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LNS Agosto 2021

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Belforte Gino 36

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razziali costrinsero i Belforte a cedere l’attività

ad amici e a trasformare l’azienda in

“Società editrice tirrena”, editrice anche del

quotidiano Il Telegrafo. La guerra e i bombardamenti

alleati distrussero lo stabilimento

e la libreria. Nel 1950 succedettero a

Guido il figlio Giulio (Livorno 1912-

1969), il genero Ettore Guastalla e il figlio e

il genero di Aldo Luigi: Piero Belforte (Livorno

1921-1999) e Giorgio Bianchini (v.,

1921-2015). Con quest’ultimo, nel 1964 la

tipografia si spostò in via G. Gozzano, trasformandola

in “Belforte Grafica di Giorgio

Bianchini e C.” (poi, dal 1997, Media

Print). L’attività editoriale riprese a cura di

Paolo Belforte (v., Livorno 1923-2018)

negli anni ’70 con edizioni di storia locale,

psicologia, pedagogia e arte d’avanguardia.

Negli anni ’80 il marchio divenne “Belforte

Editore Libraio srl”. Alla fine degli anni ’90

la Libreria e il marchio editoriale di Salomone

Belforte furono rilevati dai nipoti di

Guido Belforte: il gallerista ed editore Guido

Guastalla con la moglie e i figli. In seguito

Paolo Belforte con altri soci proseguì l’attività

editoriale sotto il marchio della Belforte

& C. In occasione del bicentenario della

casa editrice è uscito il libro Salomone

Belforte & C. Duecento anni di un editore.

1805-2005 a cura di Guido e Silvia Guastalla,

(Salomone Belforte & C., Livorno, 2006).

BELFORTE GINO (Livorno 6 ottobre 1895

- 6 agosto 1986, di

Giulio e Emma Castelli)

- Tipografo-

Editore. Di questo

personaggio protagonista

di quasi un

secolo di vita cittadina,

riportiamo la

biografia scritta da

lui stesso con le indicazioni

che fosse consegnata al Tirreno

dopo la sua morte. “E’ nato a Livorno il 6

ottobre 1895. Ottenuta la maturità al liceo

classico, si iscrisse all’Università di Pisa,

nella facoltà di giurisprudenza. Chiamato

alle armi il 1° giugno del 1915, partecipò

come ufficiale di complemento nell’arma di

fanteria, alla prima guerra mondiale prendendo

parte a molti combattimenti. Ferito

e mutilato di guerra, decorato con medaglia

di bronzo al valor militare e croce di guerra,

raggiunse il grado di colonnello. Nel 1946

fu Commissario dell’Istituto del Nastro

Azzurro ricostituendo la sezione di Livorno;

fu anche consigliere della Associazione

mutilati di guerra. Professionalmente dedicò

circa cinquanta anni della sua intensa

attività e col massimo entusiasmo all’editoria

ed alla tipografia: dopo la prima guerra

mondiale come comproprietario e direttore

dello Stabilimento Grafico Belforte e

della Casa Editrice Belforte, e dopo la seconda

guerra - per tredici anni - come presidente

ed amministratore della Società Editrice

Italiana, editrice del quotidiano «Il

Telegrafo» e altri periodici. Nel 1921 fondò,

nel prestigioso spazio (già del corniciaio

Gustavo Mors (v.): ndr) affacciato

sulla centralissima piazza Cavour, all’angolo

con via Indipendenza, la Bottega d’Arte

(la prima in Italia) e la diresse per trenta

anni dando vita a manifestazioni artistiche

di primo piano. Fiducioso nella rinascita di

Livorno, dopo le distruzioni della guerra,

fu presidente del Consorzio Giappone e

della Società Immobiliare Blocco Giappone

dando il via alla ripresa della via Grande

con la difficile ricostruzione del Blocco

Giappone. Per molti anni fu vice-presidente

della Associazione fra gli Industriali della

Provincia di Livorno; reggente della Banca

d’Italia; socio della Cassa di Risparmi;

membro della Commissione provinciale per

le imposte ed assolse molti altri incarichi.

Rotariano convinto dal 1946, fu per sei anni

segretario e per due presidente del Rotary

Club di Livorno. Appassionato di sport fu

prima segretario della Virtus Juventusque e

poi segretario dell’Unione Sportiva Livorno

dalla sua fondazione e nei momenti del

suo massimo splendore. Per la sua dirittura,

il disinteresse, la comprensione, la passione

che metteva in tutto ciò che intraprendeva,

ebbe moltissimi amici di tutti i

ceti sociali”.

BELFORTE PAOLO (Livorno 19 aprile

1923 - 27 settembre

2018, di Aldo Luigi

e Luisa Fiano) - Editore

e libraio. Discendente

da una famiglia

di editori-librai

di ultrasecolare

esperienza, nell’immediato

dopoguerra

portò avanti la storica

Libreria Belforte di via Grande 91, esercizio

aperto nel lontano 1803, come recitava

la targa originaria al suo ingresso. Uomo

di profonda cultura, gentile ed elegante, il

suo non è stato “solo” un negozio di libri o

punto di prenotazione testi scolastici di ogni

ordine e grado, ma un centro di iniziative

culturali conosciuto ed apprezzato in tutta

Italia. Indimenticabili le serate con

l’“Incontro con l’autore” con artisti, scrittori

e giornalisti che si sono avvicendati all’interno

della sua libreria, come Giuseppe

Viviani, Silvano Ceccherini, Luciano Caruso,

Giovanni Campus, Franco Antonicelli,

Oriana Fallaci, Aldo Santini, Gina Lagorio

e molti altri. Lo stesso senatore Giovanni

Spadolini la prediligeva non mancando di

visitarla durante i suoi soggiorni a Castiglioncello.

La sua presenza nell’editoria,

dopo che la libreria era stata trasformata,

dimezzata e trasferita a partire dagli anni

‘90, nel 2003 è proseguita con la creazione

della Belforte Cultura, con a fianco le figlie

Laura, Francesca e Paola.

BELIMBAU ADOLFO (Il Cairo (Egitto)

1845 - Firenze 1938) - Pittore. Nacque in

Egitto da famiglia livornese dove momentaneamente

si era trasferita per seguire i

propri interessi commerciali nel campo

della importazione e vendita di tappeti

orientali. Si avvicinò alla pittura frequentando

la scuola di Felice Provenzal (v.) per

poi aprire uno studio in Corso Amedeo, in

collaborazione con l’amico e pittore Eugenio

Cecconi (v.), che gli affibbiò il soprannome

di “Bau”. All’Esposizione di Firenze

del 1881, un suo dipinto “Un momento

di riposo” (indicato dai dizionari d’arte

anche come “Fra un capitolo e l’altro” o

“Un pisolino”) del 1872 fu acquistato dal

Re d’Italia, poi donato dallo stesso alla

Galleria di Arte Moderna a Palazzo Pitti.

Si impose anche alle esposizioni di Torino,

Milano e Venezia. Si affermò pure nelle

riproduzioni grafiche e fotomeccaniche

tanto che alla mostra “Photographisce

Union”, svoltasi a Monaco di Baviera tra

il 1893 e 1894, ottenne una valida reputazione

europea. Tra i suoi dipinti più noti

la “Casa di Don Verità”, conservato al

Museo civico “G. Fattori”, e “Una fonte a

Livorno” (quella all’angolo tra via G. Garibaldi

e via G. Galilei), conservato pure a

Palazzo Pitti. La famiglia Belimbau costituì

una munifica fondazione con scopi culturali.

BELLABARBA GAETANO (Falerone

(FM) 24 gennaio

1934 - Livorno 5

giugno 2009, di

Umberto e Ermelinda

Eugeni) - Imprenditore.

Si trasferì

a Livorno nel

dopoguerra, e insieme

al fratello Luciano,

fondò l’omonima

società, che ben presto divenne tra le

più importanti nei lavori stradali e movimento

terra. In tempi assai recenti legò il

suo nome all’urbanizzazione di tutta la

zona di Banditella, ai grandi lavori della

Porta a Terra e all’immenso autoparco del

Faldo a Guasticce. La passione per lo sport

lo portò ad essere anche uno dei grandi

personaggi dell’Ippodromo «Caprilli»: fu

proprietario di una scuderia e di numerosi

purosangue, raccogliendo molti successi su

tutte le piste italiane. Per alcune stagioni

sponsorizzò anche la squadra del Rugby

Livorno.

BELLANDI FERRUCCIO (Livorno 24

gennaio 1904 - 1 agosto 1972, di Francesco

e Corinna Ciano) - Commendatore. Fu

presidente dell’U.S. Livorno dal 1954 al

1957, con due campionati di serie C e una

promozione in serie B.

BELLANDI ROBERTO (Montalcino (SI)

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