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LNS Agosto 2021

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eventi

Daniele Caluri (Livorno,

1971) dal 2008 è docente

di disegno e storia dell’arte

al liceo scientifico

‘F. Enriques’ di Livorno.

È anche autore di fumetti

da anni, durante i quali

ha collaborato con Feltrinelli,

Bonelli, Glénat, Panini,

Il Vernacoliere, Il

Male di Vauro e Vincino.

Come autore unico ha creato

le serie di Fava di Lesso,

Nedo, Luana la Bebisìtter;

in collaborazione

con Emiliano Pagani ai testi

ha creato le serie di Don

Zauker e Nirvana. È inoltre

disegnatore per Martin

Mystère e Dylan Dog. Pluripremiato

in concorsi nazionale,

ha all’attivo anche

varie mostre personali.

chitettonico composto da

elementi caratterizzanti il

quartiere Venezia. Un insieme

di palazzi disposti ad arco che

attraverso le luci prende quasi

vita, che chiama all’avvicinamento

e al di là del quale sta

cominciando la festa, sotto il

crepuscolo estivo di Livorno.

- Abbiamo visto che prima dell’esecutivo

hai realizzato dei

bei bozzetti a matita, ci puoi

raccontare le varie fasi di realizzazione?

In questo caso è stato abbastanza

facile: una volta trovata

l’idea giusta, ho disegnato

un rapido abbozzo a

matita, giusto per mostrare

dove volessi andare a parare.

Devo dire che Riccardo e

Luca hanno capito immediatamente,

e mi hanno dato la

massima fiducia. A quel punto

ho realizzato il disegno definitivo,

a china su carta;

quindi ho eseguito la scansione

e l’ho colorato in digitale,

cercando di armonizzare al

meglio i colori per poter ottenere

il risultato più suggestivo.

Tutta la tavolozza si basa

sul contrasto che c’è fra

l’arancio e l’azzurro, che essendo

colori complementari si

esaltano a vicenda, e quindi

in questa fase l’attenzione si

è rivolta principalmente a non

scadere nel pacchiano, oltre

che a far sì che gli stessi colori

risultassero efficaci anche

nel processo di stampa.

- Cosa rappresenta per te questa

creazione artistica? Svelaci

qualche piccolo segreto realizzato

con più trasporto emotivo

o con più dedizione.

C’è l’acqua, c’è il cielo e ci

sono i palazzi settecenteschi:

diciamo che gli ingredienti

per una scenografia che si fa

da sé c’erano già in partenza.

Io mi sono divertito a trasformarli

in qualcos’altro; una

specie di isola brillante e sospesa

in un attimo di passaggio.

Graficamente, il passaggio

è dalle ore diurne a quelle

notturne del festival; più

allegoricamente, mi piace

pensare al momento di passaggio

potenziale che sta vivendo

Livorno: da città troppo

a lungo rinunciataria e attorcigliata

su se stessa, a città

che prova davvero a ripartire,

in diversi aspetti che la

caratterizzano. In questo senso,

forse la cosa che mi ha

coinvolto maggiormente è stata

proprio la resa del cielo in

quel particolare, brevissimo

attimo: non più giorno, ma

non ancora notte, quando

l’azzurro cede il passo al blu

profondo, si tinge di una specie

di lilla all’orizzonte e le

nuvole si stirano con la brezzolina

della sera.

- Livorno, una città cara a tutti

noi, cosa ti auguri e cosa ti

aspetti da questa città a livello

artistico?

Guarda, mi auguro che prosegua

convintamente in questo

suo rialzare la testa. Livorno,

a livello culturale e

artistico ha molto da offrire,

e spesso questo patrimonio

viene ignorato non solo da

turisti sbigottiti di fronte a

quello che ritenevano improbabile,

ma non di rado anche

dagli stessi livornesi. E tuttavia

questa sua storia c’è, e la

sua eco si riverbera nelle mille

realtà cittadine che hanno

attitudine al fare artistico, declinato

nei linguaggi più disparati.

Sarebbe bello immaginare

formati e contenitori di

rilievo, che incoraggiassero

quelli che provano a uscire dal

mero dilettantismo, e dessero

una dignità più ampia alle varie

opere, rispetto a quella

strettamente locale. Le strutture

ci sono, le teste anche.

Confido nella costruzione di

una mentalità più a lungo raggio,

che richiede sicuramente

un bel po’ di lavoro, ma può

anche generarne molto di più.

-Hai un sogno nel cassetto che

ti piacerebbe realizzare a Livorno?

Spero di si!

Eh eheh… Certo che ce l’ho:

ridipingere il Mausoleo a Ciano

come il Deposito di Zio

Paperone. Sarebbe bellissimo

dare vita a quello che a tutti

gli effetti è un ecomostro privo

di valore storico, artistico,

religioso, in chiave post-Pop,

surreale e dadaista. Non me lo

faranno fare mai.

Il mausoleo di Ciano immaginato

da Daniele Caluri.

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