Hod benessere - periodico bimestrale anno VI n 27 settembre ...

Il Bagno turco,
Hammam
Il bagno turco è un elemento di appartenenza
araba, anche se il suo sviluppo è stato fortemente
influenzato dalla civiltà romana.
Gli arabi, giunti in Siria nel VII secolo, conoscono
le terme romane, dalle quali adottano l’utilizzo
dell’acqua calda. Tra la struttura romana e araba
permangono però molte differenze. I bagni romani
sono molto grandi e situati in centro, mentre gli
hammam sono più piccoli, raccolti e sparsi in numero
maggiore per tutta la città; sono legati innanzitutto
al rituale religioso della pulizia: secondo
il Sacro Corano, lavarsi non è solo importante
ma essenziale.
Scrive Fatima Mernissi, in La terrazza proibita.
Vita nell’harem: “L’essere umano entra in rapporto
con il mondo attraverso la pelle, e come può
una persona che ha i pori ostruiti sentire l’ambiente
ed essere sensibile alle sue vibrazioni?”
D’altra parte, questi spazi svolgono anche una
fondamentale funzione sociale. Sono per eccellenza
importanti luoghi di socializzazione per le persone
di tutte le età e di tutti i ceti sociali. In particolare
diventano occasione di svago per quelle
donne di stampo tradizionale che conducono una
vita prevalentemente domestica. Ai tempi di
Maometto, l’hammam era un luogo riservato agli
uomini ma quando i benefici igienici divennero
evidenti, i bagni furono aperti anche alle donne.
All’inizio potevano recarvisi solo dopo una malattia
o un parto, ma ben presto quel “privilegio” di
poche divenne un “diritto” per tutte. L’hammam
diventò una parte importante nella vita delle donne
mussulmane, al punto che se un marito vietava
alla moglie di andare al bagno, questa poteva
chiedere perfino il divorzio.
Nel passato l’hammam era “il luogo di incontro”
sociale. Le donne con figli giovani da maritare
cercavano loro una sposa proprio tra i vapori del
bagno, dove le fanciulle si mostravano senza veli,
in tutta la loro bellezza.
“ Il bagno pubblico è il massimo
della perdizione per una donna
persiana. Qui incontra
le sue amiche e passa molte ore
nell’atmosfera calda e umida,
mentre le servitrici le dipingono
i capelli con l’henné e l’indaco
e dipingono le sue unghie
e la punta delle dita delle mani
e dei piedi con il succo scarlatto
di quella pianta.
” (Ella C. Sykes, 1910)
La fase successiva è quella considerata
più “dolorosa” (soprattutto
per chi non è abituato), ma
anche la più efficace. Con un’apposita
spugna, simile al crine, si massaggia
ogni parte del corpo, che si converte in
superficie levigata.
È d’uso comune, all’hammam femminile,
il massaggio reciproco, che consiste
nel frizionamento della pelle sotto la
pressione di una spugna ruvida.
Naturalmente anch’io sono sottoposta
a questo tipico trattamento, e una donna
con la quale ho fatto amicizia si offre
per aiutarmi nel lavaggio. Comincia dalla
schiena e passa al braccio. Nel giro di
pochi minuti mi ritrovo sdraiata.
Aziza, una donna di costituzione robusta,
dotata di due grandi seni materni,
sta seduta a gambe incrociate e friziona
la mia gamba mentre a gesti provo a
chiederle un po’ di delicatezza, ma il mio
invito cade nel vuoto, lei ride e mi fa
cenno di stare tranquilla. Finita la “tortura”,
devo indubbiamente darle ragione,
il tradizionale massaggio marocchino
femminile ha avuto i suoi effetti e io
sento il mio corpo limato, sotto il flusso
di nuova acqua bollente. L’ultima operazione
riguarda il massaggio ai capelli: si