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Belforte Gino 36
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razziali costrinsero i Belforte a cedere l’attività
ad amici e a trasformare l’azienda in
“Società editrice tirrena”, editrice anche del
quotidiano Il Telegrafo. La guerra e i bombardamenti
alleati distrussero lo stabilimento
e la libreria. Nel 1950 succedettero a
Guido il figlio Giulio (Livorno 1912-
1969), il genero Ettore Guastalla e il figlio e
il genero di Aldo Luigi: Piero Belforte (Livorno
1921-1999) e Giorgio Bianchini (v.,
1921-2015). Con quest’ultimo, nel 1964 la
tipografia si spostò in via G. Gozzano, trasformandola
in “Belforte Grafica di Giorgio
Bianchini e C.” (poi, dal 1997, Media
Print). L’attività editoriale riprese a cura di
Paolo Belforte (v., Livorno 1923-2018)
negli anni ’70 con edizioni di storia locale,
psicologia, pedagogia e arte d’avanguardia.
Negli anni ’80 il marchio divenne “Belforte
Editore Libraio srl”. Alla fine degli anni ’90
la Libreria e il marchio editoriale di Salomone
Belforte furono rilevati dai nipoti di
Guido Belforte: il gallerista ed editore Guido
Guastalla con la moglie e i figli. In seguito
Paolo Belforte con altri soci proseguì l’attività
editoriale sotto il marchio della Belforte
& C. In occasione del bicentenario della
casa editrice è uscito il libro Salomone
Belforte & C. Duecento anni di un editore.
1805-2005 a cura di Guido e Silvia Guastalla,
(Salomone Belforte & C., Livorno, 2006).
BELFORTE GINO (Livorno 6 ottobre 1895
- 6 agosto 1986, di
Giulio e Emma Castelli)
- Tipografo-
Editore. Di questo
personaggio protagonista
di quasi un
secolo di vita cittadina,
riportiamo la
biografia scritta da
lui stesso con le indicazioni
che fosse consegnata al Tirreno
dopo la sua morte. “E’ nato a Livorno il 6
ottobre 1895. Ottenuta la maturità al liceo
classico, si iscrisse all’Università di Pisa,
nella facoltà di giurisprudenza. Chiamato
alle armi il 1° giugno del 1915, partecipò
come ufficiale di complemento nell’arma di
fanteria, alla prima guerra mondiale prendendo
parte a molti combattimenti. Ferito
e mutilato di guerra, decorato con medaglia
di bronzo al valor militare e croce di guerra,
raggiunse il grado di colonnello. Nel 1946
fu Commissario dell’Istituto del Nastro
Azzurro ricostituendo la sezione di Livorno;
fu anche consigliere della Associazione
mutilati di guerra. Professionalmente dedicò
circa cinquanta anni della sua intensa
attività e col massimo entusiasmo all’editoria
ed alla tipografia: dopo la prima guerra
mondiale come comproprietario e direttore
dello Stabilimento Grafico Belforte e
della Casa Editrice Belforte, e dopo la seconda
guerra - per tredici anni - come presidente
ed amministratore della Società Editrice
Italiana, editrice del quotidiano «Il
Telegrafo» e altri periodici. Nel 1921 fondò,
nel prestigioso spazio (già del corniciaio
Gustavo Mors (v.): ndr) affacciato
sulla centralissima piazza Cavour, all’angolo
con via Indipendenza, la Bottega d’Arte
(la prima in Italia) e la diresse per trenta
anni dando vita a manifestazioni artistiche
di primo piano. Fiducioso nella rinascita di
Livorno, dopo le distruzioni della guerra,
fu presidente del Consorzio Giappone e
della Società Immobiliare Blocco Giappone
dando il via alla ripresa della via Grande
con la difficile ricostruzione del Blocco
Giappone. Per molti anni fu vice-presidente
della Associazione fra gli Industriali della
Provincia di Livorno; reggente della Banca
d’Italia; socio della Cassa di Risparmi;
membro della Commissione provinciale per
le imposte ed assolse molti altri incarichi.
Rotariano convinto dal 1946, fu per sei anni
segretario e per due presidente del Rotary
Club di Livorno. Appassionato di sport fu
prima segretario della Virtus Juventusque e
poi segretario dell’Unione Sportiva Livorno
dalla sua fondazione e nei momenti del
suo massimo splendore. Per la sua dirittura,
il disinteresse, la comprensione, la passione
che metteva in tutto ciò che intraprendeva,
ebbe moltissimi amici di tutti i
ceti sociali”.
BELFORTE PAOLO (Livorno 19 aprile
1923 - 27 settembre
2018, di Aldo Luigi
e Luisa Fiano) - Editore
e libraio. Discendente
da una famiglia
di editori-librai
di ultrasecolare
esperienza, nell’immediato
dopoguerra
portò avanti la storica
Libreria Belforte di via Grande 91, esercizio
aperto nel lontano 1803, come recitava
la targa originaria al suo ingresso. Uomo
di profonda cultura, gentile ed elegante, il
suo non è stato “solo” un negozio di libri o
punto di prenotazione testi scolastici di ogni
ordine e grado, ma un centro di iniziative
culturali conosciuto ed apprezzato in tutta
Italia. Indimenticabili le serate con
l’“Incontro con l’autore” con artisti, scrittori
e giornalisti che si sono avvicendati all’interno
della sua libreria, come Giuseppe
Viviani, Silvano Ceccherini, Luciano Caruso,
Giovanni Campus, Franco Antonicelli,
Oriana Fallaci, Aldo Santini, Gina Lagorio
e molti altri. Lo stesso senatore Giovanni
Spadolini la prediligeva non mancando di
visitarla durante i suoi soggiorni a Castiglioncello.
La sua presenza nell’editoria,
dopo che la libreria era stata trasformata,
dimezzata e trasferita a partire dagli anni
‘90, nel 2003 è proseguita con la creazione
della Belforte Cultura, con a fianco le figlie
Laura, Francesca e Paola.
BELIMBAU ADOLFO (Il Cairo (Egitto)
1845 - Firenze 1938) - Pittore. Nacque in
Egitto da famiglia livornese dove momentaneamente
si era trasferita per seguire i
propri interessi commerciali nel campo
della importazione e vendita di tappeti
orientali. Si avvicinò alla pittura frequentando
la scuola di Felice Provenzal (v.) per
poi aprire uno studio in Corso Amedeo, in
collaborazione con l’amico e pittore Eugenio
Cecconi (v.), che gli affibbiò il soprannome
di “Bau”. All’Esposizione di Firenze
del 1881, un suo dipinto “Un momento
di riposo” (indicato dai dizionari d’arte
anche come “Fra un capitolo e l’altro” o
“Un pisolino”) del 1872 fu acquistato dal
Re d’Italia, poi donato dallo stesso alla
Galleria di Arte Moderna a Palazzo Pitti.
Si impose anche alle esposizioni di Torino,
Milano e Venezia. Si affermò pure nelle
riproduzioni grafiche e fotomeccaniche
tanto che alla mostra “Photographisce
Union”, svoltasi a Monaco di Baviera tra
il 1893 e 1894, ottenne una valida reputazione
europea. Tra i suoi dipinti più noti
la “Casa di Don Verità”, conservato al
Museo civico “G. Fattori”, e “Una fonte a
Livorno” (quella all’angolo tra via G. Garibaldi
e via G. Galilei), conservato pure a
Palazzo Pitti. La famiglia Belimbau costituì
una munifica fondazione con scopi culturali.
BELLABARBA GAETANO (Falerone
(FM) 24 gennaio
1934 - Livorno 5
giugno 2009, di
Umberto e Ermelinda
Eugeni) - Imprenditore.
Si trasferì
a Livorno nel
dopoguerra, e insieme
al fratello Luciano,
fondò l’omonima
società, che ben presto divenne tra le
più importanti nei lavori stradali e movimento
terra. In tempi assai recenti legò il
suo nome all’urbanizzazione di tutta la
zona di Banditella, ai grandi lavori della
Porta a Terra e all’immenso autoparco del
Faldo a Guasticce. La passione per lo sport
lo portò ad essere anche uno dei grandi
personaggi dell’Ippodromo «Caprilli»: fu
proprietario di una scuderia e di numerosi
purosangue, raccogliendo molti successi su
tutte le piste italiane. Per alcune stagioni
sponsorizzò anche la squadra del Rugby
Livorno.
BELLANDI FERRUCCIO (Livorno 24
gennaio 1904 - 1 agosto 1972, di Francesco
e Corinna Ciano) - Commendatore. Fu
presidente dell’U.S. Livorno dal 1954 al
1957, con due campionati di serie C e una
promozione in serie B.
BELLANDI ROBERTO (Montalcino (SI)