IL CELIBATO SACERDOTALE E IL VATICANO II
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18<br />
corpo, invitava tutti a disprezzare non solo il corpo, ma anche il matrimonio, per cui<br />
non poche volte il battesimo veniva dato solo agli sposati che promettevano di<br />
interrompere qualsiasi atto sessuale all‟interno del loro matrimonio. Quindi in quel<br />
periodo la Chiesa era portata a parlare con grande stima del corpo e del matrimonio.<br />
Se la continenza non fosse stata richiesta dal Signore ai suoi ministri, sarebbe stato<br />
molto facile e opportuno sottolineare il matrimonio e l‟uso di esso da parte dei<br />
Ministri Sacri. Invece non vi e‟ nulla di tutto questo.<br />
Al contrario bisogna rilevare che le testimonianze a favore della continenza<br />
sacerdotale sono numerose, anche se bisogna ammettere che esse procedono come un<br />
crescendo, che si fa sempre piu‟ forte e chiaro, pur comportando dei punti<br />
interrogativi e delle zone d‟ombra, che non sempre si riesce a spiegare con chiarezza.<br />
Esse pero‟ ricevono la spiegazione piu‟ esauriente dal contesto generale in cui si<br />
vengono a trovare.<br />
1. LE TESTIMONIANZE DEL <strong>II</strong>-<strong>II</strong>I-IV SECOLO<br />
Volendo cominciare con ordine, daremo innanzitutto spazio alla Chiesa Orientale<br />
attraverso le testimonianze dei Padri e dei suoi Concili.<br />
1. La prima testimonianza della Chiesa Orientale potrebbe essere data dalla<br />
datazione delle lettere pastorali di S. Paolo. Si sa che le due lettere a Timoteo e<br />
la lettera a Tito sono sempre state giudicate ispirate e appartenenti al canone<br />
biblico dalla Chiesa, e inoltre sono sempre state attribuite a S. Paolo. Diverso<br />
invece e‟ il problema della loro datazione. Molti biblisti giudicano per molte<br />
ragioni strutturali e stilistiche, improbabile che queste due lettere siano state<br />
scritte da S. Paolo stesso. Pensano invece che un suo discepolo o scrittore ci abbia<br />
tramandato fedelmente il suo pensiero in proposito con datazione probabile verso<br />
il 100. Seguendo questa interpretazione, che sembra plausibile, risulterebbe che il<br />
pensiero paolino era ben chiaro nella coscienza dei cristiani dell‟era<br />
subapostolica, che combaciava con l‟apostolato di S. Ignazio d‟Antiochia. D‟altra<br />
parte S. Ignazio d‟Antiochia, insegnando a tutti a rispettare e seguire il Vescovo<br />
come Cristo stesso, e i Presbiteri come gli Apostoli, induce a pensare che sia il<br />
Vescovo che i Presbiteri devono seguire il distacco di Cristo e degli Apostoli da<br />
ogni realta‟ umana, abbracciando come lui la disciplina del celibato/continenza.<br />
Certamente non vi e‟ nulla in S. Ignazio (+ 116 ca.), che possa suggerire il<br />
contrario. Cio‟ appare particolarmente dalla sua esortazione alla vita celibataria,<br />
presente nella sua lettera a Policarpo:<br />
“Se qualcuno puo‟ continuare nello stato di purezza ad onore della carne<br />
del Signore, che rimanga cosi‟ senza superbia. Se invece si insuperbisce,<br />
egli e‟ finito; e se vuole essere piu‟ importante del vescovo, e‟ destinato<br />
alla rovina”. 18<br />
In questo passo si avverte gia‟ la “concorrenza” tra le due forme di purezza<br />
corporale richiesta da Gesu‟ ai suoi Apostoli: celibato e continenza matrimoniale:<br />
evidentemente nelle comunita‟ cristiane vi erano coloro che si sentivano chiamati<br />
a seguire il Cristo sulla via del celibato sacerdotale, ma anche tentati di giudicarsi<br />
18 S. Ignazio di Antiochia, Lettera a Policarpo, V.