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WineCouture 9-10/2023

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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14<br />

S<br />

e n’è già parlato molto e se ne parlerà ancora per tanto<br />

tempo. Un’annata sicuramente difficile in Champagne,<br />

questa <strong>2023</strong> la cui vendemmia si è da poco<br />

conclusa. Se vogliamo provare a descriverla sinteticamente<br />

con le parole degli addetti ai lavori: un’annata<br />

da Chardonnay, un’annata da Vigneron. Ricordiamo<br />

bene, come fa notare Alberto Lupetti, uno dei principali<br />

esperti riconosciuti nel mondo dello Champagne<br />

in Italia, in un recente intervento su Instagram che<br />

“non si può parlare di annata prima di aver assaggiato<br />

i vin clair (quindi occorre attendere almeno gennaio<br />

del prossimo anno, ndr), oggi possiamo parlare solo di<br />

andamento dell’annata in vigna e della vendemmia”.<br />

L’annata agronomica è stata estremamente complicata.<br />

Molti Vigneron a cui abbiamo domandato qualche<br />

considerazione hanno utilizzato il termine “stressante”.<br />

In tanti hanno dovuto annullare le ferie, che di solito<br />

si programmano verso metà agosto per ricaricarsi<br />

prima della vendemmia: la situazione in vigna necessitava<br />

la loro presenza costante. Ma andiamo con or-<br />

dine: cosa ha caratterizzato l’annata <strong>2023</strong> tra i filari e<br />

cosa l’ha resa così complicata?<br />

L’annata <strong>2023</strong> nelle parole dei Vigneron<br />

“La primavera è stata molto fredda”, racconta Antoine<br />

Coutier, Vigneron ad Ambonnay, “quindi la vigna era<br />

in ritardo. Poi si sono alzate le temperature e ha spinto<br />

molto rapidamente a maggio e giugno”. Gli fa eco Benoit<br />

Munier, Vigneron dalla Cote de Blancs: “A maggio<br />

però sono arrivate anche le prime piogge, si è generata<br />

umidità e si sono viste le prime tracce di Peronospora.<br />

Nel mese di giugno è stata poi la volta dell’Oidio, che<br />

noi ci ha più lasciato fino alla vendemmia”.<br />

“Il problema delle muffe è stato particolarmente sentito<br />

nel mese di agosto”, riprende Coutier. “Nella seconda<br />

parte del mese di agosto poi, a complicare ulteriormente<br />

le cose, si è assistito ad un forte rallentamento dell’evoluzione<br />

della maturità. Fortunatamente a cavallo tra<br />

fine agosto e inizio settembre le temperature si sono<br />

alzate in maniera importante. Questo è stato molto utile<br />

perché ha dato una spinta (per alcuni insperata) alla<br />

maturità”.<br />

Una caratteristica assoluta dell’annata è stata la dimensione<br />

dei grappoli, enormi e con tanti acini. “Il<br />

peso medio del grappolo negli ultimi <strong>10</strong> anni è stato di<br />

130/135 grammi”, ricorda Coutier. “Quest’anno siamo<br />

arrivati 200/220 grammi”. Anche Alberto Lupetti,<br />

che frequenta la Champagne assiduamente da decen-<br />

ni, parla di “grappoli giganteschi che non si ricordano<br />

a memoria d’uomo”. Tanta quantità, quindi, che da un<br />

lato è sicuramente positivo ma dall’altro in molti casi<br />

ha messo a rischio la qualità, con parti dei grappoli che<br />

faticavano a maturare.<br />

Un anno da Chardonnay<br />

È bene innanzitutto precisare che non si può descrivere<br />

un’annata in Champagne senza fare distinzioni di zone<br />

e di vitigni. Se è vero che la <strong>2023</strong> è stata difficile per<br />

tutti, lo Chardonnay è quello che ne è uscito meglio,<br />

il Pinot Noir segue a distanza, con differenze anche<br />

abbastanza nette da zona a zona. Per il Meunier, ma<br />

la Vallée de la Marne in generale, discorso a parte: ne<br />

è uscito piuttosto male, con intere parcelle completamente<br />

distrutte dalle muffe.<br />

“Da noi abbiamo potuto raccogliere lo Chardonnay a<br />

maturità perfetta”, racconta Brigitte Beaufort, Vigneronne<br />

a Bouzy, “e con una qualità impeccabile. Il Pinot<br />

Noir è stato molto più attaccato dalle muffe e abbiamo<br />

dovuto gestire il marciume. Abbiamo dovuto fare tanta<br />

selezione per ottenere l’alto livello qualitativo ricercato.<br />

Alle fine, comunque, sono molto soddisfatta sia<br />

dello Chardonnay sia del Pinot Noir e sono pressoché<br />

certa che millesimerò entrambe”.<br />

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Benoit Munier:<br />

“Io sono molto soddisfatto del mio raccolto. Nella <strong>2023</strong><br />

trovo frutto, aromi, una bella maturità, una bella acidi-<br />

DI ANDREA SILVELLO<br />

DOSSIER<br />

Storie di vendemmia<br />

in Champagne<br />

Come è andata la raccolta dell’uva <strong>2023</strong><br />

raccontata da chi l’ha vissuta in vigna<br />

Photo: Marcello Brunetti

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