dall’altro la reale portata del messaggio,<br />

il quale potrebbe “estendere” - almeno nella<br />

percezione del pubblico - l’entità del plus rivendicato.<br />

Da questo punto di vista non deve<br />

dimenticarsi che il consumatore decodifica il<br />

messaggio muovendo da un contesto di forte<br />

asimmetria informativa, non conoscendo il<br />

contesto tecnologico nel quale interviene la<br />

campagna, conclude Massimo Tavella, fondatore<br />

di Tavella - Studio di Avvocati.<br />

Da sinistra Giuseppe Mastromatteo, Chief<br />

Creative Officer Ogilvy & Mather Italia,<br />

Elena Carpani, Partner CREA Avvocati<br />

Associati, Massimo Tavella, fondatore di<br />

Tavella - Studio di Avvocati.<br />

Nella pagina a fianco: a sinistra Pino Rozzi,<br />

Presidente and Ceo Gray United e Cristian<br />

Tessari, Responsabile Affari Legali Italia<br />

Henkel.<br />

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