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Ma procediamo con ordine.
Il nuovo porticciolo nel rione di Porta Campo, sin
dal Medioevo, diventò il centro della vita economica
della città. Vi si specchiava il vecchio palazzo
podestarile. Sulla riva sinistra c’era il Fondaco dei
grani, sulla riva destra poche case. Dietro la sede
podestarile, le mura e Porta Campo ad arco gotico.
Sulla riva del mandracchio nel XV sec. furono posti
i pili portastendardo: uno per S. Giorgio, uno per
S. Marco con le misure di lunghezza. Un terzo pilo,
poligonale come una vera da pozzo, con scavate le
misure per gli aridi, si trova oggi nell’atrio del Municipio.
Le attività commerciali erano vivacissime.
Qui si stipulavano gli accordi e i contratti commerciali.
Vi arrivavano merci di ogni genere: prodotti
della campagna, legname, sale, olio, vino, stoffe,
piccoli animali domestici, prodotti della pastorizia,
pesce e carne salata, olive sotto sale, prodotti
dell’artigianato, pellami e molto altro.
Il porto era per i Piranesi un occhio aperto sul mondo.
Tutto da qui partiva e arrivava. Così già nei primi
decenni del XIV sec. i notabili piranesi chiesero
alla Serenissima di sistemare le rive e il permesso
di costruire un nuovo molo fuori il mandracchio,
verso il Mogoròn. Gli esperti inviati dalla Serenissima
spiegarono al Maggior Consiglio veneziano che
il miglioramento del porto di Pirano non avrebbe
favorito solo i locali, ma sarebbe stato di grande
utilità anche per le imbarcazioni veneziane (F. Gestrin).
Fu ingaggiato il noto mastro carpentiere
Ognobene da Cividale, il quale richiese un pagamento
molto alto. I lavori iniziarono subito (1334) e
furono completati prima del termine stabilito, già
nel 1337 (D. Mihelič). Fioriva a Pirano in quel tempo
ogni sorta di attività. Data l’esiguità dello spazio a
disposizione, si proibì perciò di costruire e riparare
le imbarcazioni sulla riva di Porta Campo e sotto
la vicina Loggia. Il luogo riservato a queste attività
fu l’odierna Piazzetta del pescatore fino a Porta
Dolfin, e verso il Mogoron, dove oggi c’è il Museo
del mare.
Fra le due alte torri dell’imboccatura del mandracchio,
nottetempo, veniva sollevata una catena. Nel
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BITTA ORIGINALE E SUA COPIA