Vent’anni fa, quando don Cesare Massa ed i suoi amici avviarono l’iniziativa dei “Settelunedì”, si era all’indomani di un forte successo della sinistra in città e nel Paese. Lo sconcerto, le lacerazioni e il vero e proprio sban<strong>da</strong>mento politico prodottosi nel mondo cattolico vercellese a seguito di tali avvenimenti, erano molto diffusi e an<strong>da</strong>vano ben al di là dei confini organizzativi della DC, giungendo ben dentro la Chiesa locale e le sue gerarchie. Erano la espressione evidente di un senso di ripiegamento e di una macerazione interna che invece di spingere a cercare le ragioni oggettive e soggettive di quanto stava accadendo, sembravano auspicare nuove chiusure e riflussi conservatori, in contrasto con il clima e le tensioni innovatrici del post-concilio che caratterizzava invece tanta parte della Chiesa piemontese e italiana. Proprio in quei mesi, nel novembre 1976, il convegno ecclesiale “Evangelizzazione e promozione umana”, pur ribadendo la inconciliabilità tra marxismo e cristianesimo, aveva dichiarato finito ogni collateralismo con la DC e sollecitato un processo di revisione della presenza autonoma dei cattolici nella società, indicando le condizioni per una collaborazione dei cattolici con tutte le forze sociali e politiche interessate a costruire un futuro migliore per la comunità umana. Ma, proprio questi affiati di ricerca e di sperimentazione delle ragioni di incontro, collaborazione e intesa tra credenti e non credenti, per salvaguar<strong>da</strong>re e adeguare ai nuovi tempi sia i valori della sfera politica, sia quelli appartenenti alla morale sociale, risultavano essere all’interno del mondo cattolico vercellese alquanto circoscritti e osteggiati, guar<strong>da</strong>ti per lo più con fastidio e sospetto. Ecco perché fu importante per la realtà vercellese di allora e chiaroveggente per la realtà contemporanea, lo sforzo del “Movimento Ecclesiale Impegno Culturale” nel portare con i “Settelunedì” uno spazio di confronto aperto e stimolante. Rian<strong>da</strong>re, pur col pensiero e le sensibilità mutate di oggi, al contesto politico-culturale <strong>da</strong>l cui seno in fondo prese Uno spazio di confronto vita l’esperienza dei “Settelunedì”, ci pare possa essere il modo più obiettivo per cercare di inquadrare correttamente le ragioni e le motivazioni non meramente accademiche di quella proposta, ma anche il suo coraggio intellettuale, che hanno concorso a rendere possibile l’apertura di un confronto serio, non ideologico tra valori condivisi sia <strong>da</strong>i credenti che <strong>da</strong>i non credenti. Don Cesare e i suoi amici ebbero il coraggio di mettersi in discussione promuovendo un confronto a tutto campo, con spirito di tolleranza e rispetto per il dubbio, per la ricerca del nuovo, per il confronto tra diversi, con quanti, pur non avendo una visione cattolica della vita, potevano condividerne e praticarne taluni fon<strong>da</strong>mentali insegnamenti e valori morali. Ci rendiamo conto che oggi, nel ben diverso clima creato <strong>da</strong>i profondi rivolgimenti indotti <strong>da</strong>l crollo del Muro di Berlino e <strong>da</strong>lla tragica illusione di un comunismo democratico, queste considerazioni potrebbero anche apparire inattuali e sproporzionate. Se ci sofferma però a riflettere, sul fatto che pur nelle mutate condizioni odierne, le ingiustizie e le disumanità di una crescita dominata solo <strong>da</strong>l profitto e sor<strong>da</strong> alle ragioni dell’uomo sono lungi <strong>da</strong>ll’essere risolte, allora non si può non aggrapparsi alla speranza che l’agire individuale e collettivo sappia trovare le ragioni di idealità capaci di suscitare nuove energie e di unire gli sforzi per porre rimedio alle tante angosce del nostro tempo. Ne consegue che il tempo della intraprendenza e del coraggio di muoversi anche controcorrente, sfi<strong>da</strong>ndo quando serve, conservatorismi, pregiudizi e pigrizia non è certo concluso. Perciò siamo riconoscenti e lieti che i “Settelunedì” continuino con successo il loro cammino. L’Assessore alla Cultura della Provincia di <strong>Vercelli</strong> (Giorgio Orsolano) Il Presidente della Provincia di <strong>Vercelli</strong> (Gilberto Valeri) 18
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