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A cura di
Viktoria Charkina
Incontri con
l’arte
Clet
Intervista ad uno dei principali
esponenti della Street Art in
Italia e nel mondo
di Viktoria Charkina
Come vedi la scena della Street Art oggi nel mondo
e in Italia?
Penso che oggi la Street Art sia il movimento artistico preponderante
perché racconta la nostra epoca.
Quali esperienze del tuo passato hanno influenzato le
tue opere?
Ho fatto un percorso classico, studiando all’Accademia di Belle
Arti. Sono cresciuto con l’amore verso l’arte figurativa e narrativa.
Essendo sempre stato molto indipendente e autonomo spesso
riscontravo delle difficoltà economiche e l’assenza di spettatori.
Così mi sono reso conto che l’unico pubblico che potevo avere
era la strada. Da lì sono arrivato alla Street Art. In quel momento
avevo già preparato un lavoro sui cartelli stradali quindi avevo sia
il soggetto che la motivazione ed ero pronto per uscire a lavorare.
Presto ho capito che l’arte rappresentava per me l’unico modo
per potermi sentire veramente libero nella società.
Tuo padre, Jean-Pierre Abraham, era uno scrittore apprezzato
in patria. Sei stato influenzato dalla sua attività
letteraria?
Sicuramente, perché nella mia famiglia l’arte è sempre stata
presente. Sono diventato un artista per la mia educazione e
per l’aria che si respirava in casa. Anche mia mamma ha avuto
esperienze lavorative di vario tipo, passando da fare l’infermiera
nel reparto di psichiatria ad avere un allevamento di capre.
I miei genitori sono sempre stati delle persone molto avventurose,
basti pensare al fatto che, quando mio padre faceva
il guardiano di un faro, abbiamo vissuto per tre anni su un’iso-
Clet con l’opera L’uomo comune installata a Firenze sul Ponte alle Grazie
la deserta. Mi hanno insegnato a seguire le mie passioni nella
vita, trasmettendomi anche l’amore di vivere in posti diversi.
L’atto di denuncia nelle tue opere è rivolto al mondo oppure
è strettamente legato al territorio dove l’opera viene posizionata?
È assolutamente universale, ma purtroppo non è applicabile
in tutti i paesi, perché in alcuni i rischi sono troppo grossi.
Parlo dei paesi arabi, della Russia, della Cina e del Giappone.
In quest’ultima nazione le cose sono andate malissimo. Ero
già tornato in Italia quando scoprii che la mia compagna, che
si trovava ancora lì, era stata arrestata perché considerata
complice del mio lavoro. Il processo è durato a lungo ed oggi
si è trasformato in un ricordo doloroso.
Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente ispirato?
Pieter Bruegel.
È una risposta molto inaspettata...
Capisco, ma la lezione di Bruegel sull’arte e sulla sua essenza
è stata veramente fondamentale per me. Il pittore fiammingo
raccontava la Bibbia alla gente che non sapeva leggere, spiegando
loro i soggetti e la narrazione dei quadri del tempo. Il
suo esempio mi è servito per capire che per me l’arte è comunicazione.
Anche io vorrei che la mia produzione fosse comprensibile
a tutti, riuscendo in tal modo a creare nuovi legami
e modi di comunicare.
Quali sono gli obiettivi che hai già raggiunto tramite l’arte e
quali quelli che vorresti raggiungere in futuro?
Uno dei famigerati interventi di Clet sui segnali stradali
Vorrei che le autorità, invece di vedermi come un vandalo, capissero
che in realtà sono il contrario. Vandalismo vuol dire
distruggere qualcosa per il piacere di distruggere, mentre io costruisco.
Nel mio lavoro rifletto molto sulla sicurezza stradale,
suggerendo alle persone di porre più attenzione ai cartelli stradali
e in tal modo di rallentare mentre sono alla guida.
CLET
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