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Economy Luglio 2017

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COMUNICARE L’IMPRESA<br />

De Bortoli: «Lo scandalo Uber<br />

archivia i manager muscolari»<br />

Il presidente della Vidas: «Non è vero che un dirigente capace si misura<br />

dalle sfuriate e dai pugni battuti sul tavolo. Presto alle aziende sarà<br />

necessario poter avere anche una certificazione sociale»<br />

«ABBIAMO TUTTI ESAGERATO, NEGLI ANNI<br />

PASSATI, nell’accettare acriticamente la<br />

visione del manager machista e muscolare<br />

che doveva guardare solo al risultato senza<br />

mai guardare negli occhi i suoi collaboratori.<br />

Non è così. Non funziona, è moralmente<br />

sbagliato e non rende. In particolare,<br />

trovo immorale che in alcune aziende si<br />

incentivino i manager permettendo loro<br />

di monetizzare i risparmi che ottengono<br />

sul costo del lavoro». Ferruccio De Bortoli,<br />

presidente di Vidas e della Longanesi, per<br />

vent’anni direttore di grandi quotidiani<br />

come Il Corriere della Sera e Il Sole 24<br />

Ore, ha idee precise sulle polemiche circa<br />

la leadership nelle aziende, seguita allo<br />

scandalo Uber – con il vertice dimezzato<br />

per vicende di rapporti interni brutali –<br />

e in piccolo, in Italia, alla sorprendente<br />

sentenza con cui la magistratura milanese<br />

ha confermato la giusta causa del<br />

licenziamento di un top-manager dell’Aon<br />

allontanato pur in presenza di ottimi<br />

risultati aziendali perché appunto brutale<br />

nei rapporti con i collaboratori. «Circola<br />

ancora troppo un’idea sbagliata», osserva,<br />

«che cioè il manager capace deve essere<br />

quello che fa sfuriate, picchia pugni sul<br />

tavolo e non accetta mediazioni. È un’idea<br />

semplicistica».<br />

Nata come?<br />

Da un insieme di fattori. C’è stato, fino a prima<br />

della crisi, un lungo periodo nella vita<br />

pubblica e aziendale nel quale l’affermaziodi<br />

Sergio Luciano<br />

ne dell’identità personale o di un gruppo o<br />

di un partito passava attraverso una certa<br />

muscolarità degli atteggiamenti o del linguaggio.<br />

Ci siamo abituati a credere che il<br />

politico più esperto o il manager più capace<br />

dovessero essere dei duri, avere atteggiamenti<br />

politicamente scorretti, diretti e bruschi.<br />

Forse ha inciso il linguaggio televisivo,<br />

mi viene in mente il format di Donald Trump,<br />

“The Apprentice”, con i suoi eccessi…<br />

eppure oggi negli Usa Trump è il presidente,<br />

e in Italia Flavio Briatore, suo amico ed<br />

emulo con la riproposizione italiana di quel<br />

format, appare a molti come un pensatore<br />

della modernità.<br />

Quindi c’è un nesso politica-aziende?<br />

Mi pare evidente. Direi un parallelo calzante<br />

tra politica e aziende. Ci siamo tutti convinti<br />

che di mediazioni si morisse, ci si sentiva<br />

deboli quando si doveva contemperare<br />

interessi di varia natura, pensavamo che il<br />

farlo si sarebbe risolto in un giudizio negativo<br />

su chi lo faceva. Gli assessment fatti dagli<br />

head-hunter e dai consulenti gestionali davano<br />

punteggi migliori ai manager portati a<br />

escludere e a dividere, anziché a quelli che<br />

tentano di includere e unire, il che ha anche<br />

condotto a una stagione di incentivi aziendali<br />

progettati per raggiungere l’efficienza<br />

penalizzando il lavoro, riducendolo al minimo<br />

indispensabile, oppure facendo ristrutturazioni<br />

sanguinose sul piano umano.<br />

Ma come? Nell’era dell’innovazione<br />

galoppante si stracciano i diritti?<br />

Guardiamo ai fatti. Quando le condizioni di<br />

tante aziende, disruptive dal punto di vista<br />

delle tecnologie, rischiano di diventare altrettanto<br />

disruptive anche dal punto di vista<br />

umano, si generano mostri. Del resto, come<br />

spiegarsi altrimenti che, ad esempio, le mitizzate<br />

aziende della Silicon valley siano<br />

così arretrate sul fronte della parità di genere<br />

e che e la prevalenza maschile sia così<br />

forte nelle new tech digitali? Uber è stata in<br />

questo senso un caso tipico, la dominazione<br />

indiscutibile di un’idea tecnologica che<br />

non guarda in faccia a nessuno, spinta da<br />

investitori finanziari che guardano soltanto<br />

all’ultima riga del bilancio, trascurando posti<br />

di lavoro e umanizzazione dei rapporti,<br />

senza porsi limiti… Io penso che invece i limiti<br />

debbano pur esser posti. E credo, e spero,<br />

che arriveremo a una terza generazione<br />

di manager che guardino anche alla sostenibilità<br />

del loro agire.<br />

E come?<br />

Una soluzione, già adottata episodicamente,<br />

è quella di introdurre la valutazione dei manager<br />

da parte dei dipendenti. E del resto,<br />

sarà proprio la tecnologia a portarci in quella<br />

direzione. Quando i robot renderanno<br />

inutile il lavoro a bassa qualificazione, sostituendosi<br />

ad esso, nelle aziende ci saranno<br />

soprattutto dipendenti di cui sarà indispensabile<br />

il coinvolgimento culturale e per<br />

così dire mentale, ci sarà bisogno della loro<br />

convinzione e della loro fiducia, al di là del<br />

rapporto gerarchico e dell’orario di lavoro».<br />

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