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versione pdf - giochi di carte : tarocco bolognese di maurizio barilli

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Note<br />

(1) Naibi:<br />

sono <strong>carte</strong> nate in Italia nel secolo XIV, probabilmente ispirate a <strong>carte</strong> arabe trecentesche delle quali<br />

conosciamo un esemplare del soggetto del Cavaliere (al naib); costituiscono una specie <strong>di</strong> promemoria <strong>di</strong><br />

cognizioni utili ed erano utilizzate per praticare un gioco <strong>di</strong>dattico.Sono cinquanta immagini, <strong>di</strong>stribuite in<br />

cinque serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci <strong>carte</strong>. Le serie corrispondono alle con<strong>di</strong>zioni della Vita, alle Muse, alle Scienze, alle Virtù<br />

e infine ai Pianeti.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni della Vita vanno dalla più umile fino al supremo potere temporale e spirituale: il men<strong>di</strong>cante, il<br />

servo, I'artigiano, il mercante, il gentiluomo, il cavaliere, il dotto, il re, e infine I'imperatore e il Papa. Per<br />

completare Ia seconda serie, alle nove Muse e stato aggiunto Apollo. Alle <strong>carte</strong> raffiguranti i sette pianeti<br />

sono stati aggiunti l'Ottava Sfera, il Primo Mobile e la Prima Causa. Per quanto riguarda le Scienze e le Virtù,<br />

c'era soltanto l'imbarazzo della scelta. I Tarocchi nacquero verosimilmente dalla combinazione delle Naibi -<br />

evolutesi in Trionfi - e delle quattro serie delle <strong>carte</strong> numerali dei semi latini. (r.c.)<br />

(2) Simboli:<br />

un trattato veneziano del 1545 propone un'altra spiegazione: “Le spade ricordano la morte <strong>di</strong> coloro che si<br />

rovinano col gioco; i bastoni in<strong>di</strong>cano la punizione meritata da coloro che barano; i denari rappresentano ciò<br />

che alimenta il gioco; e le coppe, infine, la bevanda in cui si placano le <strong>di</strong>spute tra i giocatori”.(m.b.)<br />

(3) Milano o Ferrara:<br />

nelle corti del primo Quattrocento, soprattutto a Ferrara, era <strong>di</strong> moda rappresentare allegoricamente per<br />

esempio la Fortuna con una ruota, o l'Amore con un carro che trascina via gli amanti, eccetera. Questi trionfi<br />

<strong>di</strong> Fortuna, trionfi d'Amore, vennero traslati in un seme <strong>di</strong> valore superiore ai semi comuni.<br />

Filippo Maria Visconti, duca <strong>di</strong> Milano dal 1412 fino alla morte del 1447, inventava nuovi <strong>giochi</strong> facendosi<br />

fare mazzi strutturati ad hoc, con icone <strong>di</strong> fantasia. I suoi Tarocchi sono del 1441.<br />

Alla corte <strong>di</strong> Ferrara del 1442 si or<strong>di</strong>navano <strong>carte</strong> de trionfi, e carticelle da trionfi.<br />

Tre sono i mazzi <strong>di</strong> tarocchi, nati più o meno negli stessi anni Trenta del Quattrocento: quelli <strong>di</strong> Ferrara, <strong>di</strong><br />

Milano e <strong>di</strong> Bologna. Nei tre mazzi ci sono gli stessi ventidue trionfi, il che garantisce della loro unica origine,<br />

ma <strong>di</strong>segnati e or<strong>di</strong>nati gerarchicamente in modo affatto <strong>di</strong>verso. La primogenitura sembrerebbe e prima<br />

vista essere ferrarese, in quanto i contenuti e gli stilemi dei trionfi ben corrispondono alla moda espressiva <strong>di</strong><br />

quel periodo in quella corte, ma anche l'inventiva lu<strong>di</strong>ca del duca Filippo Maria Visconti <strong>di</strong> Milano potrebbe<br />

esserne responsabile. L'originalità della tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Bologna fa granire l'ipotesi <strong>di</strong> essere stata lei la madre<br />

dell'invenzione, subito recepita e superbamente reinterpretata dagli artisti delle corti opulente.<br />

E' documentato che il gioco dei tarocchi è arrivato a Ferrara da Bologna, dove stampavano i mazzi e<br />

giocavano nelle bettole universitarie già nel 1442. La corte <strong>di</strong> Ferrara ci gioca dopo, dal 1453. Gli in<strong>di</strong>zi della<br />

standar<strong>di</strong>zzazione del mazzo su quei 22 trionfi a Bologna sono corposi. E' probabile che l'idea fosse degli<br />

intellettuali <strong>di</strong> corte <strong>di</strong> Milano, poi sviluppata nelle stamperie bolognesi coi trionfi popolari che conosciamo,<br />

poi arrivata alla corte <strong>di</strong> Ferrara che li ha ri<strong>di</strong>segnati, infine gli Sforza hanno fabbricato il loro mazzo intorno al<br />

1460-70, che è <strong>di</strong>ventato il mazzo <strong>di</strong> Marsiglia a seguito dell'occupazione francese <strong>di</strong> Milano tra il 1498 e il<br />

1525. E' però possibile che i 22 trionfi siano bolognesi in toto, sviluppatisi dall'idea del taglio nato tra Italia e<br />

Germania nel 1400, che da qui siano arrivati alla corte <strong>di</strong> Milano dove già avevano fatto mazzi speciali per il<br />

taglio. Però, a guardare bene, le icone dei trionfi non sembrano <strong>di</strong> ideazione e <strong>di</strong> mano intellettuale, gli<br />

intellettuali <strong>di</strong> allora erano tutti per la cultura classica grecoromana. I trionfi sono espressione della cultura<br />

popolare me<strong>di</strong>evale, quin<strong>di</strong>, chissà... bolognesi.<br />

Il mazzo <strong>bolognese</strong> dei tarocchi è dunque e comunque uno dei tre primigeni; in mezzo millennio non é<br />

mutato: le icone sono le stesse; il punteggio è lo stesso; si rispondeva al seme d'attacco, altrimenti si<br />

tagliava; l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> presa dei trionfi è immutato. (g.z.)<br />

(4) Tarocchino <strong>bolognese</strong>:<br />

fonti certe in<strong>di</strong>cano che già nella seconda metà del Quattrocento a Bologna i trionfi fossero già popolari; la<br />

Bologna <strong>di</strong> allora era gremita <strong>di</strong> studenti da tutta Europa. Forse l'Alma Mater è stata una responsabile del<br />

nuovo gioco e del suo mazzo.<br />

Il nome Tarocchino <strong>bolognese</strong> è preferito a Tarocco <strong>bolognese</strong>, siccome esprime la particolarità del mazzo<br />

ridotto a 62 <strong>carte</strong>, rispetto alle 78 del mazzo completo. Sappiamo che nel Cinquecento riduzioni <strong>di</strong> mazzo<br />

erano praticate un po' in tutta Italia: la riduzione del mazzo è stata un passo importante nella creazione del<br />

gioco del Tarocchino; possiamo supporre che a Bologna si giocasse a Tarocchi con mazzo ridotto già<br />

dall'inizio del Cinquecento.<br />

Coi quattro semi completi <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci <strong>carte</strong> numerate e quattro figure ciascuno, la cattura del Re era pressoché<br />

impossibile. Sottraendo il Due, il Tre, il Quattro e il Cinque <strong>di</strong> ogni seme, si è tolto me<strong>di</strong>amente un giro franco<br />

per seme, esponendo le figure ad un taglio più rapido. Il Tarocchino <strong>bolognese</strong> così come lo conosciamo<br />

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