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IL CELIBATO SACERDOTALE E IL VATICANO II

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14<br />

per questa loro decisione di seguirlo con radicalita‟. Il Signore dice che “chi<br />

mette mano all‟aratro e poi si volta indietro non e‟ degno del regno dei cieli.” (Lc<br />

9,62). Se gli apostoli non avessero perseverato nella loro decisione, il Signore non<br />

li avrebbe considerati piu‟ apostoli e amici 13 come invece ha fatto fino alla fine<br />

per quanto riguarda gli undici. Altri si erano volti indietro per varie ragioni, e<br />

logicamente hanno dovuto lasciarlo, e lui non li ha piu‟ riconosciuti come suoi<br />

discepoli. 14<br />

5. Non c‟e‟ nessuna indicazione che gli Apostoli abbiano abbandonato la<br />

continenza perpetua dopo la Morte e Risurrezione del Signore. L‟antico<br />

adagio rimane vero in tutta la forza: una volta diventato eunuco, si rimane eunuco<br />

per tutta la vita. Nessun dubbio che molti Apostoli nei loro viaggi si avvalessero<br />

dell‟aiuto di donne. Forse potevano essere le loro mogli, ma non e‟ certo. E‟ S.<br />

Paolo stesso che ci ricorda questa consuetudine praticata da alcuni „Apostoli‟:<br />

“Non avremmo forse il diritto di condurre con noi nei viaggi una donna sorella,<br />

appunto come gli altri Apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?” (1 Cor 9,5).<br />

Ma anche nel caso che fossero le loro mogli, cio‟ non significa che usassero del<br />

matrimonio. Innanzitutto bisogna ricordare che il Signore stesso aveva detto che<br />

non bisognava rimandare la propria moglie, se non in caso di „porneia‟. Il Signore<br />

aveva insistito con forza su cio‟ proprio per combattere il divorzio. E‟ piu‟ che<br />

comprensibile che gli apostoli sposati non volessero dare a nessuno l‟idea che<br />

avessero divorziato o che non si prendessero piu‟ cura delle mogli.<br />

In secondo luogo bisogna ricordare che S. Paolo, riportando il caso degli<br />

Apostoli, nel testo greco usa il termine di “donne sorelle”, terminologia che viene<br />

a scartare subito il termine moglie.<br />

Inoltre bisogna ricordare che S. Paolo sottolinea con forza il suo diritto di fare lo<br />

stesso. Ora e‟ questo “diritto” che viene a confermare la continenza degli altri<br />

Apostoli. Infatti nel capitolo 7 della prima lettera ai Corinti, Paolo parla in modo<br />

inequivocabile ed esaltante del suo stato celibatario o per lo meno di castita‟<br />

perfetta 15 , a tal punto che lo augura a tutti, per servire il Signore con cuore<br />

indiviso. Ora in I Cor 9,5 S. Paolo parla del diritto di un celibatario o di uno che<br />

vive in castita‟ perfetta, che certamente non puo‟ essere il diritto di avere delle<br />

relazioni sessuali con qualcuno. Si tratta di un diritto diverso, che non viene a<br />

compromettere il suo stato di cuore totalmente indiviso verso il Signore. Quindi<br />

quando parla di questo diritto usato dagli apostoli, non puo‟ riferirsi al loro diritto<br />

matrimoniale verso le loro mogli. Il contesto in cui fa questa affermazione e‟<br />

quello di non dare peso alla comunita‟, non certamente il diritto di avere rapporti<br />

matrimoniali con le mogli. Del resto non c‟e‟ nessuna possibilita‟ di pensare che<br />

gli Apostoli avessero delle relazioni sessuali con le loro mogli, abbandonando<br />

cosi‟ la loro scelta iniziale. Ognuno di loro sapeva benissimo che essere stati<br />

chiamati da Gesu‟ significava vivere sempre come Gesu‟, abbandonare la propria<br />

casa, o vivere in continenza con la propria moglie, se quest‟ultima avesse voluto<br />

13 Cf. Gv 15,13-15.<br />

14 Cf. Gv 6,66.<br />

15 Per quanto riguarda lo stato personale di S. Paolo, ci sono tre interpretazioni tra i Padri. La prima dice<br />

che S. Paolo era sposato. La seconda afferma che S. Paolo era vedovo. La terza, che raccoglie il numero<br />

piu‟ grande di Padri, sostiene in modo deciso il suo stato celibatario. Tuttavia tutte e tre questi gruppi,<br />

affermano che S. Paolo e‟ vissuto in castita‟ perfetta: Cf Cochini Christian, op.cit., pp. 74-79.

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