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eventi
Daniele Caluri (Livorno,
1971) dal 2008 è docente
di disegno e storia dell’arte
al liceo scientifico
‘F. Enriques’ di Livorno.
È anche autore di fumetti
da anni, durante i quali
ha collaborato con Feltrinelli,
Bonelli, Glénat, Panini,
Il Vernacoliere, Il
Male di Vauro e Vincino.
Come autore unico ha creato
le serie di Fava di Lesso,
Nedo, Luana la Bebisìtter;
in collaborazione
con Emiliano Pagani ai testi
ha creato le serie di Don
Zauker e Nirvana. È inoltre
disegnatore per Martin
Mystère e Dylan Dog. Pluripremiato
in concorsi nazionale,
ha all’attivo anche
varie mostre personali.
chitettonico composto da
elementi caratterizzanti il
quartiere Venezia. Un insieme
di palazzi disposti ad arco che
attraverso le luci prende quasi
vita, che chiama all’avvicinamento
e al di là del quale sta
cominciando la festa, sotto il
crepuscolo estivo di Livorno.
- Abbiamo visto che prima dell’esecutivo
hai realizzato dei
bei bozzetti a matita, ci puoi
raccontare le varie fasi di realizzazione?
In questo caso è stato abbastanza
facile: una volta trovata
l’idea giusta, ho disegnato
un rapido abbozzo a
matita, giusto per mostrare
dove volessi andare a parare.
Devo dire che Riccardo e
Luca hanno capito immediatamente,
e mi hanno dato la
massima fiducia. A quel punto
ho realizzato il disegno definitivo,
a china su carta;
quindi ho eseguito la scansione
e l’ho colorato in digitale,
cercando di armonizzare al
meglio i colori per poter ottenere
il risultato più suggestivo.
Tutta la tavolozza si basa
sul contrasto che c’è fra
l’arancio e l’azzurro, che essendo
colori complementari si
esaltano a vicenda, e quindi
in questa fase l’attenzione si
è rivolta principalmente a non
scadere nel pacchiano, oltre
che a far sì che gli stessi colori
risultassero efficaci anche
nel processo di stampa.
- Cosa rappresenta per te questa
creazione artistica? Svelaci
qualche piccolo segreto realizzato
con più trasporto emotivo
o con più dedizione.
C’è l’acqua, c’è il cielo e ci
sono i palazzi settecenteschi:
diciamo che gli ingredienti
per una scenografia che si fa
da sé c’erano già in partenza.
Io mi sono divertito a trasformarli
in qualcos’altro; una
specie di isola brillante e sospesa
in un attimo di passaggio.
Graficamente, il passaggio
è dalle ore diurne a quelle
notturne del festival; più
allegoricamente, mi piace
pensare al momento di passaggio
potenziale che sta vivendo
Livorno: da città troppo
a lungo rinunciataria e attorcigliata
su se stessa, a città
che prova davvero a ripartire,
in diversi aspetti che la
caratterizzano. In questo senso,
forse la cosa che mi ha
coinvolto maggiormente è stata
proprio la resa del cielo in
quel particolare, brevissimo
attimo: non più giorno, ma
non ancora notte, quando
l’azzurro cede il passo al blu
profondo, si tinge di una specie
di lilla all’orizzonte e le
nuvole si stirano con la brezzolina
della sera.
- Livorno, una città cara a tutti
noi, cosa ti auguri e cosa ti
aspetti da questa città a livello
artistico?
Guarda, mi auguro che prosegua
convintamente in questo
suo rialzare la testa. Livorno,
a livello culturale e
artistico ha molto da offrire,
e spesso questo patrimonio
viene ignorato non solo da
turisti sbigottiti di fronte a
quello che ritenevano improbabile,
ma non di rado anche
dagli stessi livornesi. E tuttavia
questa sua storia c’è, e la
sua eco si riverbera nelle mille
realtà cittadine che hanno
attitudine al fare artistico, declinato
nei linguaggi più disparati.
Sarebbe bello immaginare
formati e contenitori di
rilievo, che incoraggiassero
quelli che provano a uscire dal
mero dilettantismo, e dessero
una dignità più ampia alle varie
opere, rispetto a quella
strettamente locale. Le strutture
ci sono, le teste anche.
Confido nella costruzione di
una mentalità più a lungo raggio,
che richiede sicuramente
un bel po’ di lavoro, ma può
anche generarne molto di più.
-Hai un sogno nel cassetto che
ti piacerebbe realizzare a Livorno?
Spero di si!
Eh eheh… Certo che ce l’ho:
ridipingere il Mausoleo a Ciano
come il Deposito di Zio
Paperone. Sarebbe bellissimo
dare vita a quello che a tutti
gli effetti è un ecomostro privo
di valore storico, artistico,
religioso, in chiave post-Pop,
surreale e dadaista. Non me lo
faranno fare mai.
Il mausoleo di Ciano immaginato
da Daniele Caluri.