Pubblicazione opuscolo Basilicata - Ministero per i Beni e le Attività ...
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ANA - Associazione Naziona<strong>le</strong> Archeologi<br />
ti a “discrezione”.<br />
Si formulano rapporti di lavoro di tipo subordinato, che possono variare da regione a<br />
regione, svolti <strong>per</strong> conto di Soprintendenze, Società, Coo<strong>per</strong>ative, Imprese di costruzione,<br />
Studi professionali, spesso con pagamento a giornata, vincolati alla presenza fisica in<br />
cantiere e agli orari del cantiere stesso. Gli archeologi possono essere incaricati sia direttamente<br />
dai committenti (Ministeri, Comuni, Enti pubblici), dal<strong>le</strong> stazioni appaltanti<br />
(Società partecipate) o da eventuali General contractors, situazione che si verifica spesso<br />
nel<strong>le</strong> regioni meridionali, sia in parasubordinazione o con P. IVA, da Società o Coo<strong>per</strong>ative<br />
subappaltatrici.<br />
L’indagine statistica condotta dell’Associazione, ha ri<strong>le</strong>vato che la maggior parte degli archeologi<br />
è impegnata in cantieri d’interventi infrastrutturali (metropolitane, TAV, lavori<br />
di urbanizzazione, o<strong>le</strong>odotti, metanodotti, ecc.), quasi la metà (45%) come collaboratore<br />
di Società o Coo<strong>per</strong>ative, inquadrati con contratti di tipo parasubordinato (Co.Co.Pro, P. IVA,<br />
ecc.). Pochi gli archeologi assunti con contratti di tipo subordinato, nella maggior parte<br />
dei casi a tempo determinato e in pochissimi casi a tempo indeterminato, questi ultimi<br />
concentrati <strong>per</strong> lo più nel<strong>le</strong> regioni a statuto autonomo, come il Trentino Alto Adige. Una<br />
professione, quindi, caratterizzata da una precarietà consolidatasi nel tempo. L’archeologo<br />
tipo in Italia è in preva<strong>le</strong>nza di sesso femmini<strong>le</strong> (72%), ha mediamente 30 anni (oltre il 50%<br />
ha tra i 28 e i 32 anni), <strong>per</strong> metà ha conseguito titoli post lauream (specializzazione o dottorato)<br />
in Italia e/o all’estero. Attualmente, la discontinuità e precarietà del lavoro costringe<br />
un archeologo su tre (37%) a svolgere paral<strong>le</strong>lamente altri lavori e oltre la metà degli archeologi<br />
(55%) cambia lavoro entro quattro/cinque anni: tutto ciò dopo circa sette/otto<br />
anni di formazione accademica e professiona<strong>le</strong>.<br />
L’assenza di regolamentazione comporta, inoltre, l’impossibilità<br />
<strong>per</strong> gli archeologi di godere dei diritti più e<strong>le</strong>mentari<br />
che spettano ad ogni lavoratore, come quelli indiscutibili<br />
della sicurezza nel luogo di lavoro, della malattia<br />
e maternità retribuite, degli indennizzi di disoccupazione<br />
nei <strong>per</strong>iodi di sospensione dei cantieri o tra<br />
un contratto e l’altro. Proprio a causa dell’atipicità degli<br />
incarichi,gli archeologi, che versano al Fondo Gestione<br />
Separata dell’INPS una parte del proprio reddito, che nel<br />
caso dei lavoratori con P. IVA corrisponde ad un quarto<br />
del reddito (25%) e un indennizzo aggiuntivo <strong>per</strong> la maternità/paternità<br />
(0,72%),molto spesso non hanno alcun diritto di trattamenti previdenziali.<br />
Si tratta di un grave vuoto <strong>le</strong>gislativo, incompatibi<strong>le</strong>, tra l’altro, con il quadro normativo comunitario,<br />
che prevede modalità di riconoscimento professiona<strong>le</strong> eguali <strong>per</strong> tutti gli Stati<br />
della Comunità Europea. Si sottolinea, inoltre, la contraddizione con il nuovo assetto gestiona<strong>le</strong><br />
dei <strong>Beni</strong> Culturali in Italia, che prevede il coinvolgimento sempre maggiore di<br />
o<strong>per</strong>atori e risorse privati in collaborazione con gli organi ministeriali e gli enti locali.<br />
Prob<strong>le</strong>matiche che l’Associazione Naziona<strong>le</strong> Archeologi, in linea con quanto definito nel<br />
I Congresso Naziona<strong>le</strong>, svoltosi a Pompei il 3 Marzo 2007, ha sol<strong>le</strong>vato ed imposto all’attenzione<br />
dell’opinione pubblica e del<strong>le</strong> istituzioni il 14 Giugno 2008, nell’ambito della<br />
I Manifestazione naziona<strong>le</strong> di Roma, che ha visto <strong>per</strong> la prima volta scendere in piazza<br />
centinaia di archeologi provenienti da tutta Italia.<br />
A seguito della I Manifestazione naziona<strong>le</strong> degli archeologi, il 5 agosto 2008, è stata depositata<br />
dal PD una proposta di <strong>le</strong>gge che, proponendo un emendamento al Codice dei<br />
<strong>Beni</strong> Culturali e del Paesaggio, prevede l’istituzione di<br />
e<strong>le</strong>nchi/registri presso il MIBAC al fine di riconoscere e<br />
regolamentare <strong>le</strong> figure professionali che o<strong>per</strong>ano nel<br />
settore dei beni culturali. La proposta, firmata dai deputati<br />
della Commissione Lavoro, <strong>Attività</strong> Produttive,<br />
Bilancio, Giustizia e della Capogruppo PD in Commissione<br />
Cultura, è stata il frutto di una discussione a<strong>per</strong>ta<br />
con <strong>le</strong> Associazioni di categoria che ne hanno condiviso<br />
il testo con documenti pubblici.<br />
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