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gazza passava tanto tempo a San Pietroburgo – allora
capitale della cultura europea per eccellenza – dove andava
a trovare la zia materna che lavorava come decoratrice
alla corte dello zar Nicola Romonov. Durante una
festa, incontra l’amore della sua vita, un rampollo ambito
da tutte le teenager della città: il bello e promettente avvocato
Tadeusz Lempicki, dal quale prenderà il nome
Lempicka, aggiungendo successivamente in Francia il
“de” per accentuare la nobile provenienza alla quale teneva
molto. Tra i due scocca la scintilla della passione
che li porta a sposarsi, ad avere una figlia, Kizette, e a
condurre una convivenza tranquilla ed agiata vista la loro
posizione sociale. Purtroppo la vita le riserva una
spiacevole sorpresa: scoppia la rivoluzione bolscevica e
Tadeusz viene arrestato con l’accusa gravissima di collaborazione
con i bianchi (i controrivoluzionari). Tamara
è disperata e per la prima volta usa il proprio fascino per
salvare il marito, facendo “perdere la testa” al console
svedese per ottenere due passaporti stranieri. In questo
modo salva il marito e con tutta la famiglia scappa dalla
Russia. Invece di recarsi a Stoccolma, dove la attende il
diplomatico innamorato di lei, Tamara cambia i propri
piani e va a Parigi. Nella fretta della fuga, i coniugi Lempicki
portano via soltanto alcune valigie, un po’ di denaro,
vestiti da sera e gioielli pensando di dover trascorrere
una lunga vacanza nella capitale francese, almeno fino
Giovane fanciulla con i guanti (1930)
alla fine della rivoluzione. Si stabiliscono nel lussuoso
Hotel Savoy e ogni sera vanno a divertirsi, incontrandosi
spesso con altri aristocratici che come loro sono dovuti
andare via per mettersi in salvo. Le vacanze si allungano
più del previsto e i soldi cominciano a scarseggiare. All’inizio
Tamara vende alcuni gioielli per pagare i debiti, ma
la situazione finanziaria è grave, soprattutto perché Tadeusz,
dopo l’esperienza della prigione in Russia, soffre
di una depressione sempre più acuta e non riesce a trovare
lavoro. Tamara capisce che tocca a lei pensare al
sostentamento della famiglia. Lavora prima come indossatrice
e si ingegna a disegnare cappelli. Si ricorda poi
che una volta era brava a dipingere. Per questo motivo,
con i soldi guadagnati, segue vari corsi di pittura, diventando
in breve tempo la più ambita ritrattista della nobiltà
russa emigrata a Parigi come lei. Arrivano le prime
commissioni sempre più richieste e meglio pagate. Tamara
diventa ricca. Ma il momento cruciale che la porta
alla vera popolarità e la fa diventare regina dei salotti parigini
è la commissione nel 1929 da parte del giornale Die
Dame di una copertina del mensile. Tamara realizza un
proprio autoritratto alla guida della lussuosa Bugatti verde
(mai posseduta) dove esibisce con spavalderia l’immagine
di una donna forte e bella ma soprattutto
emancipata ed indipendente. La de Lempicka non era
molto felice nella vita privata: a causa della rivoluzione
del 1917, aveva perso tutto, casa, genitori, stabilità.
Invece di trovare supporto nella figura del marito si
scontra con la dura vita e si ritrova nel ruolo di unica
nutrice della famiglia. Alla fine Tadeusz la lascia
per un’altra donna, non riuscendo a sopportare la
sua vita mondana e le cene trascorse in compagnia
degli artisti. Tamara stringe amicizia con il
collezionista dei suoi lavori, il barone von Kuffener
(ricco nobile ebreo possidente di terreni e di allevamenti
bovini in Ungheria), e lo sposa in seconde
nozze. Essendo dotata di sesto senso, intuisce l’arrivo
in Europa della tempesta nazista; per questo
convince il marito a vendere (anzi a svendere) tutte
le proprietà e ad emigrare insieme negli Stati Uniti
nell’estate del 1939. La sua vita è stata tormentata
da continui cambiamenti e trasferimenti, ha sempre
dovuto scappare da qualcosa ed aiutare gli altri.
Non scendeva mai a compromessi e
soprattutto non rinunciava mai alla sua libertà personale
e alla dedizione per l’arte. Tra i finalisti del
concorso Tamara Art Award c’è un’importante rappresentanza
di artisti internazionali come la statunitense
Stephanie Holznecht, l’israeliana Michal
Ashkenasi, il polacco decano dell’Università di
Bialystok Ernest Zawada, lo svedese Fredrik Olsen,
l’olandese di origine surinamese Alma Sheik, la lussemburghese
Karin Monschauer, vincitrice del secondo
premio Lorenzo il Magnifico 2017, la polacca
Kinga Lapot Dzierwa e la scultrice olandese
Alexandra Von der Leeuw.
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