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La Toscana Nuova - ottobre 2021

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A cura di

Viktoria Charkina

Incontri con

l’arte

Clet

Intervista ad uno dei principali

esponenti della Street Art in

Italia e nel mondo

di Viktoria Charkina

Come vedi la scena della Street Art oggi nel mondo

e in Italia?

Penso che oggi la Street Art sia il movimento artistico preponderante

perché racconta la nostra epoca.

Quali esperienze del tuo passato hanno influenzato le

tue opere?

Ho fatto un percorso classico, studiando all’Accademia di Belle

Arti. Sono cresciuto con l’amore verso l’arte figurativa e narrativa.

Essendo sempre stato molto indipendente e autonomo spesso

riscontravo delle difficoltà economiche e l’assenza di spettatori.

Così mi sono reso conto che l’unico pubblico che potevo avere

era la strada. Da lì sono arrivato alla Street Art. In quel momento

avevo già preparato un lavoro sui cartelli stradali quindi avevo sia

il soggetto che la motivazione ed ero pronto per uscire a lavorare.

Presto ho capito che l’arte rappresentava per me l’unico modo

per potermi sentire veramente libero nella società.

Tuo padre, Jean-Pierre Abraham, era uno scrittore apprezzato

in patria. Sei stato influenzato dalla sua attività

letteraria?

Sicuramente, perché nella mia famiglia l’arte è sempre stata

presente. Sono diventato un artista per la mia educazione e

per l’aria che si respirava in casa. Anche mia mamma ha avuto

esperienze lavorative di vario tipo, passando da fare l’infermiera

nel reparto di psichiatria ad avere un allevamento di capre.

I miei genitori sono sempre stati delle persone molto avventurose,

basti pensare al fatto che, quando mio padre faceva

il guardiano di un faro, abbiamo vissuto per tre anni su un’iso-

Clet con l’opera L’uomo comune installata a Firenze sul Ponte alle Grazie

la deserta. Mi hanno insegnato a seguire le mie passioni nella

vita, trasmettendomi anche l’amore di vivere in posti diversi.

L’atto di denuncia nelle tue opere è rivolto al mondo oppure

è strettamente legato al territorio dove l’opera viene posizionata?

È assolutamente universale, ma purtroppo non è applicabile

in tutti i paesi, perché in alcuni i rischi sono troppo grossi.

Parlo dei paesi arabi, della Russia, della Cina e del Giappone.

In quest’ultima nazione le cose sono andate malissimo. Ero

già tornato in Italia quando scoprii che la mia compagna, che

si trovava ancora lì, era stata arrestata perché considerata

complice del mio lavoro. Il processo è durato a lungo ed oggi

si è trasformato in un ricordo doloroso.

Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente ispirato?

Pieter Bruegel.

È una risposta molto inaspettata...

Capisco, ma la lezione di Bruegel sull’arte e sulla sua essenza

è stata veramente fondamentale per me. Il pittore fiammingo

raccontava la Bibbia alla gente che non sapeva leggere, spiegando

loro i soggetti e la narrazione dei quadri del tempo. Il

suo esempio mi è servito per capire che per me l’arte è comunicazione.

Anche io vorrei che la mia produzione fosse comprensibile

a tutti, riuscendo in tal modo a creare nuovi legami

e modi di comunicare.

Quali sono gli obiettivi che hai già raggiunto tramite l’arte e

quali quelli che vorresti raggiungere in futuro?

Uno dei famigerati interventi di Clet sui segnali stradali

Vorrei che le autorità, invece di vedermi come un vandalo, capissero

che in realtà sono il contrario. Vandalismo vuol dire

distruggere qualcosa per il piacere di distruggere, mentre io costruisco.

Nel mio lavoro rifletto molto sulla sicurezza stradale,

suggerendo alle persone di porre più attenzione ai cartelli stradali

e in tal modo di rallentare mentre sono alla guida.

CLET

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