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portuali
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Storia dei lavoratori del Porto di Livorno fra gli anni Ottocento e i giorni nostri
Le Carovane dei Navicellai,
Facchini, Saccaioli e Granaioli
Terza e ultima puntata della storia dei lavoratori
del Porto di Livorno che Adastro Brilli,
classe 1948, oggi portuale in pensione,
ha raccolto per diletto in un quaderno. L’autore
ci presenta un quadro completo di come
lavoravano i nostri nonni e bisnonni, in un
clima di fatica e sudore ma sempre familiare,
pronti alle battute e agli scherzi. Cita
tanti nomi, tanti personaggi (tutti regolarmente ‘marchiati’
con il soprannome, che si sono portati dietro per tutta la
vita), molti aneddoti che val la pena riprendere.
Riportiamo alcune parti del suo diario, così come è stato
scritto, per apprezzarne ancor più la genuinità.
(3) - Dopo aver dato spazio
nei precedenti numeri alle Carovane
dei Gobbi, dei Carbonai
e dei Marmaioli, il “diario”
del Brilli termina con
quelle dei Navicellai, dei Facchini,
dei Saccaioli e dei Granaioli.
I Navicellai, come si capisce
dal loro nome, utilizzavano i
navicelli, grossi barconi oggi
quasi del tutto scomparsi (ne
sono conservati uno o due
quale testimonianza di una realtà
lavorativa che non esiste
più). Erano larghi metri 3,64
e lunghi metri 12,83, costruiti
in legno da artigiani, chiamati
maestri d’ascia. Tra questi,
famosa la famiglia di Alfredo
Cecchi che noleggiava i navicelli
dal 1880; dopo di lui prese
il suo posto il nipote Emilio
che è stato uno dell’ultimi calafati.
Il termine calafatare è una parola
marinaresca, significa
“stoppare” e incatramare le
fessure dei navicelli. Venivano
trainati da barche a motore
quando dovevano uscire in
alto mare, con i quali si provvedeva
al trasporto delle merci
da terra alle navi e vicever-
sa, navigando per i canali adiacenti
al porto, in particolare
modo nel quartiere della Venezia,
dove vi erano magazzini
per lo stoccaggio della merce.
La merce, tramite l’Arno,
giungeva anche da Firenze e
da Pisa e, attraverso un apposito
canale, detto appunto dei
navicelli, giungeva a Livorno
per essere smistata a bordo
delle navi, un lavoro quindi che
richiedeva esperienza e buona
conoscenza delle tecniche
di navigazione.
La merce trasportata riguardava
soprattutto carbone fossile,
sabbia
per le vetrerie,
terraglie,
laterizi, farina,
pietrisco
e altri materiali
da costruzione.
La navigazione
veniva fatta
con tre tipi
di navicelli,
da 12 a 22
tonn. e quella
sull’Arno,
veniva esercitata
in tre
modi: a braccia
d’uomo (mediante delle
pertiche, con la trazione per
mezzo di fiumi), a vela, utilizzando
i venti, ed a vapore
medianti alcuni piccoli rimorchiatori
che facevano servizio
lungo il canale. Tutto questo
dette vita alla famosa carovana
dei Navicellai.
I Navicellai a sua volta erano
al sevizio delle case di spedizione
e spesso la merce veniva
caricata giorni prima dell’imbarco
alla nave; in quelle
occasione, per evitare eventuali
furti, i lavoratori effettuavano
la vigilanza anche di notte,
dove ogni tanto si appisolavano
sugli stessi barconi.
Di questa carovana storica,
nata nel 1892 come associazione
di mutuo soccorso, fra
i maggiori esponenti si ricordano
la famiglia Volpi (avevano
navicelli di proprietà,
con loro dipendenti), i Magagnini
(anch’essi proprietari di
navicelli), e, tra i lavoratori diretti,
i vari Suardi, Voliani, Bastrei,
Raugei, Brogi, Mazzantini,
Cappelli, Salvadori, Politi
(detto “tru tru”), Paci ed altri
In occasione dell’accorpamento
anche i Navicellai confluirono
nella Compagnia Portuale
del tiraggio merci varie
istituita nel 1929.
Un’altra Carovana era quella
dei Facchini Tabacchi Greggi,
i cui dipendenti lavoravano
il tabacco confezionato in
grosse botti di legno, stoccate
poi negli appositi magazzini,
e spedite mediante vagoni
ferroviari o camion per l’eventuale
trasporto in altre città.
Questa carovana di facchini
lavorava per conto dello Stato,
dato che il tabacco era di
predomino statale. Uno dei
nuclei più noti faceva capo alla
famiglia Barbaro,
C’erano poi i Saccaioli (anche
in questo caso il nome ne
identifica la funzione), lavoratori
che svolgevano l’operazione
di insaccaggio delle merci
sfuse: si trattava principal-
Un navicello carico di merce sotto bordo di una nave.