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ne dei danni può risultare sfavorevole per altri motivi. Le infrastrutture come i terminali marittimi di trasbordo devono per forza trovarsi vicino al mare. Anche la vicinanza ai fiumi rappresenta per molti settori un vantaggio, sia in campo logistico sia per l’acqua di raffreddamento. Inoltre, le superfici industriali più abbordabili in quanto al prezzo si situano spesso nelle zone golenali. Il dilemma è sopportabile fino al momento in cui certe catastrofi naturali iniziano ad essere la norma e quasi prevedibili. Un contratto assicurativo per infrastrutture in tali condizioni contraddice il principio assicurativo. Infatti, per definizione, un’assicurazione assume il rischio nel caso imprevisto e raro. Se le alluvioni o altre calamità naturali diventano la regola, è necessario agire altrimenti per minimizzare i rischi: a livello di norme edilizie o di pianificazione del territorio. Proprio quest’ultima svolge un compito molto importante in questo senso. Ciò che si costruisce oggi dovrebbe restare per i prossimi 50 o 100 anni. È quindi necessaria un’attenta ponderazione di dove e come costruire nuovi edifici d’abitazione o di produzione per non essere già in breve tempo alla mercè delle forze naturali. Esige quindi, per esempio, norme edilizie più severe affinché le costruzioni possano resistere a violenti tempeste? L’intera industria assicurativa auspica che le norme edilizie tengano conto delle crescenti sollecitazioni future. Cerchiamo inoltre di esercitare un’influenza individuale nel colloquio con i clienti. E qual è il ruolo dell’ente pubblico in materia di prevenzione? Come assicuratori sosteniamo l’elaborazione di norme edilizie o di registri che elencano materiali di costruzione adatti. Inoltre, un punto centrale è il proseguimento della cartografia dei pericoli. L’utilità di queste carte è stata dimostrata ad esempio in sede di bilancio dell’alluvione dell’agosto 2005: in circa l’80 percento delle carte dei pericoli la valutazione degli esperti si è rivelata esatta. Nei Cantoni Nidvaldo ed Obvaldo si sono potuti evitare danni superiori grazie alle misure di protezione adottate. Conosce dei progetti esteri migliori in materia di prevenzione dei pericoli? Le strategie variano molto da Paese a Paese. Ad esempio in Francia ci possono volere vent’anni per la realizzazione di una carta dei pericoli. Inoltre, sussiste il problema che anche se spesso si conoscono i pericoli, per motivi di costi non vengono tratte le debite conseguenze. D’altra parte, in Gran Bretagna, la cartografia dei pericoli non è centralizzata e coordinata a livello statale: l’iniziativa parte piuttosto dagli assicuratori stessi. Anche se la Svizzera primeggia in un confronto internazionale, non si può dire che abbiamo scoperto l’uovo di Colombo. Uno scenario prevede per il futuro lo spopolamento o addirittura l’evacuazione di intere vallate. La società deve quindi abbandonare ciò che non si può più proteggere dai pericoli naturali e che quindi non è più assicurabile? Quando la minaccia è troppo grande la compagnia assicurativa deve pensare in termini di economia di mercato e rinunciare ad una polizza. Se la pianificazione del territorio e la protezione dei beni non bastano più, certe superfici dovranno rimanere inutilizzate. Viceversa, oggetti costruiti in modo appropriato e ubicati in zone ben protette approfittano già oggi di condizioni favorevoli. Swiss Re vuole essere CO 2 neutrale pld. Nel corso del 2006, i 10’800 impiegati di Swiss Re in tutto il mondo hanno prodotto circa 67’000 tonnellate di CO 2 . Entro il 2013, la compagnia intende ridurre le emissioni di CO 2 di circa il 15 percento mentre il rimanente 85 percento sarà compensato attraverso un investimento nel Community Development Carbon Fund (CDCF) della Banca Mondiale. Questo fondo sostiene progetti per il miglioramento della protezione del clima e delle condizioni di vita della popolazione nei Paesi in via di sviluppo. Un altro esempio per raggiungere quest’obiettivo stabilito nel 2003 è l’acquisto in Svizzera di carburante bio&fair neutrale per il clima tramite la ditta Gebana SA. Inoltre, Swiss Re premia i collaboratori che anche nella vita privata si sforzano di comportarsi in modo rispettoso del clima. A dipendenza delle situazioni regionali, Swiss Re sostiene l’acquisto di automobili a motore ibrido con basse emissioni, l’uso dei mezzi di trasporto pubblico o l’installazione di collettori solari fino a metà dell’investimento per un massimo di 5’000 franchi. Come sarà il clima nel 2100? È evidente che il CO 2 emesso finora determinerà un aumento della temperatura anche se adesso decidessimo di invertire la rotta. Come Swiss Re, un numero sempre maggiore di imprese si occupa seriamente del tema traendone delle conseguenze nel campo della propria gestione. Questo rappresenta una speranza. (traduzione) 64 forum sviluppo territoriale 3/2007
PLANAT: la Piattaforma nazionale «Pericoli naturali» Simone Hunziker simone.hunziker@bafu.admin.ch Fonte: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP Gli eventi di maltempo degli ultimi anni, come ad esempio la tempesta Lothar nel dicembre del 1999, la siccità estrema dell’estate 2003 o le alluvioni più recenti del 2005 e del 2007, rivelano quanto sia diventato vulnerabile il nostro ambiente vitale ai pericoli naturali. L’entità dei danni causati dalle catastrofi naturali continua ad aumentare. I motivi sono molteplici: aumento e concentrazione dei valori, impianti più esposti, maggiori esigenze di mobilità e comunicazione, grandi insicurezze riguardo al cambiamento climatico. Si tratta quindi di ridurre i rischi, di evitare possibilmente nuovi rischi e, soprattutto, di aumentare la consapevolezza dei pericoli naturali. PLA- NAT, la Piattaforma nazionale «Pericoli naturali» vi contribuisce ormai da un decennio. 65
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