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Raccontare Pirano

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SCHEDA 19

CISTERNA

Pozzi e cisterne

Tutte le cittadine istriane hanno sofferto la

sete. L’acqua potabile era poca e spesso

non della migliore qualità. A Venezia l’arte

di raccoglierla e conservarla nelle cisterne

era stata perfezionata, tanto che esistevano i provveditorati,

addetti alla loro costruzione e manutenzione.

Le botteghe artigiane si specializzarono

nell’arte delle cisterne, inventando nuovi intonaci

impermeabili e mattoni adatti solo per questo uso.

Queste nuove competenze tecniche si diffusero

velocemente anche negli altri territori governati

dalla Repubblica.

Nel solo centro storico di Pirano, sul finire del XIX

sec., c’erano almeno un’ottantina di cisterne e una

ventina di pozzi. Le case date in affitto che avevano

nel cortile comune una cisterna, costavano di più.

(Per chi volesse approfondire, nel 2017, la Comunità

degli Italiani di Pirano ha pubblicato un catalogo di

quelle sopravvissute, circa una trentina).

Il pozzo più antico

Il pozzo più antico, noto ancora oggi, era quello di

Lùprica in Via del Castello. Non era mai secco perché

alimentato da una vena sotterranea. Questa

sua proprietà è passata perfino nei modi di dire del

dialetto piranese: a chi chiedeva i pochi centesimi

per una gazzosa o un gelato, si rispondeva “No son

miga el poso de Luprica!”. Sottinteso il riferimento

all’acqua che mai mancava ovvero “i miei soldi non

sono mica inesauribili come l'acqua del pozzo”.

Sulla vera da pozzo era scolpito un leone andante

con la data della sua costruzione (23 marzo 1485).

Questa lastra è custodita nel deposito lapidario del

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