syndicom rivista N.14

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14 Dossier La Svizzera è l’unico paese in Europa senza regole chiare per l’attività di lobbying Sebbene socialdemocratici, politici di sinistra e verdi abbiano ripetutamente tentato di stabilire trasparenza, equità e democrazia, i parlamentari borghesi vi si oppongono regolarmente. Hanno fatto sì che l’influenza delle lobby sia addirittura aumentata notevolmente nell’ultimo decennio. Il loro intrallazzo è semplicemente troppo redditizio. Ai borghesi piace nascondersi dietro al pretesto della democrazia diretta: secondo loro, con i soldi non si possono comprare seggi in Parlamento o voti. Tuttavia, gli studi hanno dimostrato in decine di casi che esiste una connessione tra i mezzi utilizzati e il risultato, e il solo uso massiccio di denaro da parte delle aziende e delle loro lobby è in contrapposizione con la loro tesi. Su incarico del consigliere nazionale socialista Cédric Wermuth, due giornalisti, finanziati da un crowdfunding, hanno studiato più in dettaglio i flussi monetari («Lobbyreport 2019»): solo nel settore assicurativo/casse malati e bancario/finanziario, sono stati in grado di dimostrare sovvenzioni per 26 milioni di franchi svizzeri a parlamentari, il 96% dei quali è andato a rappresentanti di UDC, PLR e PPD. Alcuni consiglieri accumulano fino a trenta mandati in diversi consigli di amministrazione. I modelli di calcolo mostrano che per il periodo 2015–2019 dovrebbe essere passato dall’economia ai politici un buon mezzo miliardo di franchi. Senza contare le costose campagne elettorali. È già corruzione o è ancora lobbying? È un fondamento della democrazia che i gruppi sociali difendano i loro interessi. Ma questi flussi di denaro e tutti gli altri fondi utilizzati devono essere visibili da tutti i cittadini. E regole vincolanti dovrebbero garantire che i gruppi d’interesse abbiano all’incirca le stesse possibilità. Infatti, i momenti decisivi della legislazione e delle decisioni del Consiglio federale si svolgono in una sorta di camera oscura, dove l’amministrazione, le lobby e i politici intrallazzano. I gruppi d’interesse a volte redigono essi stessi i testi delle leggi o ci mettono mano. E nessuno ne viene a conoscenza. È stato il caso, ad esempio, della riforma dell’imposizione delle imprese II, che è diventata una fregatura miliardaria grazie all’intervento di lobbisti fiduciari. E i politici delle lobby poi la fanno passare attraverso le commissioni. L’elettorato potrebbe presto portare la luce nella camera oscura delle lobby in Svizzera. In dicembre è stata presentata in Parlamento l’iniziativa popolare sulla trasparenza nel finanziamento della politica. Avrà di sicuro buone possibilità di successo fra la popolazione. I vantaggi dell’impronta legislativa All’inizio dell’anno, l’ONG Transparency ha esaminato il lobbying in Svizzera in un rapporto dettagliato (intitolato «Le lobbying en Suisse – influences cachées, intérêts croisés, accès privilégié», su internet in francese: transparency.ch/fr/category/publikation). Gli attivisti anti-corruzione hanno formulato dieci misure urgenti per un’attività di lobbying che sarebbe compatibile con la democrazia. Tra questi vi sono ampi obblighi di informativa e i relativi registri e controlli. Commissioni e organi al di sopra delle parti. E processi politici trasparenti. Spiega ancora Martin Hilti: «Nel processo legislativo sono solo due le fasi trasparenti: consultazione e dibattito in occasione della seduta plenaria. Ma dovrebbe essere resa pubblica l’intera impronta legislativa, cioè l’influenza su tutto il processo». Gli elettori potrebbero presto fare luce nella camera oscura delle lobby L’ONG Transparency International Svizzera; transparency.ch Iniziativa sulla trasparenza: transparenz-ja.ch Fotoreportage La fotografa bernese Yoshiko Kusano, accreditata da tempo a Palazzo federale, dagli Anni Duemila documenta quanto avviene sotto la cupola federale. Ha ideato questo reportage dietro le quinte del Parlamento, approfittando della giornata di introduzione per i nuovi parlamentari, di momenti nel Café des Alpes all’interno del palazzo, di immagini scattate al di fuori delle sedute e della conferenza stampa dei Verdi che annunciava la candidatura di Regula Rytz al Consiglio federale. Yoshiko Kusano ha più volte esposto i suoi scatti nell’ambito del premio della fotografia del canton Berna. Dopo un apprendistato come fotografa di moda nel laboratorio di Guy Jost a Berna, lavora dal 2007 come fotoreporter e fotografa freelance. Già nota ai lettori della <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong>, l’anno scorso ha riunito diverse donne fotografe per un progetto sullo sciopero delle donne. Porta avanti inoltre dei progetti più personali come il libro «Bordelle» pubblicato nel 2015 e dedicato ai luoghi in cui le donne si vendono. Il suo sito è www.yoshikokusano.com
Il Parlamento: verde, giovane e femminile Ripartizione delle forze parlamentari nel Consiglio nazionale 2019 Dati espressi in percentuale PLR 15,1 % PS 16,8 % Verdi 13,2 % PPD 11,4 % UDC 25,6 % Fonte: ust.admin.ch Verdi liberali 7,8 % Altro 4,5 % PBD 2,5 % PEV 2,1 % UDF 1 % 45,1 % Partecipazione al voto Età media dei 200 membri del Consiglio nazionale Partecipazione al voto più bassa rispetto agli anni precedenti 2007 2011 2015 2019 2007 2011 2015 2019 51,4 50,2 50,3 49 48,3 % 48,5 % 48,41 % 45,1 % Fonte: ats Fonte: Ufficio federale di statistica, gfs.bern I più giovani 2019 Verdi 44,8 anni Ripartizione dei mandati al Consiglio degli Stati e variazione rispetto al 2015 Lega PS Verdi liberali 45 anni 47,1 anni 48 anni Verdi PS 5 9 +4 –3 Fonte: ats PPD 0 Mai così tante donne nel Consiglio nazionale 13 2011 2015 2019 PLR 12 –3 29 % 32 % 42 % UDC Altro 1 6 +1 –1 Fonte: ust.admin.ch Fonte: ust.admin.ch Classifica della presenza femminile nei Parlamenti del mondo Elezioni 2019, in percentuale 15 42 % 6 47,4 % 2 53,2 % 1 61,3 % 3 53,1 % 19 39,7 % Svizzera Fonte: Unione interparlamentare Spagna Cuba Ruanda Bolivia Francia
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