16.08.2021 Views

LNS Agosto 2021

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

portuali

41

Storia dei lavoratori del Porto di Livorno fra gli anni Ottocento e i giorni nostri

Le Carovane dei Navicellai,

Facchini, Saccaioli e Granaioli

Terza e ultima puntata della storia dei lavoratori

del Porto di Livorno che Adastro Brilli,

classe 1948, oggi portuale in pensione,

ha raccolto per diletto in un quaderno. L’autore

ci presenta un quadro completo di come

lavoravano i nostri nonni e bisnonni, in un

clima di fatica e sudore ma sempre familiare,

pronti alle battute e agli scherzi. Cita

tanti nomi, tanti personaggi (tutti regolarmente ‘marchiati’

con il soprannome, che si sono portati dietro per tutta la

vita), molti aneddoti che val la pena riprendere.

Riportiamo alcune parti del suo diario, così come è stato

scritto, per apprezzarne ancor più la genuinità.

(3) - Dopo aver dato spazio

nei precedenti numeri alle Carovane

dei Gobbi, dei Carbonai

e dei Marmaioli, il “diario”

del Brilli termina con

quelle dei Navicellai, dei Facchini,

dei Saccaioli e dei Granaioli.

I Navicellai, come si capisce

dal loro nome, utilizzavano i

navicelli, grossi barconi oggi

quasi del tutto scomparsi (ne

sono conservati uno o due

quale testimonianza di una realtà

lavorativa che non esiste

più). Erano larghi metri 3,64

e lunghi metri 12,83, costruiti

in legno da artigiani, chiamati

maestri d’ascia. Tra questi,

famosa la famiglia di Alfredo

Cecchi che noleggiava i navicelli

dal 1880; dopo di lui prese

il suo posto il nipote Emilio

che è stato uno dell’ultimi calafati.

Il termine calafatare è una parola

marinaresca, significa

“stoppare” e incatramare le

fessure dei navicelli. Venivano

trainati da barche a motore

quando dovevano uscire in

alto mare, con i quali si provvedeva

al trasporto delle merci

da terra alle navi e vicever-

sa, navigando per i canali adiacenti

al porto, in particolare

modo nel quartiere della Venezia,

dove vi erano magazzini

per lo stoccaggio della merce.

La merce, tramite l’Arno,

giungeva anche da Firenze e

da Pisa e, attraverso un apposito

canale, detto appunto dei

navicelli, giungeva a Livorno

per essere smistata a bordo

delle navi, un lavoro quindi che

richiedeva esperienza e buona

conoscenza delle tecniche

di navigazione.

La merce trasportata riguardava

soprattutto carbone fossile,

sabbia

per le vetrerie,

terraglie,

laterizi, farina,

pietrisco

e altri materiali

da costruzione.

La navigazione

veniva fatta

con tre tipi

di navicelli,

da 12 a 22

tonn. e quella

sull’Arno,

veniva esercitata

in tre

modi: a braccia

d’uomo (mediante delle

pertiche, con la trazione per

mezzo di fiumi), a vela, utilizzando

i venti, ed a vapore

medianti alcuni piccoli rimorchiatori

che facevano servizio

lungo il canale. Tutto questo

dette vita alla famosa carovana

dei Navicellai.

I Navicellai a sua volta erano

al sevizio delle case di spedizione

e spesso la merce veniva

caricata giorni prima dell’imbarco

alla nave; in quelle

occasione, per evitare eventuali

furti, i lavoratori effettuavano

la vigilanza anche di notte,

dove ogni tanto si appisolavano

sugli stessi barconi.

Di questa carovana storica,

nata nel 1892 come associazione

di mutuo soccorso, fra

i maggiori esponenti si ricordano

la famiglia Volpi (avevano

navicelli di proprietà,

con loro dipendenti), i Magagnini

(anch’essi proprietari di

navicelli), e, tra i lavoratori diretti,

i vari Suardi, Voliani, Bastrei,

Raugei, Brogi, Mazzantini,

Cappelli, Salvadori, Politi

(detto “tru tru”), Paci ed altri

In occasione dell’accorpamento

anche i Navicellai confluirono

nella Compagnia Portuale

del tiraggio merci varie

istituita nel 1929.

Un’altra Carovana era quella

dei Facchini Tabacchi Greggi,

i cui dipendenti lavoravano

il tabacco confezionato in

grosse botti di legno, stoccate

poi negli appositi magazzini,

e spedite mediante vagoni

ferroviari o camion per l’eventuale

trasporto in altre città.

Questa carovana di facchini

lavorava per conto dello Stato,

dato che il tabacco era di

predomino statale. Uno dei

nuclei più noti faceva capo alla

famiglia Barbaro,

C’erano poi i Saccaioli (anche

in questo caso il nome ne

identifica la funzione), lavoratori

che svolgevano l’operazione

di insaccaggio delle merci

sfuse: si trattava principal-

Un navicello carico di merce sotto bordo di una nave.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!