WineCouture 9-10/2023
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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8<br />
DOSSIER<br />
Collection<br />
alla “prova”<br />
Le origini del progetto di Maison Louis Roederer<br />
nella prima verticale di Champagne tra “essai” e release<br />
DI ANDREA SILVELLO E MATTEO BORRÈ<br />
U<br />
n numero a volte può fare tutta la differenza. Proprio<br />
quanto una sequenza può indicare molto di più di una<br />
semplice serie. Lo spiega esemplarmente il progetto<br />
Collection firmato dalla Maison Champagne Louis<br />
Roederer.<br />
Inizia, infatti, da una bottiglia che in etichetta riporta<br />
la dicitura “essai 238”, ovvero “prova 238”, un nuovo<br />
capitolo di una storia che affonda le radici in profondità,<br />
come testimonia proprio quel numero a ricordare<br />
gli assemblaggi svolti dalla Maison di Reims a far data<br />
dal 1776, anno della sua fondazione. Sullo sfondo, un<br />
uomo che da diversi decenni guida il team enologico e<br />
che oggi ha assunto anche il ruolo di direttore generale<br />
della Maison. Una figura centrale, non soltanto per il<br />
marchio Louis Roederer, ma per l’intera Champagne.<br />
Da lui, infatti, sono partite alcune delle più grandi rivoluzioni<br />
della Maison e sue sono le scelte che hanno<br />
portato la realtà di Reims alla centralità che oggi riveste<br />
all’interno del panorama enologico champenoise.<br />
Ed è stato proprio Jean-Baptiste Lécaillon a tenerci<br />
incollati alla sedia per oltre un’ora, lo scorso maggio<br />
a Milano, nell’ascolto dalla sua viva voce della genesi<br />
dell’ultimo nato in casa Louis Roederer: per l’appunto<br />
il progetto Collection.<br />
L’occasione per fissare nozioni e raggruppare considerazioni<br />
attorno allo stato d’avanzamento dell’iniziativa<br />
è giunta con l’esordio italiano della più recente<br />
release, la 244, che ha permesso di tirare una prima<br />
riga sul bilancio di un’idea capace di condurre a un<br />
vero cambio di prospettiva.<br />
Sia, infatti, chiarito fin da subito un elemento decisivo:<br />
il Collection non è una scelta di marketing e non<br />
è neppure l’evoluzione del Brut Premier. Ci troviamo<br />
di fronte a un vero e proprio mutamento filosofico<br />
profondo nel pensiero stesso della Maison, nella sua<br />
logica di fare Champagne. Il Brut Premier, d’altronde,<br />
“fu” altra cosa. Parliamo, infatti, di un Sans Année<br />
(Non Vintage) che rappresenta - a detta di Jean-Baptiste<br />
Lécaillon - un modo “vecchio” di fare Champagne:<br />
non millesimato nato negli anni ‘70 per adattare<br />
i vini a decenni in cui si assisteva a poche ottime annate<br />
“millesimabili”. Oggi, però, il mondo è cambiato:<br />
è sufficiente guardare quel che accade all’interno<br />
della vigna per rendersene conto. Si presta molto più<br />
attenzione alla natura e alla pianta, scendono le rese<br />
per ettaro e siamo innanzi a cambiamenti climatici<br />
che hanno ripercussioni e impatti profondi.<br />
Lo Chef de Cave di Louis Roederer ha sintetizzato