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IL CELIBATO SACERDOTALE E IL VATICANO II

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20<br />

custodivano le case; con il loro aiuto l‟insegnamento del Signore poteva<br />

entrare negli ambienti femminili senza creare alcun sospetto” 21<br />

Una difficolta‟ tuttavia puo‟ venire dallo stesso libro degli “Stromata”. In esso<br />

Clemente parla cosi‟ bene del matrimonio contro la mentalita‟ gnostico-encratica<br />

del tempo, che ad alcuni sembra impossibile che lui sia stato in favore della<br />

continenza sacerdotale, soprattutto per una frase che suona come segue:<br />

“In realta‟, Paolo accetta il „marito di una sola moglie‟, sia che si tratti di<br />

un Presbitero, Diacono o laico che usa il suo diritto matrimoniale in un<br />

modo irreprensibile; perche‟ egli sara‟ salvato generando figli”. 22<br />

Questa e‟ un‟ affermazione che a prima vista induce ad una conclusione contro la<br />

continenza sacerdotale. Ma se letta nel suo contesto non e‟ che una conferma della<br />

disciplina della continenza sacerdotale. E‟ sufficiente riportare la conclusione di<br />

Cocchini al termine della sua valutazione critica di tale frase: “…noi siamo<br />

propensi ad interpretare il passo di Clemente come segue: Gli Apostoli<br />

ammettono con grande prudenza i mariti di una sola moglie, sia che si tratti di<br />

Presbiteri, Diaconi o laici che usano il matrimonio in modo irreprensibile perche‟<br />

“saranno salvati generando figli”. Niente ci impedisce di pensare in questa linea<br />

di precedenza relativa ai candidati all‟Episcopato, i Presbiteri e i Diaconi siano in<br />

concorrenza con dei laici che hanno rinunciato all‟uso, anche irreprensibile, del<br />

loro diritto matrimoniale. Cio‟ che conosciamo da altre fonti ci spinge con forza a<br />

credere che tale e‟ in realta‟ il significato di questa frase del maestro della scuola<br />

di Alessandria”. 23 Se non fosse cosi‟ infatti Clemente sarebbe in chiara<br />

contraddizione con se stesso.<br />

4. Abbiamo quindi la testimonianza di Origene (184-284). Egli e‟ un sacerdote<br />

celibe, piu‟ che convinto che il sacerdote deve essere continente, soprattutto<br />

perche‟ egli deve essere disponibile alla preghiera. Egli dice:<br />

“(Paolo raccomanda la continenza temporanea alle persone sposate), di<br />

conseguenza e‟ certo che il sacrificio (liturgico) ininterrotto e‟ impossibile<br />

per coloro che sono soggetti agli obblighi matrimoniali. Concludo percio‟<br />

che solo colui che ha promesso continua e perpetua castita‟ puo‟ offrire il<br />

sacrificio ininterrotto. Sono riservate altri tipi di celebrazioni per coloro<br />

che non possono offrire il sacrificio della castita perpetua” 24 .<br />

Origene conferma il suo pensiero sulla continenza sacerdotale anche in un altro<br />

modo. Sappiamo dalle fonti accennate fino ad ora, che al tempo di Origene la<br />

Chiesa ordinava anche gli sposati, a condizione pero‟ che si fossero sposati una<br />

sola volta: quelli che si erano risposati non venivano accettati come Diaconi o<br />

Presbiteri o Vescovi. Questa proibizione colpiva anche chi prometteva castita‟<br />

dopo essere rimasto vedovo una seconda volta. Origene non vedeva la ragione di<br />

questa severita‟ e si domandava perche‟ non si possa ordinare un risposato<br />

rimasto vedovo, quando proprio per il suo stato di vedovanza da‟ sicurezza di<br />

osservare la continenza. In questo modo egli viene a confermare indirettamente<br />

21<br />

Clemente di Alessandria. Stromata 3, 6, 53 1-3 (GCS Clem. Alex 2-4, 220, 16-24).<br />

22<br />

Cf Stromata, <strong>II</strong>I, 12, 90 (GCS, 15, 237).<br />

23<br />

Cf. Cochini Christian, op. cit., pp. 147-151; Stefan Heid raggiunge la stessa conclusione sia pure per<br />

altra via: cf: Stephan Heid, op. cit. pp. 67-72.<br />

24<br />

Cf. Origene, Hom. 23, 3 in Num. (GCS Orig. 7, 215, 11-16).

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